RICOMINCIO DA TE, ITALIA: ITINERARI DI VIAGGIO TRA LE REGIONI DELLA PENISOLA. LA CAMPANIA
La Campania come non l’avete mai vista. Un concentrato di folklore, atmosfere magiche e profumi inebrianti
Un desiderio di rinascita. La voglia di ripartire dalle piccole abitudini quotidiane, ma anche di realizzare scelte più ragionate ed impegnative. Tra queste l’organizzazione di un viaggio, di una vacanza o di un semplice weekend per staccare la spina.
Quest’anno l’approccio al turismo sarà diverso, ma non per questo meno coinvolgente e stimolante.
Da situazioni difficili, a volte, possono nascere occasioni inaspettate. Ancora di più se si vive in Italia che, con la sua immensa varietà, offre degli scenari incantevoli.
CAMPANIA
Campania, una terra amata dagli antichi e che continua a sedurre con la sua affascinante originalità.
Il viaggio in Campania inizia nella zona nord della regione, perdendosi nella natura del Parco regionale del Matese. Un’area che si sviluppa appunto attorno al massiccio del Matese e al Monte Miletto che raggiunge vette di 2050 metri.
Il Matese si distende tra Campania e Molise ed è caratterizzato da territori diversi tra loro, quello argilloso, dalle forme morbide del versante adriatico e quello calcareo, composto da profonde valli. Una caratteristica del Parco sono i laghi, dal Lago del Matese, che a 100 metri è il più alto d’Italia, fino ai laghi Gallo e Letino, usati principalmente per l’energia elettrica.
Poi le grotte del Lete, dall’incredibile bellezza contraddistinta dalle cascate della galleria superiore e da un gioco suggestivo di stalattiti e stalagmiti. Il Parco del Matese è il luogo ideale per svolgere una serie di attività tra cui trekking, mountain bike, sci d‘erba e alpino, ma anche passeggiate a cavallo ed escursioni speleologiche. A queste si aggiungono anche le visite ad alcune caratteristiche località vicine al Parco.
A partire da Cusano Mutri, situato in una stretta valle sovrastata dal Monte Mutria.
Un borgo di origine medievale costituito da case arroccate intorno al castello a strapiombo sulla valle circostante. Tra i tanti monumenti di interesse si distingue la chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, edificata nel 550. All’interno della chiesa si trova un pregevole esemplare di “icona” lignea, testimonianza dell’influsso dell’arte barocco-bizantina sulla nostra arte religiosa.
Una visita merita anche il Museo Civico del Territorio che ha sede nel palazzo comunale. Nella sezione Civiltà contadina, oltre a documentare la tradizione rurale del paese, conserva il cucchiaio di legno più grande del mondo che misura 5,32 metri di lunghezza per 111 kg di peso. Restando in tema di grandezze mondiali, a Cusano Mutri si trova anche il mortaio in pietra più grande del mondo. Qui la lavorazione della pietra ha una tradizione lunga e prestigiosa e considerata una preziosa risorsa sia economica che culturale.
Un altro luogo suggestivo sono le Forre di Lavello, una serie di gole e piccoli canyon scavati dalla forza erosiva delle acque del fiume Titerno.
Il sentiero per scoprirle costeggia il torrente ed ripercorre un’antica mulattiera di epoca sannita. Durante il percorso si incontrano luoghi incantevoli, come la Grotta delle Fate, la Grotta delle Streghe e la Grotta dei Briganti.
Ma Cusano Mutri è anche luogo di tradizioni da rispettare. Ogni anno, infatti, dal quarto fine settimana di settembre al primo fine settimana di ottobre, si svolge la Sagra dei Funghi, in cui il fungo porcino viene celebrato con una lunga serie di pietanze tradizionali.
A giugno, invece, nel giorno del Corpus Domini, Cusano viene tappezzata di fiori da cui risultano vere e proprie opere d’arte. La tradizione dell’infiorata viene rispettata da oltre un secolo ed indica la profonda fede religiosa radicata nel suo popolo.
Poco distante si trova Cerreto Sannita.
Affacciata sulla valle del Titerno, offre piazze e viali lungo i quali si incontrano facciate tardo-barocche, strutture architettoniche e decorazioni di elevato pregio, veri gioielli dell’arte settecentesca napoletana.
