Governo, Polverini vota sì alla fiducia e lascia Forza Italia

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La deputata di Forza Italia, Renata Polverini, ha votato la fiducia al governo Conte e lascia Fi.

“Lascio Forza Italia, per forza. Non ho votato sì a un provvedimento, ho votato sì alla fiducia” al governo Conte, ha detto Polverini all’uscita dal Transatlantico dopo il voto che ha visto incassare all’esecutivo 321 sì. “Ho votato la fiducia, come ho sempre fatto nella mia vita mi sono assunta una responsabilità – ha affermato – Non condivido la crisi ora, con la pandemia, le persone in difficoltà, i licenziamenti. Non possiamo continuare a dire che tutto non va bene, io mi assumo le mie responsabilità. Punto”.

Da tempo l’ex presidente della Regione Lazio manifestava la sua insofferenza verso la linea del partito, considerato troppo schiacciato sulla Lega salviniana. Dapprima indicata come trait d’union tra gli azzurri e Matteo Renzi e quindi vicina a un passaggio con Italia Viva, poi è stata per settimane data come papabile ‘responsabile’, pronta a dare una mano all’attuale maggioranza: oggi ha deciso di rompere gli indugi, votando a favore dell’esecutivo.

I vertici azzurri non la prendono bene, si dicono colti di sorpresa perché pensavano che fosse tutto ‘rientrato’ e che lei Polverini, attuale vicepresidente della commissione Lavoro di Montecitorio, restasse al suo posto.

Tra gli azzurri torna forte lo spettro dei ‘responsabili’, anche a palazzo Madama, dove domani è attesa la fiducia. “Si è messa fuori da Fi, non ci aveva detto nulla”, taglia corto Antonio Tajani, vicepresidente forzista, che prova a serrare i ranghi escludendo ‘defezioni’ anche al Senato dove da sempre i numeri della maggioranza sono risicati: ”Non credo ci saranno fuoriusciti”. Maria Stella Gelmini, capogruppo alla Camera di Fi, esprime all’Adnkronos tutta la sua amarezza: ”Quella di Polverini è una scelta totalmente inaspettata, inspiegabile e incomprensibile. Non ci aveva anticipato nulla, non ha detto nulla né a me, né al presidente Berlusconi”.

Fatto sta che il timore di ulteriori defezioni attanaglia il partito. Ora gli occhi sono puntati sul Senato, dove domani riferirà in Aula il premier. Circolano varie voci, anche qualche ‘polpetta avvelenata’, legata a vecchie ruggini tra correnti interne. Anna Maria Bernini riunisce in serata, poco dopo le 20.30, il suo gruppo per serrare i ranghi e ribadire che questo è il momento dell’unità, anche perché Fi sta crescendo, ha superato la soglia psicologica delle due cifre.

Intanto, il ‘toto responsabili’ impazza e si ripercuote sulla tenuta del partito. Secondo alcune voci i senatori campani Domenico De Siano e Luigi Cesaro sarebbero ‘tentati’ di andare in soccorso dell’avvocato del popolo. Interpellati al telefono dall’Adnkronos, i due parlamentari rifiutano l’etichetta di ‘responsabili’. ”Smentisco nella maniera più assoluta questa voce, ribadisco la mia lealtà al centrodestra e al presidente Berlusconi”, assicura De Siano, attuale coordinatore regionale di Fi in Campania. Sulla stessa linea Cesaro: ”Non esiste proprio questa voce, sono da quasi 30 anni con Forza Italia e per me i valori sono importanti nella politica”.

VERTICE CENTRODESTRA – Dopo il vertice di stamane i leader del centrodestra si sono ritrovati stasera via Zoom per commentare l’ok di Montecitorio alla fiducia del Conte bis e a tirare le somme di una giornata tutta legata ai numeri della maggioranza giallorossa e segnata dal caso Polverini scoppiato dentro Forza Italia.

Soddisfatti per la sostanziale tenuta del centrodestra, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani, insieme ai rappresentanti dei ‘piccoli’ della coalizione avrebbero convenuto che senza Iv e con l’apporto di eventuali ‘responsabili’ Conte resta debole e inadeguato a fronteggiare l’emergenza pandemica ed economica in cui versa il Paese. ”Il voto alla Camera dei deputati dimostra che la maggioranza non ha i numeri e la solidità necessaria per affrontare le sfide che attendono l’Italia”, si legge in una nota congiunta diffusa al termine del summit, dove la defezione di Polverini viene espressamente menzionata come caso isolato.

”A dispetto delle offerte e delle lusinghe del governo e dei suoi emissari, i deputati del centrodestra – viene sottolineato nel comunicato – hanno mantenuto un atteggiamento compatto a parte una sola, prevedibile, fuoriuscita dalla coalizione”.

Insomma, alla fine il centrodestra tiene e tira un sospiro di sollievo, perché poteva andare peggio. C’è chi, infatti, pensava che potesse andare peggio tra le file azzurre, dove si scommetteva anche sul ‘dissenso’ (attraverso la non partecipazione al voto) di Renato Brunetta e di un altro manipolo di deputati della cosiddetta area moderata e antisovranista che alla fine sono rimasti ‘allineati’.

Domani mattina ci sarà un nuovo vertice di centrodestra. Alla vigilia del voto al Senato sulla fiducia al governo Conte, l’opposizione tornerà a riunirsi intorno alle 12.30. L’idea di un confronto continuo attraverso una sorta di ‘Consiglio di guerra permanente’ piace molto ai leader della coalizione, che in questo modo, raccontano, possono ‘controllarsi’ a vicenda e coordinare l’azione dell’opposizione in un momento così delicato per il Paese per assumere decisioni collegiali e condivise.

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