Manovra: Orlando, ‘da destra idea sviluppo sbagliata, da Paese di serie B’
Roma, 24 nov. (Adnkronos) – “I dati Istat di questi giorni ci dicono che il combinato disposto tra le politiche del Conte bis e le scelte del Governo Draghi hanno ridotto le diseguaglianze sociali. Siamo stati noi che abbiamo difeso il reddito di cittadinanza, l’estensione della platea di coloro che erano tutelati dalla impermeabilizzazione dell’aumento dell’energia, attraverso il finanziamento realizzato con la tassazione degli extraprofitti”. Lo ha detto Andrea Orlando nel suo intervento alla direzione nazionale Pd.
“Noi abbiamo mediato, nell’impossibilità di un taglio consistente del cuneo fiscale, perché si realizzassero alcuni bonus che sono stati definiti ‘mancette’ ma che hanno funzionato, compreso il bonus trasporti che ha avuto una adesione molto larga prevalentemente da fasce di popolazione a basso reddito”.
“Faccio questo ragionamento perché penso che uno dei tratti della manovra proposta dal nuovo governo è proprio quella di andare totalmente in controtendenza rispetto a queste scelte che pure erano frutto di una mediazione. Non mi convince, e non è un puntiglio, la definizione di manovra improvvisata proprio per questo motivo. È una impostazione che corrisponde ad un disegno a partire dai messaggi evidenti, ad esempio, sulle donne dove Opzione Donna discrimina sulla base dei figli. C’è una divisione del mondo del lavoro con la flat tax. Non c’è nulla sui salari e c’è la scelta di abbandonare comuni e regioni sul fronte della salute e della erogazione di servizi”.
“C’è un’altra cosa che dovremmo provare a mettere in evidenza: una idea del modello di sviluppo del Paese perversa e sbagliata. Perché -argomenta Orlando- nel nostro Paese c’è una fascia di imprese povere che stanno sul margine cui ci si può rivolgere o proponendo la crescita, sgravi fiscali per la crescita dimensionale, per l’internazionalizzazione, per gli investimenti o fare la scelta di questo governo, dicendo in pratica di fare un po’ di nero e di contenere i salari. È stata fatta questa scelta anche con l’introduzione dei voucher che flessibilizza ulteriormente il mercato del lavoro”.
“C’è una idea di paese che gioca in serie B e si rivolge alle imprese in difficoltà dicendo ‘continuate come avete fatto fino ad oggi’ invece di aiutarle a crescere, ad investire, a costruire elementi di innovazione. Sia il reddito di cittadinanza sia il salario minimo sono, in questo contesto, misure che dovremmo proporre come misure di politica industriale, ovvero misure che propongono un altro modello. Il rdc ha messo in discussione in molte realtà l’utilizzo del nero. Il salario minimo mette in discussione questo modello”.
“Non dobbiamo proporle solo come misure di equità ma come misure che indichino un’altra idea di crescita e di sviluppo del Paese. Dove la competizione non la fai con la compressione del costo del lavoro ma seguendo un’altra strada. Penso che sia molto importante, quindi, che ci chiariamo bene su quali basi diciamo no a questa manovra. Penso che non sia una discussione di rito perché siamo chiamati per la prima volta a dare un giudizio compiuto sulla strategia di questo governo”.