Nel cuore di Cerreto Sannita, emergono senza dubbio la Parrocchiale di S. Martino dell’XI secolo, la Cattedrale della SS. Trinità e la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Nei pressi dell’abitato si trova anche la maestosa “Morgia Sant’Angelo” detta anche “la leonessa”. Una struttura calcarea modellata dai fenomeni di erosione con una straordinaria somiglianza al felino, che svetta in tutta la sua bellezza e domina l’intera valle.
Il nome di Cerreto Sannita è legato alle note ceramiche. Le botteghe degli artisti ceramisti, ancora oggi presenti, fanno delle Ceramiche Cerretesi, in particolare acquasantiere, piatti da parata e “riggiole”, la testimonianza viva di una cultura famosa in tutto il mondo.
Anche San Lorenzello, poco distante, trova nelle ceramiche artistiche il suo punto di espressione.
Nelle caratteristiche stradine del borgo medievale, infatti, si possono scoprire le botteghe dove seguire la produzione di questa raffinata arte. Le ceramiche di San Lorenzello comprendono diversi tipi di piatti da parata, brocche e vasi da farmacia.
I temi dipinti più utilizzati comprendono decori religiosi oppure paesaggistici, con un occhio attento alla natura e all’ambiente circostante. A questa tradizione si aggiunge MercAntico, abituale fiera dell’antiquariato che si svolge nell’ultimo week-end di ogni mese. Lungo via Roma e via Sorripe, tra i vicoli del paese e prevalentemente nelle botteghe degli artigiani è possibile trovare oggetti di antiquariato, mobili e ceramiche artistiche.
MercAntico rappresenta anche l’occasione per gustare prodotti tipici locali che riescono a conquistare qualsiasi palato, come i taralli, qui chiamati “m’scuott”, semplici, alla sugna, al pepe, allo zucchero. Nei dintorni è possibile passeggiare tra i boschi del monte Erbano, chiamato così perché ricco di erbe medicinali ed aromatiche, ingredienti principali del Nirvana, tipico liquore della zona.
Spazio anche a numerosi siti artistici, come la chiesa di Maria S.S. della Sanità, con le sue preziose maioliche del Settecento, o la Chiesa parrocchiale annessa all’ex Convento carmelitano, sede della Mostra permanente della Ceramica Antica e Moderna.
Lasciato questo grazioso paesino ci si dirige verso Benevento.
Il suo simbolo è il grandioso Arco di Traiano, un Arco celebrativo, eretto in onore dell’imperatore Traiano e situato su via Traiana. Alto più di 15 metri e largo quasi nove, è ricco di decorazioni scultoree che rappresentano i trionfi imperiali e gli antichi sacrifici..
Nella parte più elevata della città la Rocca dei Rettori domina il centro storico. Nata come fortezza difensiva, divenne prima monastero e in seguito dimora dei Rettori del Papa, da cui proviene il suo nome. Il monumento più suggestivo è la chiesa di Santa Sofia, un capolavoro del Medioevo, in cui ha sede il Museo Provinciale del Sannio, uno dei più notevoli della Campania.
Nel giardino dell’ex convento di San Domenico si trova l’Hortus Conclusus, un’ installazione d’arte di Domenico Paladino, dove vengono presentate diverse opere artistiche, dal significato simbolico, religioso e mitologico.
Benevento è anche conosciuta come “città delle streghe”, a causa di una famosa leggenda.
Si narra che alcune donne “sacerdotesse” avevano l’abitudine di riunirsi attorno ad un grande noce nelle notti tra il sabato e la domenica, per dare vita ad un sabba demoniaco fatto di banchetti, balli e canti. Le donne erano assai temute, in quanto avrebbero avuto il potere di causare aborti e deformità nei neonati. A porre fine a questo fenomeno intervennero gli inquisitori, torturando e mandando al rogo molte donne accusate di stregoneria.
Proprio le leggende sulla stregoneria di Benevento hanno dato il nome al liquore Strega, uno dei più famosi di tutta Italia, che ha conosciuto il suo sviluppo grazie al lavoro svolto dall’ azienda dolciaria Alberti. Ma tra le specialità gastronomiche sono anche da assaggiare la cosiddetta zuppa delle streghe, una minestra di verdure miste, arricchita da formaggi e tocchetti di pane tostato e gli ammugliatielli, interiora di agnello rilegate e cotte alla griglia, con peperoncino, prezzemolo, e aglio. Tutte pietanze accompagnate da eccellenti vini come la Falanghina, il Coda di Volpe, e il Piedirosso.
