Carceri: giudice Di Lello, ‘Renzi ha goldenshare su mozione sfiducia e la usa, vicenda grave’ (3)

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(Adnkronos) – Per Di Lello “è un reato gravissimo, è una specie di abuso d’ufficio enorme” perché “se lo è tenuto due anni”. “Se, invece, non è vero, allora Bonafede rimane in sella pacifico. Il problema è questo. Se è vero, allora se ne deve andare uno e se non è vero, se ne deve andare un altro. Perché lì subentrano giochi politici che non c’entrano niente con l’intera vicenda”. La mozione di sfiducia vede come prime firme quelle dei capigruppo delle forza politiche di opposizione: Massimiliano Romeo per la Lega, Luca Ciriani per Fratelli d’Italia e Anna Maria Bernini per Forza Italia. Nella mozione vengono indicate tre motivazioni che hanno spinto il centrodestra a chiedere la sfiducia per il ministro Bonafede: le controversie con Di Matteo e le scarcerazioni dei boss quindi, ma anche le rivolte all’interno delle carceri che a inizio marzo.

Nella mozione il Guardasigilli viene definito “inadeguato” al ruolo che ricopre ed accusato di avere “preso provvedimenti ai limiti della costituzionalità”. Al ministro viene imputata “una scarsa conoscenza dell’attività e dell’organizzazione della macchina ministeriale che dovrebbe dirigere”. Il riferimento è alla questione delle rivolte nelle carceri: “L’inadeguatezza della gestione di questi eventi”, si legge nella mozione, “fa parte di un quadro generale di carenze e insufficienze del sistema che non potevano essere sconosciute al ministro; a fronte di tutto questo, il ministro in varie occasioni non si e’ mai assunto alcuna responsabilità”. Anzi, dopo i disordini il ministro è accusato di avere preso “provvedimenti in favore dei detenuti”. Ce n’è anche sul caso della mancata nomina del pm Nino Di Matteo al vertice del Dap, incarico poi andato a Francesco Badentini, costretto alle dimissioni dopo le polemiche per le scarcerazioni dei condannati per mafia.

(di Elvira Terranova)

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