La fisica con l’archeologia, nuova scoperta a Napoli grazie a tecnica per cercare la materia oscura
Roma, 19 apr. (Adnkronos) – C’è un tesoro nascosto e fisicamente irraggiungibile nel sottosuolo di Napoli ma la fisica è andata in soccorso dell’archeologia e grazie alla tecnica della radiografia muonica è stato possibile scoprire una nuova camera funeraria sotterranea al Rione Sanità. Una scoperta che nasce con tecniche molto vicine a quelle che usano i fisici per cercare la materia oscura. Ad annunciare la scoperta è l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) ricordando che nel sottosuolo di Napoli si trovano rovine dell’antica necropoli di Neapolis costruita dai Greci tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. i cui resti si trovano oggi a circa 10 metri sotto l’attuale livello stradale, in corrispondenza del rione Sanità.
“Purtroppo, – spiega l’Infn in un post sul sito istituzionale – l’altissima densità abitativa e le caratteristiche urbanistiche dell’area rendono molto difficile procedere con scavi sistematici, ma le ricerche archeologiche svolte, che avevano condotto anche al rinvenimento degli Ipogei dei Togati e dei Melograni, hanno portato i ricercatori a ipotizzare la presenza di ulteriori monumenti sconosciuti”. “Come studiare questo patrimonio archeologico sotterraneo senza potervi accedere? La risposta a questa domanda nasce dall’alleanza tra discipline apparentemente lontane: la fisica delle particelle e l’archeologia e arriva da una tecnica chiamata radiografia muonica che, per la sua natura non invasiva, è particolarmente indicata in ambienti urbani dove non è pensabile applicare metodi di indagine attivi come la perforazione o le onde sismiche” riferisce l’Istituto.
Un gruppo di ricercatori e ricercatrici dell’Università di Napoli Federico II e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), in collaborazione con l’Università di Nagoya ha così utilizzato la radiografia muonica per ispezionare la presenza di possibili cavità nel sottosuolo del rione Sanità di Napoli e ha individuato la presenza di una camera funeraria sotterranea definendone la posizione tridimensionale. La ricerca è pubblicata sulla rivista Scientific Reports di Nature. La radiografia muonica, o muografia, continua l’Infn, “è una tecnica che utilizza i muoni, particelle prodotte nella cascata che segue l’interazione dei raggi cosmici con l’atmosfera terrestre, per ricostruire un’immagine della struttura interna di un oggetto. Il principio è simile a quello delle radiografie, con il vantaggio di poter investigare oggetti molto più grandi e distanti dal punto di osservazione, per la maggiore capacità di penetrazione dei muoni rispetto ai raggi X”.
L’Infn riferisce inoltre che “per svolgere questa indagine sono stati impiegati due rivelatori di muoni costituiti da film di emulsioni nucleari, speciali lastre fotografiche che consentono di ‘fotografare’ con grande precisione il passaggio delle particelle che le attraversano, registrandone le traiettorie”. “I rivelatori – continua l’Istituto di Fisica Nucleare – sono stati posizionati a circa 18 metri di profondità rispetto al livello stradale, a 2 metri di distanza tra loro, in una antica cantina, utilizzata nel XIX secolo per conservare alimenti. Gli strumenti hanno raccolto dati per circa un mese, catturando circa 10 milioni di muoni, grazie a cui è stato possibile ricostruire una visione stereoscopica degli strati sovrastanti, definendo la posizione tridimensionale di una nuova camera funeraria”.
Uno degli ideatori del progetto, Giovanni De Lellis, ricercatore dell’Università Federico II e dell’Infn di Napoli, evidenzia che “la prima sfida è stata ideare un rivelatore di muoni compatto con alta risoluzione angolare, trasportabile in un posto angusto e privo di accesso alla rete elettric”. Portavoce dell’esperimento Snd@Lhc al Cern, De Lellis aggiunge: “Il rivelatore che abbiamo sviluppato si basa sulle tecnologie che impieghiamo negli esperimenti di fisica subnucleare al Cern, e ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn, che studiano le proprietà dei neutrini e ricercano la materia oscura”.
“I muoni prodotti nell’interazione dei raggi cosmici con l’atmosfera penetrano nei palazzi e nella roccia sottostante e possono attraversarla fino a raggiungere i rivelatori. Tuttavia, a seconda della densità e dello spessore della roccia attraversata, una parte di questi muoni viene assorbita” aggiunge Valeri Tioukov, ricercatore dell’Infn di Napoli, che ha coordinato il progetto. “Dal numero di muoni che arriva sul rivelatore dalle diverse direzioni – indica – è possibile stimare la densità del materiale che hanno attraversato. Abbiamo trovato un eccesso nei dati che si spiega solo con la presenza di una nuova camera funeraria”. La presenza di ulteriori ipogei funerari “ipotizzata per tanti anni viene oggi confermata dai risultati della radiografia muonica” conclude Carlo Leggieri di Celanapoli, l’associazione che custodisce questo sito promuovendone il recupero e la fruizione.