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Governo, Renzi: “Voto in caso di crisi? Prima si vede se c’è maggioranza”

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Roma, 11 dic. (Adnkronos) – “Al voto in caso di crisi? No, prima occorre verificare se c’è una maggioranza”. Così Matteo Renzi esprime la propria posizione in un’intervista al Messaggero: “Mi accusano di cercare la rottura ma lavoro per salvare il Paese. Scommetto su ampia compagine parlamentare per andare a elezioni nel 2023”. Riguardo il Recovery, “ci sono duecento miliardi di euro che appartengono ai nostri figli, che noi prendiamo in prestito aumentando il debito pubblico e che servono per il futuro dell’Italia. Non accetto che qualcuno voglia spenderli alla chetichella, senza passare dal Parlamento. E non accetto che qualcuno possa esautorare il governo con task force e poteri sostitutivi. Io non lavoro per la crisi del governo, lavoro per evitare la crisi del Paese”.

“Innanzitutto c’è un problema di metodo, poi uno di merito – afferma il leader di Italia Viva riguardo l’utilizzo dei fondi Ue da parte di Governo e Parlamento -. Il problema di metodo è enorme. Siamo onesti intellettualmente: se questa proposta di governance l’avesse avanzata Silvio Berlusconi oggi ci sarebbero le manifestazioni di piazza e la protesta degli intellettuali. Un enorme girotondo virtuale unirebbe l’Italia e le istituzioni accademiche pullulerebbero di allarmi sulla tenuta democratica. I Dpcm sono una discutibile risposta all’emergenza sanitaria. Inserire la governance del progetto di rilancio del Paese in un emendamento di bilancio che arriva in piena notte ai ministri è inaccettabile. Se per quieto vivere gli altri colleghi parlamentari non hanno il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, è un problema loro. Io, come lei sa, ho molti difetti ma non sono un pavido: questa cosa si chiama scandalo. E lo urlo a pieni polmoni in Parlamento, in tv, sui giornali”.

Quanto al tema del merito, prosegue Renzi, “è meno importante, paradossalmente, del metodo. Ma altrettanto assurdo. Mi chiedo e le chiedo: ma si può sapere chi ha deciso che alla Sanità vanno nove miliardi? Leggo il ministro Speranza contrariato perché la cifra è esigua. Dunque neanche il ministro della Salute, interessato, era informato. Le sembra un modo corretto di procedere? Abbiamo una pandemia in corso e per i prossimi cinque anni aumentiamo in totale la spesa sanitaria di appena nove miliardi? Per darle un riferimento: in tempi normali il mio governo ha aumentato la spesa sanitaria di sette miliardi in tre anni. Questa cifra è stata considerata insufficiente e in tanti hanno parlato dei tagli del passato. Non erano tagli, erano aumenti di due miliardi all’anno. Qui paradossalmente abbiamo un Recovery Fund che aumenta le spese in sanità per meno di due miliardi all’anno. Ovvio che serve il Mes. Come pure non possiamo accettare che sul turismo ci siano solo 3 miliardi di euro. Dico: ma siamo matti? Ma scherziamo? La Germania che certo non è un Paese turistico ne mette 35. Sono valutazioni di persone che non hanno la minima idea di cosa sia il Paese. Mi piacerebbe che almeno venissero fuori i nomi dei responsabili di questi documenti così geniali”.

“Per quanto riguarda il metodo – dice ancora l’ex presidente del Consiglio -, la governance deve arrivare dopo aver deciso su cosa mettiamo i soldi. Conte è partito alla rovescia, volendo prima dire chi li spenderà e solo dopo per far cosa. Per quanto riguarda le cose da fare, appunto, sanità e turismo sono due dossier per noi assolutamente da valorizzare come non è stato fatto, quanto agli altri temi tutta una serie di proposte che stiamo mettendo un punto e annunceremo a breve. Il 22 luglio intervenendo in Senato ho chiesto a Conte di venire in Parlamento a parlare di Recovery Fund. Gli ho detto: facciamolo ad agosto. Non è successo nulla ad agosto ma nemmeno a settembre, ottobre, novembre. Se si svegliano una notte alle due e mandano un progetto squinternato la colpa della figuraccia non è di Italia viva, ma del premier e del suo staff: dirlo non è fare polemica, la verità non è mai polemica”.

“A noi interessa aiutare l’Italia – continua Renzi -, non prendere un ministro in più. Abbiamo due ministre e un sottosegretario: a differenza di altri Teresa, Elena, Ivan sono pronti a dimettersi domattina e lasciare le tre poltrone. A noi non servono sgabelli o strapuntini: noi siamo quelli che portano le idee, non che chiedono i posti”. Su crisi ed elezioni anticipate, dice che “se mai dovessimo arrivare alla crisi si parla con le istituzioni, non con i commentatori. La bussola per il Presidente della Repubblica è la Costituzione. Penso che voteremo per le politiche nel 2023. Gli alleati del Pd la pensano quasi tutti come me e come Delrio. Ma molti non hanno la forza e il coraggio di dirlo. L’importante è che il premier cominci ad ascoltarci. Lo dico innanzitutto nel suo interesse “.

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