Nei dintorni di Benevento merita una visita Sant’Agata de’ Goti, la “perla del Sannio”.
Un borgo millenario costituito da due parti, una più moderna e attuale e l’altra che risale ai tempi dei romani, costruita su una rocca di tufo che cade a strapiombo sui fiumi Martorano e Riello.
Una località da scoprire nei suoi vicoli, tra le sue case, ma soprattutto nelle sue chiese. All’ingresso del paese si trova la medievale Chiesa dell’Annunziata a cui segue la piccola chiesetta di San Menna, la più antica del borgo. Di fronte a questa si erge maestoso il castello di Sant’Agata, oggi suddiviso in più ambienti, in cui nel salone principale si possono ammirare alcuni residui di pittura ad opera di Tommaso Giaquinto.
La vita del borgo si svolge tutta su via Roma, un elegante stradina adornata da portici, palazzi e botteghe. I meravigliosi portici furono voluti dal vescovo Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e rappresentano il proseguimento del monastero delle Redentoriste. Alcune delle botteghe che si trovano sotto questi portici, infatti, erano un tempo delle antiche celle delle suore di clausura.
Lungo via Roma si arriva al Duomo dell’Assunta, l’edificio religioso più importante di Sant’Agata de’ Goti che accoglie maestoso con un incantevole porticato di 12 colonne e capitelli corinzi. Un edificio del 970 costruito su un antico tempio pagano, ma che ha subito diversi rifacimenti nel corso dei secoli.
La mela annurca è la regina dei sapori a Sant’Agata de’ Goti. Tantissime le ricette dolci o salate che la vedono protagonista.
Da assaggiare i raviolotti alla mela annurca e le squisite salsicce fatte col sidro della mela annurca, possibilmente assieme ai prelibati vini prodotti nella zona quali Falanghina e Aglianico.
Segue un altro borgo caratteristico, quello di Montesarchio. La prima cosa che colpisce è lo splendido panorama del paese che avvolge la collina, sovrastata dalla Torre e dal Castello. Da visitare il Borgo San Francesco, costituito dal palazzo comunale ex convento francescano. Al suo interno un ampio chiostro e un monumentale ingresso barocco. A ridosso del palazzo comunale sorge la chiesa di San Francesco, a cui alla vecchia facciata ne è stata aggiunta una nuova ad opera del Vanvitelli.
Poi Piazza Umberto I, in cui sorge il seicentesco Palazzo D’Avalos con annessa cappella intitolata alla Madonna della Purità e a San Leone Magno. A sud della stessa Piazza sorge la seicentesca Chiesa dell’Annunziata, sul cui altare maggiore è presente una tela donata dal Cardinale Orsini, poi divenuto Papa Benedetto XIII.
A Montesarchio eventi di grande rilievo sono la festa del Corpus Domini, con allestimenti di altari nelle varie strade e con quadri messi in opera dagli stessi cittadini e, nella prima decade di settembre, si svolge la manifestazione “I giorni al Borgo” per tenere vive le tradizioni popolari e culturali del paese.
Da qui può iniziare il percorso alla scoperta dell’Irpinia.
Una terra sorprendente dalle grandi potenzialità e dall’inaspettato fascino culturale, ambientale, archeologico ed enogastronomico. L’Irpinia rappresenta il cuore della Campania che sin dall’antichità è stata una terra di transito tra il Mar Tirreno ed il Mar Adriatico.
Da queste parti si viene accolti proprio dalla natura con il Parco regionale del Partenio, polmone verde della Campania che si estende per 15.600 ettari. La dorsale dei monti del Partenio domina il parco e raggiunge la massima altezza nelle vette di Montevergine e dei Monti di Avella, scende giù portando a valle le acque sorgive e si estende nelle Valli Caudina e del Sabato.
Le numerose grotte e le doline testimoniano la natura carsica del territorio. Lecci, querce, castagni popolano i boschi che ricoprono in massima parte il parco. Ad arricchire la biodiversità del territorio numerose specie di fiori tra i quali spicca il giglio Martagone, simbolo del parco, il garofano selvatico e la viola tricolore. Il parco è meta privilegiata di escursioni grazie ai numerosi sentieri che partono dai centri urbani e salgono per le montagne.
