Droga: arresti Palermo e baby pusher, ordinanza gip ‘allarme sociale per gravità dei fatti’

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Palermo, 2 nov. (Adnkronos) – “Ricorrono le esigenze cautelari essendovi concreto ed attuale pericolo che gli indagati commettano altri gravi delitti della stessa specie di quello per il quale si procede, atteso che le modalità e le circostanze del fatto-reato sopraindicato denotano una spiccata pericolosità sociale ed una stabile dedizione al traffico illecito di sostanze stupefacenti”. Ecco perché, secondo il gip di Palermo, Fabio Pilato, i 57 indagati nell’inchiesta per spaccio di droga devono finire in carcere. Per il gip “la sussistenza dell’esigenza specialpreventiva emerge in concreto dall’esame delle specifiche condotte tenute da ciascun indagato, e da tutta una serie di elementi fra cui: il particolare allarme sociale suscitato dalla gravità dei fatti per i quali si procede; il grande numero di cessioni monitorate, attuate quotidianamente e senza soluzione di continuità, sintomatico di un alto profilo criminale degli indagati coinvolti; la pervicacia manifestata dagli indagati nel violare la legge e nell’ostinazione manifestata con il persistere delle condotte, anche dopo i ripetuti arresti dei sodali”.

E ancora: “la presenza per la maggior parte degli indagati di precedenti penali, per alcuni degli stessi gravissimi ovvero numerosi, oppure ancora specifici, in tema di stupefacenti le specifiche modalità dei fatti, tali da far presumere concrete capacità organizzative nonché il carattere di normalità e di continuatività delle attività di spaccio di stupefacenti contestate (come può evincersi dal numero e dall’importanza criminale degli “affari” conclusi, dalle modalità di acquisto e trasporto della droga, dalla ripetitività dei comportamenti illeciti). Nel giudizio di adeguatezza e proporzionalità della misura, si è tenuto conto di tuti i parametri oggettivi e soggettivi di cui all’art. 133 c.p., della condotta in concreto tenuta e del posizionamento di ciascun indagato rispetto alle associazioni a delinquere”.

“Ancora si è tenuto conto del numero delle cessioni monitorate, del volume di affari generato da ciascun indagato, della tipologia della sostanza e dei relativi quantitativi – si legge nella ordinanza di custodia cautelare visionata dall’Adnkronos – Si è pertanto tracciata una linea di demarcazione fra le condotte più gravi, connotate dai superiori requisiti, per le quali si è ritenuto di applicare la misura del carcere a prescindere dalla partecipazione del singolo indagato all’associazione a delinquere, graduando le misure alternative per le altre condotte ritenute meno gravi”.

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