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capitali italiane della cultura

SPECIALE CAPITALI ITALIANE DELLA CULTURA

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capitali italiane della cultura

Brevi cenni storici e procedura di assegnazione

Ogni anno il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, assieme ad una commissione di sette esperti nominata dallo stesso, indica una città che ha la possibilità di mostrare il suo sviluppo culturale e le relative attività che intende promuovere in quel settore.

In seguito ad una specifica procedura di selezione ed assegnazione, una delle città candidate viene così proclamata Capitale Italiana della Cultura per un determinato anno. Per comprendere appieno lo sviluppo di questa iniziativa, però, è necessario procedere per gradi e fare qualche passo indietro.

Una prospettiva europea

Il progetto ha avuto origine da una prospettiva di più ampio respiro. L’idea, infatti, proviene da un’azione svolta a livello europeo e basata sulla proposta di una città come “Capitale europea della cultura”.

Una precisa procedura di designazione e attuazione rappresenta una condizione essenziale al fine di assegnare questo titolo ad una città di uno Stato membro dell’UE. Questo tipo di processo si articola in differenti fasi.

Gli Stati membri ospiti selezionati, sei anni prima dell’anno della nomina, pubblicano un invito a presentare candidature, di solito attraverso il proprio ministero della cultura.

Le città interessate a partecipare al concorso devono così presentare una proposta.

Questa viene esaminata sulla base di una serie di criteri stabiliti in una fase preselettiva e condotta da una giuria di esperti indipendenti del settore della cultura. La giuria, in questo modo, opera una prima selezione delle città, le quali vengono invitate a presentare domande più dettagliate.

La giuria si riunisce nuovamente per valutare le domande definitive e raccomanda una città per paese ospitante. La città prescelta è ufficialmente designata Capitale Europea della cultura. La Commissione ha il compito di garantire che le norme stabilite dall’UE siano rispettate nel corso di tutta la procedura.

Le capitali europee della cultura sono ufficialmente indicate quattro anni prima dell’anno in cui otterranno a tutti gli effetti questo titolo.

La complessità di questo tipo di evento motiva il lungo anticipo dei tempi, utile all’organizzazione e alla preparazione dello stesso.

La giuria, con il sostegno della Commissione Europea, durante questi quattro anni svolge un ruolo permanente di sostegno alle capitali europee della cultura, fornendo consulenze, orientamento e monitoraggio dei preparativi.

Al termine di questo periodo, la giuria valuta l’opportunità di raccomandare o meno l’assegnazione da parte della Commissione Europea del premio Melina Mercouri, attualmente pari a 1,5 milioni di euro, finanziati dal programma dell’UE Europa creativa.

Ogni anno la Commissione Europea pubblicava una relazione in cui venivano valutati i risultati delle manifestazioni “Capitale europea della cultura” dell’anno precedente.

A partire dal 2019 le capitali stesse elaborano la propria valutazione, che viene poi trasmessa alla Commissione entro la fine dell’anno successivo a quello della nomina.

L’Azione comunitaria “Capitale europea della cultura” venne istituita per gli anni dal 2007 al 2019 attraverso la Decisione 1622/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in data 24 ottobre 2006.

In seguito, la Decisione n. 445/2014/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 aprile 2014, stabilì l’azione “Capitali europee della cultura” per gli anni dal 2020 al 2033.  Quest’ultima fu poi   modificata dalla Decisione n. 2017/1545/UE   del 13 settembre 2017.

L’iniziativa che riguarda il conferimento del titolo di Capitale Europea della Cultura intende evidenziare la ricchezza e la diversità delle culture in Europa e celebrare le caratteristiche culturali condivise da tutti gli europei.

A queste finalità si aggiungono anche la crescita del senso di appartenenza dei cittadini europei a uno spazio culturale comune e la promozione del ruolo che svolge la cultura per lo sviluppo delle città.

L’esperienza che si è verificata negli anni ha dimostrato che l’evento rappresenta una grande opportunità per rilanciare il turismo e riqualificare e potenziare il profilo internazionale delle città, ma allo stesso tempo dona nuova linfa vitale alla cultura di una città e valorizza l’immagine di questa agli occhi dei suoi abitanti.

Procedure legislative di selezione e assegnazione in Italia

La Decisione 1622/2006/CE del 24 ottobre 2006 attribuì ad una città italiana il titolo di Capitale Europea della Cultura 2019. Il successo straordinario di questo processo di selezione segnò un’importante fase istituzionale in Italia.