Poco distante si presenta Mercogliano alle falde meridionali del Monte Partenio, che domina la conca avellinese con i suoi 1493 metri di altezza. Il nome Mercogliano sembra derivare da Mercurianum e indicherebbe la presenza in questi luoghi di possedimenti dei magistri mercuriales, i magistrati che amministravano il culto di Mercurio.
Ma la vera fondazione di Mercogliano è riconducibile agli ultimi decenni del VI secolo, in concomitanza della discesa dei Longobardi nel sud Italia. Il borgo medievale di Capocastello, invece, avvolgeva il castello ed era protetto da una cinta muraria a difesa degli attacchi dei Normanni.
Meritano sicuramente una visita il Santuario di Montevergine, nell’omonima località, meta di numerosi pellegrinaggi provenienti da ogni parte d’Italia.
Il Santuario si raggiunge anche grazie alla caratteristica funicolare che parte da Mercogliano. Ritornando con la funicolare verso Mercogliano ci si imbatte in un altro piccolo tesoro monumentale e culturale, l’Abbazia di Loreto, che ospita la Biblioteca statale di Montevergine che raccoglie oltre duecentomila volumi, un’antica farmacia con oltre trecento vasi di maiolica dipinti a mano ed un archivio di circa settemila pergamene.
Ecco poi Avellino situato nella cosiddetta conca avellinese e circondata dalla catena montuosa dei Monti Picentini e dal Monte Tuoro.
Simbolo di Avellino e tappa obbligata per la sua maestosità e bellezza è la Cattedrale, conosciuta come Duomo di Santa Maria Assunta e di San Modestino, patrono della città, festeggiato il 14 febbraio. All’interno del Duomo sono conservati numerosi dipinti a tema religioso e la statua della Madonna Assunta, che viene portata in corteo il giorno di Ferragosto, antica tradizione alla quale il popolo del capoluogo irpino è fedele da sempre.
Altro emblema della città è la Torre dell’Orologio, in piazza Amendola, alta 36 metri, sovrasta i tetti dell’abitato.
A cui segue la Fontana di Bellerofonte, conosciuta dagli avellinesi come “Fontana dì tre cannuòli” per la sua conformazione. Cuore della vita avellinese è il Corso Vittorio Emanuele, lungo il quale sorgono la Chiesa del Santo Rosario e la Villa comunale, alle cui spalle si trova il Museo Provinciale Irpino che conserva diversi reperti archeologici della zona, dall’età neolitica fino all’epoca della dominazione romana.
La nocciola è uno dei prodotti più caratteristici di questa provincia e dal punto di vista enogastronomico risaltano piatti tipici come rape e patate, zuppa di fagioli e castagne, la pizza con l’erba e la pizza con i fagioli, assieme ad altrettanti eccellenti vini come il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino.
In questa zona si scopre un altro parco, quello dei Monti Picentini.
Situato nel cuore dell’ Appennino Campano e delimitato dai solchi dei fiumi Sele e Calore al centro dei quali svettano i Monti Picentini. La complessa catena montuosa, raggiunge i 1800 metri sul Monte Cervialto. Il Polveracchio, l’Acellica, il Terminio e gli altri del gruppo dei Picentini sono di natura calcarea, separati da ampie valli e caratterizzati da profonde gole, sorgenti e numerose grotte.
Antichi luoghi di culto, ruderi sparsi e numerose aree archeologiche testimoniano le frequentazioni dell’area. A cavallo tra le province di Avellino e Salerno, gli accessi al parco sono possibili dai comuni di Serino, Caposele, Campagna e San Cipriano. Per gli appassionati di escursionismo la carta dei sentieri indica come raggiungere gli 83 sentieri e le 33 grotte presenti nel parco, tra cui la Grotta dell’Angelo, la Grotta dello Scalandrone e la Grotta dei Centraloni Ma il parco si contraddistingue anche per alcune cascate spettacolari, tra cui la Cascata della Maronnella, che si trova in un contesto naturale ricco di vegetazione e la Cascata della Lavandaia, che con la sua potenza serviva un antico molino.
Dopo la visita al Parco segue una tappa a Montella, piccolo comune che si inserisce nell’area del parco Regionale dei Monti Picentini.
