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Il dieselgate Volkswagen punto per punto

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Riassumiamo i passaggi chiave dello scandalo delle emissioni truccate

Grazie a un software, installato sulle centraline dei motori diesel di alcuni modelli messi sul mercato dal 2008 on poi, Volkswagen è riuscita a imbrogliare durante i controlli sulle emissioni inquinanti.

Secondo l’agenzia federale per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti, lo scandalo coinvolge 482mila auto. Negli USA la normativa sulle emissioni di NOx (ossidi di azoto) è più restrittiva rispetto all’Europa. Le norme USA prevedono che le emissioni di NOx non superino la soglia dei 0,043 g/km. Lo standard europeo pone il limite a 0,18 g/km.

La casa automobilistica tedesca ha ammesso le proprie colpe e l’amministratore delegato si è detto profondamente dispiaciuto e conscio di aver tradito la fiducia dei consumatori. Il software installato sulla centralina riusciva a capire quando l’auto era sottoposta a un controllo e modificava così le emissioni. Una volta ‘su strada’ l’auto tornava a funzionare come prima, inquinando più del consentito.

Parliamo dei controlli sull’emissione di ossidi di azoto (NOx), da molti ritenuti cancerogeni. I motori diesel sono più inquinanti rispetto a quelli a benzina in questo senso. Per diminuire le emissioni di ossidi di azoto bisogna installare dei filtri complessi sulle auto. Questi filtri riducono le emissioni, ma rendono l’auto meno performante e ne peggiorano i consumi. 

In sostanza Volkswagen faceva risultare poco inquinanti le auto in sede di test, ma finiti i test faceva sì che si ‘allentassero le maglie’: le auto risultavano così più performanti, ma inquinavano più del dovuto.

 

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dieselgate, emissioni, usa, Volkswagen

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