Il 17 ottobre 2014, a conclusione dei sopralluoghi effettuati dal 3 al 13 ottobre presso le sei città raccomandate (Cagliari, Lecce, Matera, Perugia, Ravenna, Siena), la Commissione esaminatrice indicò al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo la città di Matera quale Capitale europea della cultura 2019.

Il progetto europeo venne tradotto in iniziativa italiana. Nacque così l’idea di nominare anche delle Capitali italiane della Cultura.

Il Decreto Ministeriale del 12 dicembre 2014 iniziò a disciplinare la procedura di selezione, tra i comuni italiani, per il conferimento da parte del Consiglio dei Ministri, del titolo di “Capitale Italiana della Cultura” per gli anni 2016, 2017, 2018 e 2020 divenuto successivamente legge n.106/2014.

Questa legge prevedeva, inoltre, che i progetti presentati dalla città designata fossero finanziati dalla quota nazionale del Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2014-2020, nel limite di un milione di Euro per ciascuno degli anni 2015, 2016, 2017, 2018 e 2020.

Il Consiglio dei Ministri del 12 dicembre 2014 conferì il titolo di “Capitale italiana della cultura” per l’anno 2015 alle cinque città partecipanti alla selezione della “Capitale europea della cultura 2019” ovvero Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena, che, pur finaliste, non risultarono vincitrici.

Il Decreto Ministeriale del 16 febbraio 2016 modificò e disciplinò ulteriormente la procedura di selezione per il conferimento del titolo di Capitale italiana della Cultura applicabile per gli anni successivi al 2017.

In base a quanto afferma il decreto, entro il 31 marzo 2016 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, pubblica sul proprio sito internet istituzionale un’apposita comunicazione di avvio della procedura di selezione per il conferimento del titolo di Capitale italiana della cultura per l’anno 2018.

Entro il 30 giugno del 2016 i comuni, le Unioni di comuni, le Città metropolitane, interessati a partecipare alla selezione presentano domanda al Ministero. La candidatura deve essere redatta secondo le linee guida predisposte dal Segretario Generale del Ministero e pubblicate sul sito internet dello stesso. I comuni candidati non possono partecipare alle successive due procedure di selezione.

Il dossier di candidatura deve contenere e indicare, a pena di esclusione, una serie di elementi. Tra questi il programma delle attività culturali previste, della durata di un anno; un modello di governance e struttura responsabile per l’elaborazione e promozione del progetto, per la sua attuazione e per il monitoraggio dei risultati, con l’individuazione di un’apposita figura responsabile; una valutazione di sostenibilità economico- finanziaria ed infine gli obiettivi perseguiti e gli indicatori utilizzati per la misurazione del loro conseguimento.

Il dossier di candidatura può anche contenere un progetto preliminare di uno o più interventi tra loro coordinati e finalizzati al recupero e alla valorizzazione di beni culturali, nonché al miglioramento dei servizi per l’informazione e l’accoglienza dei turisti.

Al fine di valutare le candidature, con decreto del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, viene costituita una Giuria della città Capitale italiana della Cultura, composta da sette esperti indipendenti di chiara fama nel settore della cultura, delle arti, della valorizzazione territoriale e turistica.

Tre di questi sono designati dal Ministro, gli altri tre dalla Conferenza unificata, e uno, il Presidente della Giuria, d’intesa con il Ministro e la Conferenza Unificata.  La Giuria opera presso il Segretariato Generale del Ministero senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

La partecipazione alla giuria non da diritto ad alcun compenso o indennità, salvo rimborso delle spese effettivamente documentate e sostenute per presenziare alle riunioni.

La Giuria può riunirsi e svolgere i suoi lavori anche a distanza e in via telematica.

I componenti della giuria non devono aver avuto rapporti di collaborazione di alcun genere, nei due anni antecedenti all’insediamento dell’organo, con i comuni che hanno presentato domanda di candidatura e non devono trovarsi in alcuna situazione di conflitto d’interessi rispetto ai Comuni medesimi.

La Giuria esamina le candidature regolarmente pervenute ed individua dieci progetti finalisti, invitando i comuni che li hanno presentati ad un incontro di presentazione pubblica e approfondimenti, ai fini di una valutazione conclusiva.