La prelibatezza del paese è la Castagna di Montella IGP, a cui si rende omaggio sia con il Museo della Castagna che con una sagra che ha luogo il primo fine settimana di novembre.
A questo gioiello della gastronomia se ne affianca un altro, il Tartufo Nero, a cui seguono altre specialità tipiche come le stèse cotte con i ceci ed i ceccaluccoli, entrambi tipologie di pasta fatta in casa.
Nel centro urbano di Montella svetta magnifico il Complesso del Monte, nel quale al Castello murato, che conserva la torre alta, il corpo centrale e le mura, si aggiungono il Monastero del Monte e la Chiesa di Santa Maria della Neve.
Il Santuario del Santissimo Salvatore, invece, è posto in cima ad un monte solitario, da cui sovrasta la valle, meta di pellegrinaggio e luogo della Sacra Campana, 20 quintali forgiati nel 1849 dai fratelli Marinelli di Agnone, che viene suonata ogni giorno da almeno quattro fedeli.
Si prosegue poi per Bagnoli Irpino e Laceno, punta di diamante della zona. A Bagnoli Irpino si viene accolti dai ruderi del Castello quattrocentesco, dal quale si articola un dedalo di viuzze che contribuisce a rendere magica l’atmosfera di questo particolare borgo.
Tra i luoghi di culto di Bagnoli Irpino risaltano la Chiesa di Santa Margherita e la Chiesa di San Domenico.
Ma il vero capolavoro architettonico è la Collegiata di Santa Maria Assunta, con uno splendido portale ed un raffinato coro ligneo arricchito dagli intarsi realizzati da alcuni artisti locali.
Passeggiando nel cuore antico di Bagnoli ci si imbatte nella Torre Civica, edificata nel XV secolo che si unisce alla Fontana del Gavitone sulle cui pareti, spicca la presenza di un albero di Carpine sorto direttamente nel muro.
Bagnoli Irpino è anche la porta d’ingresso alle vette del Rajamagra, sull’Altopiano del Laceno, la più rinomata stazione sciistica della Campania. L’Altopiano del Laceno si incastra in un paesaggio di straordinaria bellezza tra boschi, ruscelli ed imponenti catene montuose. Il Laceno è un centro turistico sia estivo che invernale grazie alla varietà di sentieri escursionistici, alle piste da sci e ai maneggi che favoriscono lo sviluppo della località in tutte le stagioni.
Qui si trova anche il lago di Laceno posto a circa 1000 metri sopra il livello del mare e a pochi chilometri di distanza dal centro abitato di Bagnoli Irpino. Ma in questa zona è possibile visitare anche le Grotte del Caliendo, ricche di stalattiti e stalagmiti e finora esplorate per circa 3513 metri.Da queste parti i prodotti tipici locali sono numerosi, ma sicuramente primeggia il tartufo nero di Bagnoli Irpino, seguito dal pecorino bagnolese e dal provolone podolico.
Si procede in direzione sud visitando Battipaglia, in un paesaggio immerso tra le bellezze del mare e il celebre Castello, incantevole simbolo e custode della città.
Il Castello di Battipaglia, detto anche “Castelluccio“, un edificio d’epoca medievale realizzato intorno all’anno Mille che si trova sulla collina che domina la città.
A Battipaglia, oltre al Castellucio, si visita la Chiesa di Santa Maria della Speranza, luogo di culto importante per la zona. Tra le altre chiese, la Cappella di San Giuseppe e il Complesso monastico altomedievale di San Mattia, che ospitava monaci e contadini del luogo incaricati di coltivare le terre.
Nei dintorni di Battipaglia si presentano alcune eccellenti località balneari. Tra queste Tenuta Spineta, un lungo litorale di sabbia bianca dalle acque turchesi in cui rilassarsi al sole o praticare sport acquatici. La località Lido Lago è un’altra delle spiagge più belle di Battipaglia, mentre tra le aree naturali sono da vedere la Caverna dei Lepidotteri e la Grotta del Monte Belvedere.
Il palato, invece, viene soddisfatto con la tipica mozzarella di bufala campana DOP. Ma qui la più famosa è la zizzona di Battipaglia, una mozzarella di bufala di ben 5 chili. Oltre a questa bisogna assaggiare sia lo stracchino di bufala, di forma quadrata e alto circa sette centimetri, che il mascarpone di bufala, dall’aroma più intenso rispetto a quello ottenuto con latte vaccino.
