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Le prospettive della medicina di genere, esperti a confronto

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Roma, 13 ott. (Adnkronos Salute) – Le prospettive della medicina di genere, il piano nazionale dedicato a questo tema varato lo scorso anno, la recente istituzione dell’Osservatorio, presso l’Istituto superiore di Sanità, per monitorare l’applicazione del Piano stesso e il riconoscimento dell’emicrania come malattia sociale, che colpisce soprattutto le donne, come un traguardo importante in questo settore. Sono stati questi gli argomenti al centro della web conference dedicata a “Scienza e genere. Prospettive a un anno dal piano nazionale di medicina di genere” promossa dal Centro studi americani in collaborazione con Novartis, con la partecipazione delle Istituzioni, di esperti clinici e di rappresentanti delle aziende.

“Il piano è stato approvato a giugno dello scorso anno – ha spiegato Alessandra Caré, direttrice del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha annunciato la registrazione, ieri, dell’Osservatorio, ultimo tassello mancante per la sua attivazione – i lavori sono andati per varie ragioni a rilento, ma già dall’inizio di questo anno è stato identificato un tavolo di referenti regionali. Sono emerse molte differenze, con alcune Regioni che già tengono conto della medicina di genere e altre che devono ancora cominciare. Ma, grazie alla rete, potranno farlo seguendo i percorsi già sperimentati”. Con la registrazione appena avvenuta dell’Osservatorio, ha continuato Carè, si potrà completare l’organigramma e lavorare a pieno regime.

“Sta cominciando un’altra fase – ha ricordato la ricercatrice – con il lavoro concreto sul campo. Inoltre, sulla base dei dati che stiamo raccogliendo e che raccoglieremo dalle Regioni, dovremo preparare una relazione per il ministero della Salute, perché la legge prevede anche che il ministro, di anno in anno, relazioni al Parlamento sugli avanzamenti della medicina di genere”.

Durante la conferenza la senatrice Paola Boldrini, vicepresidente dem in commissione Sanità e firmataria di uno dei Ddl relativi come riconoscimento dell’emicrania come malattia sociale, ha sottolineato l’importanza di un approccio di genere in medicina e la necessità di dare ulteriore forza al piano nazionale, anche alla luce dell’emergenza sanitaria di questi ultimi mesi: dai primi dati disaggregati per genere promossi dall’Iss è emerso come il virus si adatti per incidenza, letalità e virulenza alle differenze di uomini e donne. Per Boldrini il riconoscimento della cefalea – malattia neurologica con importanti differenze di genere – come malattia sociale è stato un primo importante segnale a cui dovrebbe seguire una riflessione più profonda e concreta sulla possibilità di inserire la patologia nei Lea.

Anche Elena Carnevali, capogruppo del Pd in Commissione Affari Sociali della Camera e firmataria della proposta di legge sul riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale – presentata proprio alla Camera nel 2018 – ha sottolineato la rilevanza del provvedimento. Un riconoscimento che – ha detto – si auspica possa essere tradotto in un impegno condiviso a promuovere un accesso equo e diffuso alle migliori cure e prestazioni per tutti i pazienti emicranici, in linea con il principio dell’universalità del nostro Sistema sanitario nazionale.

Piero Barbanti, direttore dell’Unità per la terapia e la ricerca su cefalee e dolore dell’Istituto San Raffaele Pisana ha ricordato poi che l’emicrania “è una malattia umana, perché solo l’essere umano la ha. Si tratta di una tempesta perfetta, una perturbazione” che “colpisce soprattutto le donne, in un rapporto di 3 a 1, e che influisce negativamente su affetti, relazioni, attività scolastica e lavorativa. Oggi è disponibile la prima cura specifica per la prevenzione dell’emicrania: gli anticorpi monoclonali anti-CGRP, che possono ridurre del 50% gli attacchi nel 60-70% dei pazienti, del 75% in un paziente su tre e nel 5-10% dei pazienti portano ad un miglioramento del 100%. Inoltre, sono in arrivo nuove terapie per l’emicrania che interiorizzano la componente di genere già nella fase sperimentale e nell’analisi epidemiologica, rappresentando un importante passo avanti nella personalizzazione e potenziamento del percorso di cura dei pazienti”.

L’emicrania rappresenta quindi un esempio concreto di applicazione della medicina di genere a partire dalla fase di ricerca, fino ai servizi di cura e ai percorsi terapeutici e di prevenzione personalizzati.

“Stiamo assistendo ad un vero e proprio cambio di paradigma che pone al centro dell’attenzione le diversità richiedendo un approccio che coinvolga tutte le specificità, femminili quanto maschili– conclude Delia Colombo, responsabile Value&Access ed esperta medicina di genere, Novartis Italia. “Promuovere la diversità di genere nell’ambito della medicina significa riuscire finalmente a coniugare due importanti principi: l’uguaglianza, con l’universalità del diritto alla salute e l’equità, con la necessità di valorizzare le diversità”, spiega.

“Tutto questo – aggiunge Colombo – si traduce in concreto in un impatto effettivo e positivo sui risultati che derivano da una ricerca più puntuale, sull’efficacia e sulla qualità delle terapie che ne scaturiscono, sull’appropriatezza e dunque sul percorso di cura dei pazienti. Un pilastro fondamentale della medicina di genere è la sua applicazione nella ricerca. Includere la componente di genere negli studi significa raggiungere trattamenti e cure il più possibile personalizzate e dunque efficaci, rispondendo alle reali esigenze e specificità dei pazienti. Come Novartis abbiamo colto questo punto ante litteram promuovendo il primo studio osservazionale prospettico focalizzato su una analisi di genere (il Gender Attention) e finalizzando diverse analisi post hoc gender-oriented di dati provenienti da studi osservazionali condotti da Novartis in oltre nove aree terapeutiche”.

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