Nel caso in cui si presenti un numero particolarmente elevato di domande di candidatura, la Giuria può operare una preselezione. Questa è condotta sulla base di un primo scrutinio dei dossier di candidatura incentrato sulla verifica dei requisiti indicati e sulla completezza e coerenza del dossier.

La selezione della candidatura vincitrice avviene secondo determinati criteri.

Uno dei più importanti riguarda la coerenza del progetto rispetto alle finalità della legge e alle altre iniziative di valorizzazione del territorio. Altro punto rilevante è l’efficacia del progetto come azione culturale diretta al rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale, in termini di crescita della domanda e dell’offerta culturale.

A questi segue la previsione di forme di cofinanziamento pubblico e privato, la condivisione progettuale con altri enti territoriali e con soggetti pubblici e privati portatori di interessi presenti sul territorio e l’efficacia del modello di governance previsto per lo sviluppo e l’attuazione del dossier di candidatura con relativo monitoraggio.

Altri elementi necessari che riguardano la selezione della città candidata sono l’innovatività delle soluzioni proposte e l’uso di nuove tecnologie, anche informatiche, la capacità del progetto di incrementare l’attività turistica del territorio e la realizzazione di opere ed infrastrutture di pubblica utilità destinate a permanere sul territorio a servizio della collettività.

In seguito, la Giuria illustra al Ministro il progetto della città proposta come Capitale Italiana della Cultura, corredato da una relazione motivata.

Il titolo è successivamente conferito dal Consiglio dei Ministri.

La città proclamata Capitale Italiana della Cultura assicura la pubblicità e la trasparenza di tutti gli atti relativi alla candidatura, alla selezione e alla successiva realizzazione dei progetti contenuti nel dossier vincitore. Il Ministero assicura il monitoraggio dell’attuazione del programma e verifica il conseguimento degli obiettivi.

La città Capitale Italiana della Cultura provvede, al termine dell’anno di svolgimento delle attività previste nella candidatura, alla redazione di un rapporto sull’attività svolta. All’interno di questa relazione si tiene conto dei risultati raggiunti e del grado di realizzazione degli obiettivi previsti nel dossier di candidatura.

Una volta completate le procedure di selezione si passa alla fase esecutiva. E così il 26 febbraio 2016 il Consiglio dei Ministri deliberò il conferimento del titolo di “Capitale italiana della cultura” per l’anno 2016 alla città di Mantova e per l’anno 2017 alla città di Pistoia.

L’11 maggio 2017 venne emanato il bando per la Capitale italiana della Cultura 2020. Il 21 luglio 2017 il Consiglio dei Ministri decise per il conferimento del titolo di “Capitale italiana della cultura” per l’anno 2018 alla città di Palermo.

Il 16 febbraio 2018 il Ministro dei Beni e delle Attività culturali rese noto che la città designata per il 2020 sarebbe stata Parma. La legge di bilancio 2018 rese permanente tale previsione, disponendo che il titolo di “Capitale italiana della cultura” sia conferito, con le medesime modalità, anche per gli anni successivi al 2020, e autorizzando a tal fine la spesa di un milione di Euro annui dal 2021.

Nel 2019, anno nel quale Matera fu scelta come Capitale europea della cultura, non venne previsto il conferimento del titolo italiano.

Il titolo di “Capitale Italiana della Cultura” è assegnato per la durata di un anno. Il conferimento del titolo “Capitale Italiana della Cultura”, in linea con l’Azione UE “Capitale Europea della Cultura 2007-2019”, si propone di sollecitare le città e i territori a considerare lo sviluppo culturale quale paradigma del proprio progresso economico; valorizzare i beni culturali e paesaggistici; migliorare i servizi rivolti ai turisti; sviluppare le industrie culturali e creative e favorire processi di rigenerazione e riqualificazione urbana

L’iniziativa “Capitale italiana della cultura” è volta a sostenere, incoraggiare e valorizzare l’autonoma capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della cultura per la coesione sociale, l’integrazione senza conflitti, la creatività, l’innovazione, la crescita e il benessere individuale e collettivo.

Alessandro Campa

Sitografia

https://www.capitalicultura.beniculturali.it/index.php?it/112/capitale-italiana-della-cultura

https://temi.camera.it/leg17/temi/le_capitali_della_cultura

https://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/feed/pdf/DM%20del%2012%20dicembre%202014-imported-49418.pdf

 

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