Poco distante si trova Eboli, luogo conosciuto principalmente per il romanzo autobiografico scritto da Carlo Levi.
Eboli è una delle località più importanti della Piana del Sele, aggrappata parzialmente alle pendici del Montedoro, mentre la zona collinare del centro fa parte del Parco regionale dei Monti Picentini.
In questo paesino si possono riconoscere numerose testimonianze di un passato lontano, mentre di epoca più recente sono la Collegiata di Santa Maria della Pietà risalente al XII secolo, il Castello dei Colonna, modificato nel Settecento dal Vanvitelli e la Basilica di San Pietro alli Marmi, con campanile e absidi in stile normanno.
La particolarità di questa zona riguarda il paesaggio che la circonda. A pochi chilometri dal centro si trova l’area protetta Dunale Silaris, nata con lo scopo di preservare il caratteristico paesaggio intorno ad Eboli. Le piante tipiche della zona, come carote di mare, finocchiella e papavero cornuto, trattengono la sabbia e danno vita alle suggestive dune.
Il viaggio in Campania prosegue delimitando il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Una bellezza naturale che si estende tra mare e montagna su una superficie di quasi duecentomila ettari. Il parco presenta una duplice natura geologica con roccia sedimentaria e calcarea, mentre la vegetazione è costituita da circa 1800 specie di piante autoctone spontanee, come la primula di Palinuro, il giglio marino e la ginestra del Cilento
Da Eboli, circondando il Parco, si prosegue direttamente per Sala Consilina, un paesino che si trova sul versante orientale del Vallo di Diano. Un borgo in cui si viene accolti dai resti dell’antico castello normanno che si presentava anticamente come fortezza difensiva
Ma Sala Consilina è anche un luogo in cui l’arte religiosa ha avuto modo di svilupparsi nel corso dei secoli. Visitando il borgo si può ammirare la Chiesa della Santissima Annunziata e la Cappella di San Giuseppe, che risale al XVIII secolo. Anche la bellissima Chiesa di San Pietro merita decisamente una visita, un antico edificio completamente ricostruito da zero nel corso della metà del XX secolo.
Segue una visita a Padula e alla magnifica Certosa di San Lorenzo.
Uno dei maggiori complessi monumentali dell’Italia meridionale e tra i più vasti in Europa. La costruzione, iniziata per volere di Tommaso Sanseverino nel 1306, durò fino al ‘700. Dall’atrio, dominato dalla grande facciata barocca, si passa alle scuderie, alle officine, alla farmacia e alle cantine. Lo spettacolo del chiostro grande si presenta in tutta la sua magnificenza. Con i suoi 12.000 metri quadrati è uno dei più grandi del mondo ed è costituito da due ordini di portici e 84 archi. Lungo il portico si aprono i quartieri dei certosini ed in fondo lo scenografico scalone ellittico.
Per scoprire il Cilento costiero si parte da Marina di Camerota, un borgo tipicamente marinaro situato su una collina circondata da una foltissima vegetazione. Camerota è protetta su tre lati da dirupi naturali e conserva ancora i resti delle mura merlate e del castello che, nel 909, divenne roccaforte saracena. Oltre ai ruderi del castello medievale e al bellissimo centro storico, meritano una visita il Convento dei cappuccini e le numerose chiese presenti sul territorio come la chiesa di San Daniele e quella di San Nicola.
In contrada San Vito è ancora viva l’attività di lavorazione della creta con mezzi rudimentali, per la quale viene riconosciuta agli artigiani locali la stessa maestria degli antichi vasai greci.
Nella frazione di Lentiscosa viene coltivato il maracuoccio, legume della famiglia delle cicerchie impiegato come alimento per il bestiame, ma anche come fonte proteica per le popolazioni più povere. Un prodotto che può essere cucinato come legume, ma anche trasformato in una sorta di polenta, la maracucciata, servita insieme a crostini di pane con olio extravergine, cipolla, aglio e peperoncino, e perfino macinato in farina per fare biscotti
Marina di Camerota si adagia lungo una scogliera che si estende fino alla spettacolare Punta degli Infreschi, uno dei siti di maggiore suggestione e oasi marina protetta dell’intero Cilento costiero. Un angolo di paradiso dalle splendide acque in cui non è raro incontrare banchi di delfini, attirati dalla grande abbondanza di pesce azzurro.
