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Basket: playoff Nba, Butler nominato Mvp delle Eastern Conference Finals

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Boston, 30 mag. – (Adnkronos) – Jimmy Butler si è preso la sua rivincita: ha vinto la serie contro i Celtics e si è aggiudicato il Larry Bird Trophy, il premio assegnato all’Mvp delle Eastern Conference Finals, detenuto proprio da quel Jayson Tatum che l’anno scorso aveva eliminato in gara-7 proprio gli Heat. Passaggio di consegne completato, dunque, con Miami che vola alle finali Nba e Butler miglior giocatore della serie. Ma è davvero stato il migliore? Sicuramente è stato il leader di cui gli Heat avevano bisogno per arrivare a sfidare i Denver Nuggets di Nikola Jokic alle Nba Finals e per diventare la seconda squadra della storia, dopo i New York Knicks del 1999 ad arrivare al capitolo finale dei playoff partendo dall’ottava piazza della regular season.

In queste finali di conference Butler non ha sempre brillato, ma ha comunque chiuso con 24.7 punti di media con il 42% al tiro (di cui 34.8% dall’arco) a cui ha aggiunto 7.6 rimbalzi, 6.1 assist e 2.6 palle rubate. Il trofeo intitolato a Bird gli stava sfuggendo di mano in gara-5, partita in cui era riuscito a segnare solo 14 punti facendosi imbrigliare e battere dalla difesa dei Boston Celtics, che grazie a quella prova sontuosa avevano definitivamente riaperto la serie.

Ha continuato a fare fatica anche in gara-6 e a un certo punto della partita si era ritrovato con un sonoro 3/19 dal campo, merito della difesa di Derrick White. Poi però si era acceso proprio quando i suoi Heat ne avevano più bisogno, segnando 11 punti nel finale che lo hanno portato a un soffio dal ribaltare una partita che sembrava già vinta dai Celtics. In gara-7 “Jimmy Buckets” non ha brillato al tiro ma ha comunque chiuso la serata con 28 punti, 7 rimbalzi e 6 assist. Ma ciò che più conta è stato il tono impostato già dai primi possessi, grazie al quale da vero leader ha guidato i compagni verso l’impresa di espugnare ancora il TD Garden, questa volta nella gara decisiva. E tra i compagni spiccano i nomi di Max Strus, Gabe Vincent e Caleb Martin. E non è un caso se quest’ultimo ha rischiato di soffiare il premio di MVP delle Eastern Conference Finals proprio a Butler, aggiudicandosi ben quattro voti su nove della giuria.

Caleb Martin non avrà il pedigree e la reputazione di Jimmy Butler, ma è lecito domandarsi perché non sia stato lui a vincere il Larry Bird Trophy. Il numero 16 di Miami ha chiuso le Eastern Conference Finals sfiorando i 20 punti di media con oltre il 60% al tiro e il 48,9% da tre punti a cui vanno sommati 6,4 rimbalzi, 1,7 assist e 1 palla rubata. Ma l’impatto di Martin sulla serie va ben oltre questi numeri. Per esempio, i 14 punti segnati nel primo tempo di gara-7 sono stati una delle chiavi che ha permesso agli Heat di indirizzare la partita e di tenere a distanza i Boston Celtics.

Che abbia avuto più impatto di Butler nelle Eastern Conference Finals è opinabile, ma ciò che è sotto gli occhi di tutti è che i playoff di Martin sono stati un crescendo. In totale ha segnato 254 punti, diventando così il terzo giocatore tra coloro che non sono mai stati scelti in un Draft a segnare più punti in una singola postseason, preceduto solo da Austin Reaves, che ne ha segnati 270 proprio quest’anno con i Los Angeles Lakers, e da John Starks, che nel 1994 ne aveva messi a referto 364. Con i Miami Heat alle NBA finals, Caleb Martin ha ancora tanti minuti per superare Reaves e puntare al primato di Starks, se tiene queste medie realizzative. I Denver Nuggets sono avvisati.

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