Violenza su donne: flash mob intergruppo Camera, Boldrini ‘molestia sia reato a sé stante’

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Roma, 17 lug. (Adnkronos) – “Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci…è sempre stupro, è sempre violenza”, ma anche “La violenza non è goliardia”, “Non vogliamo subire neanche un secondo”, “Abbattiamo il patriarcato”, “Vogliamo scuole sicure per tutte e tutti”, “Vogliamo una giustizia giusta”, “Distruzione di genere”, “Giriamo tutte con il cronometro?”, “La violenza non è il mio futuro”, “La mano è morta, la giustizia pure” sono gli slogan che hanno accompagnato il flash mob organizzato dall’Intergruppo donne Camera e Differenza donne in solidarietà con la studentessa di Roma che ha denunciato una violenza fisica e che non ha visto il suo aggressore condannato perché la palpazione è durata poco meno di dieci secondi, troppo poco perché venga considerata, appunto, una molestia.

In piazza Montecitorio assieme a Laura Boldrini, deputata del Partito democratico ed ex presidente della Camera, ed Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna, tanti altri esponenti politici come Chiara Braga, capogruppo dei deputati dem, Susanna Camusso, Matteo Orfini, uniti, come ha detto anche Boldrini, “per dire alla ragazza che siamo con lei, quindi esprimere solidarietà e vicinanza, ma anche ammirazione perché questa ragazza ha denunciato”.

“In Italia le statistiche parlano chiaro, e la situazione è grave, perché una donna su due ha ricevuto una qualche forma di violenza fisica o ricatto sessuale, ma meno dell’80% denuncia – ha spiegato ancora la presidente del Comitato permanente sui diritti umani nel mondo -. Dunque questa sentenza del tribunale di Roma, che noi definiamo devastante, va a scoraggiare la denuncia perché la donna che aveva paura di non essere creduta, adesso ha la conferma che non sarà creduta, quindi c’è una vittimizzazione secondaria, e vuol dire che la donna non denuncia perché ha paura di essere messa sul banco degli imputati, lei, la vittima”. Il proposito del flash mob, quindi, è dire no a questo, ma anche ricordare “che palpeggiare è molestare, che la molestia non è goliardia, che un secondo, due, dieci secondi sono comunque un palpeggiamento quindi una violazione della privacy del corpo della donna”.

(Adnkronos) – Dalle parole, però, si passa anche ai fatti. E quindi Boldrini ha ricordato che come Intergruppo hanno “presentato una proposta di legge sulla molestia, che ora è inquadrata nel reato di violenza sessuale e noi vogliamo definirla meglio come fattispecie a sé stante e vogliamo allungare i tempi per la querela. Oggi sono 12 mesi, nella nostra proposta di legge li portiamo a 36, tre anni, perché i tempi sono quelli delle ragazze, delle donne, sono solo quelli”. Come Partito democratico, non solo, si è deciso di calendarizzare la proposta e l’augurio della deputata dem è quello che “anche altri gruppi politici faranno altrettanto perché insieme riusciremo nell’intento”, ha concluso.

Ancora più forti, poi, le parole di Ercoli. “Non vogliamo più tollerare delle sentenze che violino i diritti delle donne all’interno della nostra democrazia, è arrivato il momento di dire basta a chi evidentemente non ha potuto o voluto seguire culturalmente l’evoluzione del nostro Paese che, già dalla legge 66/96, parla della violazione della sfera sessuale delle donne e afferma che i diritti umani delle donne sono sempre da rispettare”, ha iniziato la presidente di Differenza Donna, che ha poi condannato senza appello “quei giudici che sono rimasti indietro nella loro cultura” perché “ci sono stereotipi e pregiudizi patriarcali e sessisti che banalizzano e minimizzano la violenza subita dalle donne, parlano di poche manciate di secondi, di dieci secondi e vogliono giustificare la velocità del gesto. Noi diciamo: in qualunque momento e per qualunque periodo di tempo violate la nostra sfera sessuale, questa è stupro”.

Come Boldrini e i deputati scesi in piazza anche loro sono vicini alla ragazza, e lo sono anche “i comitati studenteschi che ci hanno chiamato per dirci che sono insieme a noi, e hanno la piena consapevolezza di cosa significhi violare il loro corpo”. “E’ inaccettabile che proprio lì, a scuola, dove mandiamo i nostri figli per essere sicuri, per coltivare la loro sicurezza, per affermare le proprie competenze e capacità possano subire una violazione senza che lo Stato la riconosca come tale – ha proseguito Ercoli sommersa dagli applausi -. Diciamo alle giudici e ai giudici: ‘Mettete i piedi a terra, il mondo va avanti, le nostre leggi ci sono'”.

(Adnkronos) – “Vogliamo vivere in uno Stato che sia il nostro e non che sia contro di noi, noi siamo più della metà dello Stato italiano e vogliamo che i nostri diritti siano sempre affermati senza nessuna giustificazione”, ha detto ancora prima di annunciare come con la sua associazione ricorreranno “alla Corte europea dei diritti umani, parleremo con il Comitato Cedaw perché ancora una volta, e già siamo stati condannati come Paese Italia per sentenze patriarcali e sessiste solo un anno fa, veniamo di nuovo condannati”.

“Ma a noi non interessano solo le condanne, ma servono a svegliare questo Paese. Non ci fermeremo, abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale e anche le alte sfere delle nostre istituzioni devono fare lo sforzo di evolvere altrimenti possono anche fare un passo indietro”, ha concluso Ercoli.

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