Sport: le Olimpiadi dei carboidrati, perché sono fondamentali per lo sportivo

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Roma, 1 lug. – (Adnkronos) – Nell’estate dei grandi eventi sportivi, dagli Europei di Calcio ai Giochi di Tokyo, le “Olimpiadi dei Carboidrati” si svolgono ogni giorno sulle tavole di milioni di sportivi dilettanti e “sedentari in movimento” che, per mantenere (o ritrovare) la forma fisica, a volte associano all’attività fisica diete poco salutari. Tutte, o quasi, partono dalla riduzione o eliminazione dei carboidrati: dalla dieta chetogenica a quella del digiuno intermittente, da quella priva di glutine. In realtà, la scienza sconsiglia per le persone attive diete ad alto contenuto proteico e con pochi carboidrati. E non si contano le testimonianze dei benefici di una “dieta della pasta” per chi pratica sport.

La rivincita dei carboidrati ha una data simbolica precisa: le Olimpiadi del 1976, quando per la prima volta uno chef pastasciuttaro entrava nelle cucine del villaggio Olimpico a Montréal. Fino ad allora, l’alimentazione dello sportivo era basata soprattutto sulle proteine nobili e l’energia si ricercava nei grassi. La chiamavano la “dieta del marine”, con un chiaro riferimento alla cultura che metteva la carne al centro del menù. Fino agli anni Settanta, anche in Italia, chiunque praticasse un po’ di attività fisica mangiava la stessa cosa: riso in bianco, bistecca e insalata.

“Pazzesco – commenta Michelangelo Giampietro, specialista in scienza dell’alimentazione e medico dello sport –. Per digerire una bistecca potrebbero essere necessarie anche 3-4 ore… praticamente il momento peggiore lo si viveva durante una gara, quando il sangue che doveva andare ai muscoli per sostenere il lavoro fisico, poteva ancora servire per completare la digestione.” La rivoluzione arriva grazie anche ai medici dello sport italiani, convinti dei vantaggi della dieta mediterranea, imperniata sui carboidrati e sulla pasta in particolare, che fornisce agli atleti un “carburante” a lento assorbimento, somministrabile in quantità maggiori rispetto agli zuccheri semplici. I riscontri sul campo ottenuti da campioni come Pietro Mennea e Klaus Dibiasi fanno il resto, attirando l’attenzione e la curiosità degli addetti ai lavori.

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