Finale Champions, Inzaghi: “Inter senza paura contro il City”
Milano, 5 giu. – (Adnkronos) – “Giochiamo contro i più forti del mondo ma non abbiamo paura”. Simone Inzaghi presenta così la finale di Champions League che la sua Inter giocherà sabato a Istanbul contro il Manchester City di Pep Guardiola. “E’ stato un viaggio lungo. Non siamo stati fortunatissimi nei sorteggi, abbiamo preso Bayern e Barcellona. Ma con lo staff ce lo siamo detti subito, secondo noi potevamo fare un bel percorso. Abbiamo fatto un grandissimo viaggio. Penso che sia partito tutto dallo scorso anno, dalle partite con Real e Liverpool che chiaramente sono rimaste nei nostri pensieri”, dice Inzaghi.
“Non sono bravissimo nelle percentuali. Incontriamo la squadra più forte del mondo, hanno vinto 5 volte la Premier in 6 anni -aggiunge il tecnico nerazzurro-. E’ sempre arrivato in finale o semifinale in Champions. Noi non abbiamo paura, servirà una gara da squadra, sappiamo che sfidiamo i migliori con una rosa fantastica. Un allenatore che ha segnato un’epoca nel calcio moderno, c’è un prima e dopo Guardiola. Sarà la partita più importante della mia vita. Ma anche dei miei calciatori. Onana e Dzeko hanno giocato la semifinale ma la finale è la prima volta. E’ la partita più importante e ci ripaga di tutti gli sforzi fatti durante l’anno. Quando abbiamo recuperato tutti abbiamo fatto grandi cose”.
Romelu Lukaku o Edin Dzeko in attacco? “Non ho deciso. Non ho deciso lì, non ho deciso a centrocampo e neanche in difesa. In questo momento fortunatamente ho la possibilità di scegliere. E questa possibilità è la miglior cosa che ci sia”.
“Penso che adesso la gente sta vedendo quello che posso fare per la squadra. Ma io non posso guardare solo a me stesso, l’Inter è più importante di tutto e io voglio che l’Inter vinca, il mister prenderà le sue decisioni. Sapevo che potevamo arrivare in finale di Champions e l’ho scritto al presidente quando dovevo tornare all’Inter, lui mi ha risposto con una emoticon, poi ci siamo sentiti al telefono e ne abbiamo parlato un po’”, dice Lukaku.
“Dobbiamo crederci, ho sempre avuto fiducia in questo gruppo, per me sono come fratelli e ci proveremo insieme, vogliamo vincere per il popolo nerazzurro -aggiunge il trentenne belga-. Dobbiamo essere molto compatti come squadra, bisogna preparare benissimo la partita. Il mio futuro? Ne parliamo dopo la finale”.
Lukaku ha rilasciato alcune dichiarazioni anche alla Cnn riguardo la sua voglia di godersi la finale di Istanbul, a prescindere se Inzaghi deciderà di schierare lui o Dzeko al fianco di Lautaro: “Voglio soltanto godermela senza avere pressioni, gustarmi il momento e andare lì per ottenere il miglior risultato possibile. Giocare contro la migliore squadra del mondo è una cosa bellissima, il City è una formazione ben allenata, Guardiola in ogni partita ha un piano di gioco diverso, in questo modo Haaland ha occasioni da rete sempre nuove e riescono ad aprire le difese”.
Lukaku traccia poi una linea di continuità tra questa Inter e gli ‘eroi del triplete’, ovvero la formazione nerazzurra che vinse tutto nel 2010 alla guida di José Mourinho: “Molti dei giocatori di quella squadra vengono a vedere le nostre partite e dicono che c’è lo stesso spirito di allora”. Un legame all’interno dello spogliatoio che probabilmente si è consolidato nel 2020, durante la pandemia: “È stato un momento emozionante, abbiamo passato tantissimo tempo insieme, da vera squadra. In quel periodo trascorrevo più tempo con i miei compagni di squadra che con mio figlio maggiore… Giocando in campo, tornando in albergo, restando nella stanza, guardando le partite insieme”.
Adesso c’è una finale dove mettere sul piatto i frutti di quegli anni: “Per grazia di Dio posso giocare una finale. Avrò la mia famiglia vicino, sarebbe bellissimo vincere, la chiusura di un cerchio”. Con un pensiero al nonno, che ricorda dopo ogni gol guardando il cielo: “Quando vedo mio figlio, vedo tanto di lui. Mio nonno per me era il mio numero uno, il mio più grande tifoso. Gli ho promesso che mi sarei preso cura di mia madre quando avevo 12 anni, e l’ho fatto. Per questo lo guardo in cielo dopo ogni gol”.