Besseghini: “A fine 2021 poco più del 60% dei domestici elettrici sul mercato libero”
Roma, 15 lug. (Adnkronos) – “Nel 2021, come negli anni precedenti, si conferma un progressivo e costante accesso dei clienti finali al mercato libero, tanto che alla fine dell’anno poco più del 60% dei domestici elettrici e il 71% degli altri clienti connessi in bassa tensione hanno scelto di essere serviti da un fornitore nel mercato libero. Questi dati trovano coerenza anche per il settore del gas naturale, dove a fine anno più del 60% dei domestici risulta servita nel mercato libero”. Ad affermarlo è Stefano Besseghini, il presidente dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente in occasione della relazione annuale dell’Arera.
“E’ naturalmente difficile trarre conclusioni sulle ragioni, ad esempio, dell’aumento del tasso di uscita dalla maggior tutela. Almeno in una prima fase può aver giocato un ruolo la promozione del principale servizio acquisito nel passaggio al libero, il servizio a prezzo fisso, ritenuto preferibile se non più conveniente rispetto alle dinamiche di un prezzo di tutela evidentemente influenzato dalle forti turbolenze del mercato all’ingrosso sui cui ci siamo già a lungo soffermati”, sottolinea Besseghini.
La consueta analisi dei costi dell’energia, rileva il presidente di Arera, “risente naturalmente della particolare situazione del 2021. Il repentino aumento dei prezzi all’ingrosso ha comportato un significativo aumento dei costi dell’energia per il mercato tutelato, soprattutto nel secondo semestre dell’anno. Costi che hanno raggiunto e superato molte delle offerte del mercato libero a prezzo fisso già sottoscritte. Naturalmente sarà rilevante l’evoluzione delle offerte in questa fase, con un mercato che già oggi sconta una significativa riduzione delle offerte a prezzo fisso e, a volte, rescissioni anticipate dei contratti”.
Anche nel 2021, come nel periodo precedente, sottolinea il presidente di Arera, “la maggior parte dei clienti domestici che sono passati al mercato libero ha sottoscritto contratti a prezzo fisso (più del 90%). Dalle analisi più recenti emerge che l’80% delle offerte fisse è risultato meno conveniente della maggior tutela. Per i pochi clienti domestici che, invece, hanno sottoscritto offerte a prezzo variabile, nel 67% dei casi si è osservato un maggior costo rispetto al servizio di tutela. Questi dati testimoniano che il passaggio dai servizi di tutela al libero mercato, spesso non si traduce in un vantaggio economico per il cliente finale”.
La causa di queste scelte, sottolinea Besseghini, “è da ricercare, probabilmente, nella pressione di un marketing aggressivo, che spesso fa leva su informazioni non corrette, e in un ruolo ancora prevalente dei principali operatori storici”.