L’economia della bicicletta in Europa vale 200 miliardi
Salute, risparmio, turismo, meccanica e componenti: ecco l’economia delle due ruote
Un’idea per far pedalare l’economia che arranca? Metterla in sella a una bicicletta…
Le due ruote non solo sono un mezzo sano, economico ed ecologico, ma possono anche avere un impatto positivo sull’economia. Tanto che si comincia a parlare di “bikeconomy” per definire questo fenomeno, intendendo il macrosistema che valuta in termini economici i benefici ambientali, sanitari e sociali connessi all’uso della bicicletta. Solo in Europa vale 200 miliardi di euro e impegna più di 70.000 lavoratori.
E margini di crescita per la bicicletta sono enormi. Se ovunque si pedalasse come a Copenhagen, dove più di un quarto degli spostamenti avviene su due ruote, si creerebbero 76.600 nuovi posti di lavoro.
Consideriamo che il nostro paese, anche se è indietro come numero di ciclisti, vanta una industria sviluppata per quanto riguarda la produzione di bici e componenti, settori che occupano oltre 8.000 addetti. Alla diffusione della due ruote in questi ultimi anni è venuto anche in aiuto il bikesharing che conta in Europa 414 servizi, 21 in Italia.
E bisogna considerare anche l’impatto positivo della bicicletta. Come spiega l’Oms, fa risparmiare 110 miliardi in spesa sanitaria e tre miliardi in riduzione dell’inquinamento. Sono alcuni dei dati contenuti nel primo rapporto sulla Bikeconomy, realizzato dalla Fondazione Manlio Masi e ripresi da Adnkronos.
Secondo lo studio, sostituire (soprattutto negli spostamenti brevi) l’automobile con la bicicletta garantirebbe un notevole risparmio. Basterebbe percorrere in bici 5 km al giorno, invece che con mezzi a motore, per raggiungere il 50% degli obiettivi proposti in materia di riduzione delle emissioni dei trasporti in Europa.
Inoltre se si riuscisse, a livello mondiale, a far crescere gli spostamenti in bici fino all’11% del totale dei trasporti al 2030 e fino a 14% al 2050, si potrebbe far risparmiare alla società circa 24 trilioni di dollari tra utilizzo di carburante, emissione di Co2 e costi diretti del mezzo di trasporto.
Bisogna considerare anche il fattore turistico legato alle due ruote. Il ciclo-turismo è un fenomeno in crescita in tutta Europa che muove 44 miliardi di euro e ha un indotto stimato tra i 110 e i 350.000 euro per ogni km di ciclabile turistica. Le mete europee più gettonate? Francia e Austria. L’Italia, pur rappresentando una meta potenzialmente molto ambita, sconta la mancanza di infrastrutture e servizi.
Proprio per intercettare questo tipo di turismo, l’Ue ha sviluppato il progetto EuroVelo, rete di vie ciclabili che comprende 12 percorsi su lunghe distanze che coprono 66.000 km, di cui circa 45.000 già realizzati con 4 itinerari che toccano l’Italia.
Anche in Italia si sta sviluppando qualche progetto interessante: c’è Vento, 679 km lungo gli argini del Po, che ha come obiettivo generare un flusso cicloturistico di almeno 300.000 utenti l’anno, e il Grab di Roma, una ciclovia di 40 Km, un vero e proprio percorso archeologico-turistico nella capitale.
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