**Ruby ter: Berlusconi e altri imputati assolti, ‘fatto non sussiste’/Adnkronos**
Milano, 15 feb. (Adnkronos) – Il fatto non sussiste. Bastano poco più di due ore di camera di consiglio ai giudici della settima sezione penale del tribunale di Milano per assolvere Silvio Berlusconi accusato di corruzione in atti giudiziari nel processo Ruby ter. Per lui la procura di Milano aveva chiesto una condanna a sei anni di carcere. Assolta anche Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori, la marocchina, 17enne all’epoca dei fatti e ora trentenne, accusata di corruzione e falsa testimonianza, così come le 20 ragazze ospiti delle cene eleganti di Arcore e la cerchia di personalità che frequentavano villa San Martino. Tutti assolti, e prosciolti anche tre posizioni minori per prescrizione.
Le ragazze imputate, sentite nei due processi sul caso Ruby, andavano ascoltate in veste di indagate e non di testimoni. “La falsa testimonianza può essere commessa solo da chi legittimamente riveste la qualità di testimone” e la corruzione in atti giudiziari “sussiste solo quando il soggetto corrotto è un pubblico ufficiale” poiché le ragazze chiamate a rendere dichiarazioni nei processi Ruby 1 e Ruby 2 “andavano correttamente qualificate come indagate di reato connesso e non testimoni”, non solo “non è configurabile il delitto di falsa testimonianza ma neppure il reato di corruzione in atti giudiziari, mancando la qualità di pubblico ufficiale in capo al ‘corrotto'”, si legge in una nota del tribunale (una delibera del Csm consente di fornire una breve spiegazione del verdetto).
Una spiegazione che ‘salva’ il leader di Forza Italia (così come Luca Giuliante ex avvocato di Karima e l’ex compagno Luca Risso) e che fa crollare l’impianto accusatorio, già messo a dura prova dall’ordinanza del 3 novembre 2021 che ‘cancellava’ le testimonianze di 18 giovani imputate che andavano già indagate (dal marzo 2012) e sentite in aula con la garanzia dei testi assistiti da avvocati. “Non c’è amarezza, è il nostro sistema giudiziario, noi abbiamo lavorato con profonda convinzione e le prove dal nostro punto di vista conducevano assenza alcun dubbio a fatti di corruzione. Restiamo convinti delle false testimonianze e della corruzione” le parole del procuratore aggiunto Tiziano Siciliano che insieme al pm Luca Gaglio valuta un possibile ricorso ma solo dopo aver letto le motivazioni attese entro 90 giorni.
Festeggiano, invece, le difese a partire da quella dell’ex premier. “E’ un’assoluzione con la formula più ampia e più piena possibile, non posso che essere enormemente soddisfatto, tre su tre”, le parole dell’avvocato Federico Cecconi. Soddisfatta anche Karima che stringe la mano alla pubblica accusa e ne approfitta per pubblicizzare il suo libro. “Questa assoluzione è una grandissima liberazione, questi anni sono stati un macigno, ho vissuto perdendo la mia identità e senza sentirmi mai giusta. Ero una ragazzina, andavo protetta. Da domani inizia la mia nuova vita senza processi, avvocati e tribunali, smetto di venire in queste aule che mi hanno sempre fatto tanta paura. Da domani inizio a vivere”, le parole della giovane mamma.
E tante di quelle showgirl e modelle – per loro la procura aveva chiesto condanne fino a 5 anni – finite nel ciclone mediatico del ‘bunga bunga’ ora sono pronte a mettersi alle spalle un’inchiesta che ha fatto tremare la politica e non solo. “Sono stata assolta e vorrei che tante persone si vergognassero. Sono felice, ho voglia di dire tante cose ma mi voglio godere questo momento. Silvio Berlusconi è stato attaccato anni e ha avuto una vita molto difficile perché se la sono presa con lui. Io come le altre siamo state trattate come dei numeri, a nessuno è fregato delle nostre vite”, il pensiero di Marystell Polanco all’uscita dell’aula.
Prescritta l’ex senatrice Maria Rosaria Rossi accusata di falsa testimonianza, così come Simonetta Losi, la moglie del pianista Danilo Mariani già assolto a Siena, e Roberta Bonasia imputata per calunnia. Tra le assoluzioni anche il giornalista Carlo Rossella, per il quale la procura aveva chiesto due anni di pena. La sentenza chiude un dibattimento durato sei anni in cui la procura di Milano ha accusato il leader di Forza Italia di aver pagato – a partire dal novembre 2011 e fino al 2015 – circa dieci milioni di euro alle giovani ospiti di Arcore per essere reticenti o mentire durante i processi Ruby e Ruby bis sulle serate a villa San Martino.