Attacco Iran, l’appello a Israele a non provocare escalation
(Adnkronos) – "Israele potrebbe a questo punto chiudere in bellezza con la dimostrazione a tutto il mondo e agli esperti che i suoi cieli sono impenetrabili e chiunque osi avventurarsi tentando di attaccare non potrà avere alcuna speranza di successo. Se è vero che hanno lanciato missili di ogni tipo, a traiettoria balistica o guidati, e razzi nelle quantità dette, evidentemente il sistema non si è nemmeno saturato. Questo non è successo, quindi ora Israele potrebbe ancora una volta uscire a testa alta e chiudere il conflitto accettando quello che Hamas ha sempre chiesto, una cessazione definitiva delle ostilità con le quali poi restituirebbe i cittadini israeliani rapiti". E' l'analisi che fa all'Adnkronos il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica e attuale presidente della fondazione Icsa, all'indomani dell'attacco a Israele da parte di Iran". "Questo è un auspicio di chi deve mostrare saggezza: su questo si dovrebbe concentrare ancora una volta la diplomazia internazionale. C'è da augurarsi che da un evento di guerra così aspro e duro ne possano scaturire le soluzioni per avviare un negoziato serio e definitivo. E' ora che anche Israele metta in campo buonsenso: se insiste su questa linea, perderà la guerra strategica mentre la tattica sarà una vittoria di Pirro". Riguardo alla posizione del nostro Paese e agli eventuali pericoli, il generale Tricarico spiega: "L'Italia sta integrando una missione dell'Onu che ormai non ha più senso, perché se quelle forze italiane erano sulla linea di contatto tra Libano e Israele per prevenire attività proprio di questo tipo, il senso è certamente molto ridotto. Evidentemente, se non c'è un segnale di allarme che possa portare al ritiro delle nostre forze, si è fatta la valutazione che il rischio non sia così alto". Generale Bertolini "L'intervento nella notte conferma il fatto che non c'era la volontà da parte dell'Iran di superare la linea rossa con azioni particolarmente pericolose. Ha lanciato prima i droni, che sono i mezzi più lenti: è stata un po' una 'telefonata' questa, ci hanno messo ore ad arrivare. Il sistema di difesa è stato preallertato e solo a quel punto sono stati lanciati i missili. Se avesse voluto fare male, avrebbe lanciato subito i missili per primi, in modo da cogliere di sorpresa il sistema di difesa. E' successa un po' la stessa cosa, forse, di quando è stato ucciso il generale Soleimani: si sono limitati in quel caso a lanciare pochi missili nel Kurdistan iracheno contro basi americane con risultati soltanto simbolici". Lo dice all'Adnkronos il generale Marco Bertolini, già comandante del Coi, commentando l'attacco a Israele da parte dell'Iran. "Una 'telefonata', dunque, per salvare la faccia a uso della propria opinione pubblica, già umiliata con l'attacco a Damasco e ancora prima con l'uccisione del generale Soleimani. Tuttavia una azione, secondo me, controproducente – spiega – perché la loro opinione pubblica può essere indotta a pensare che abbiano conseguito chissà quali obiettivi, ma da un punto di vista internazionale si fa presto a pensare che sia stato un fallimento. E' una azione che poi potrebbe dare il via a una controreazione: se Israele la prende come motivo per attaccare le centrali di produzione del materiale missile in Iran, come vorrebbe fare da sempre, avrebbe una escalation. Ora cosa succederà dipenderà dalla eventuale controreazione". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)