Fase 2: Pompei (Deloitte Italia), ‘Trasformazione digitale non più rinviabile

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Roma, 8 mag. (Labitalia) – “Tra le risposte immediate alla crisi c’è l’importanza di dotare il paese di infrastrutture digitali adeguate”. Lo afferma Fabio Pompei, amministratore delegato di Deloitte Italia, tracciando le tappe della Fase 2 per uscire dalla crisi. “Abbiamo assistito alla grande rivoluzione dello smartworking – ha dichiarato – prima della pandemia nel settore privato solo mezzo milione di lavoratori lavorava da remoto, mentre ora nello stesso settore siamo a più di due milioni”. “Adesso – suggerisce – serve lo step successivo, vale a dire una banda larga più estesa, accessibile a tutti; una sicurezza informatica che abbia una pianificazione e una gestione verso qualsiasi tipo di rischio; e una cultura del lavoro da ripensare, visto che il lavoro agile porta a lavorare per obiettivi e non c’è più una verifica fisica di chi controlla l’attività”.

“Per favorire questo contesto – sottolinea – bisogna spingere sulla trasformazione digitale anche nelle aziende medio-piccole e su una supply chain da ripensare perché la catena distributiva cambierà e tanti Paesi si stanno attivando a livello statale per far rientrare nei propri confini la filiera di produzioni strategiche”. “Il tempo per le misure a supporto dell’economia – sottolinea Pompei – è una variabile chiave. Più il tempo passa e più il costo che pagheremo sarà alto. Servono interventi veloci. Misure magari ridotte, ma con efficacia immediata. Da parte delle imprese ci sono aspettative alte e vediamo intenzioni positive del Governo, ma come spesso è accaduto anche in passato la burocrazia crea ostacoli e rallentamenti. Sburocratizzare resta una priorità per l’Italia, un’esigenza dell’era pre Covid e che ora non è più rinviabile”.

“Le imprese – avverte – anche sul decreto in arrivo, hanno aspettative su un risultato che sia immediatamente efficace perché fin qui i soldi agli imprenditori sono arrivati in misura parziale, incluso quel prestito fino a 25mila euro con garanzia dello Stato, che è stato attivato da pochi, e anche la monetizzazione della cassa integrazione va a rilento”. “Si è parlato tanto di finanziamenti – aggiunge – di agevolare l’accesso al mercato del credito, ma la necessità ora sono anche i contributi a fondi perduto a favore di specifici settori e determinate fasce di aziende. Altrimenti tante non saranno capaci di ripartire”.

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