Ma di particolare fascino è anche la spiaggia della Barca a Vela, il cui scoglio dalla caratteristica forma, appunto, di una barca a vela si erge al centro della vasta distesa sabbiosa. Anche Marina di Camerota ha un’incredibile varietà di grotte e tra le più note risaltano Grotta Cala, Grotta Sepolcrale e Grotta del Noglio.
Proprio le grotte marine presentano il segreto di Palinuro.
Da scoprire in barca si presentano la Grotta Azzurra, così chiamata perché il sole che entra in questa cavità crea giochi di luce e colora il mare di un azzurro intenso, e la Grotta del Sangue, dall’impressionante colore delle pareti interne che si riflette sul mare e colora l’acqua di un insolito colore rossastro.
Il giallo e il verde sono invece i colori dominanti della Cala Fetente, così detta per la presenza di una fonte sulfurea dall’odore sgradevole. La Baia del Buondormire, una mezzaluna di sabbia dorata bagnata da acque cristalline, è la spiaggia più romantica della costa. A questa seguono altrettante incantevoli distese di sabbia come la spiaggia della Marinella, la spiaggia del Mingardo e delle Saline.
Poi una visita Pisciotta, arroccata su un colle a 170 metri sul livello del mare.
La visita di questo particolare borgo parte dal trecentesco Palazzo Marchesale, si distende attraverso via Roma, al centro della quale si trova la settecentesca Cappella della Mercede, si allarga nell’artistica piazzetta Pagano e si chiude con il seicentesco Palazzo Ciaccio.
Pisciotta è percorso da numerosi sentieri, alcuni vere e proprie mulattiere, altri tenuti con cura dove è possibile fare escursioni, passeggiate e trekking. Molto affascinante il sentiero che percorre le strade di località Castelluccio, che giunge ad oltre 700 metri d’altezza e regala una vista incantevole sul promontorio di Palinuro.
A pochi chilometri si raggiunge la Marina di Pisciotta. Un piccolo paese di pescatori che negli anni ha sviluppato un turismo di nicchia e alcuni prodotti di eccellenza come le alici di menaica. Molto caratteristico anche il piccolo porto, dove gli anziani pescatori tramandano le proprie tradizioni.
Una località da non perdere è sicuramente Castellabate che sorge su un ampio pianoro a 278 metri sul livello del mare.
Un magnifico borgo nato gradualmente intorno al Castello dell’Abate, voluto proprio dall’abate San Costabile Gentilcore. Il centro antico ha conservato la pianta di tipica cittadella medievale, su cui si presentano alcune dimore risalenti al XVII secolo, in particolare i palazzi Perrotta e Iaquinto, da visitare per la gran quantità di opere d’arte che ospitano. A questi si aggiunge la Basilica di Santa Maria de Giulia, un esempio di chiesa romanica dove è custodito il busto di San Costabile, patrono della città.
Castellabate si compone di alcune frazioni. La prima è Santa Maria, raccolta intorno alla spiaggia di località Lago, tra pini d’Aleppo e mare. Testimonianze del suo passato sono la Torre Pagliarolo, il palazzo del principe Angelo Granito di Belmonte e Villa Matarazzo..
San Marco è un’altra frazione marina di Castellabate, più antica di Santa Maria e su collina Castelsandra sorge un Parco naturale. Addentrandosi nella folta pineta si raggiunge in poco tempo l’area marina protetta di Punta Licosa, uno dei siti più belli e ricchi di suggestioni dell’intera costa cilentana
Superata Punta Licosa, la costa comincia a declinare all’altezza della Torre d’Avvistamento, fatta costruire da Gioacchino Murat in periodo francese, fino a tornare piatta in corrispondenza della frazione di Ogliastro Marina, antico borgo marinaro che conserva intatta una particolarità come la spiaggia di alghe.
Il mare e la storia si ritrovano anche ad Agropoli.
Una città dallo splendido centro storico a cui si accede da un monumentale portale del ‘600, e caratterizzato da una serie di vicoli, casette ricavate nella roccia e piccole scalinate scoscese che sembrano tuffarsi nell’azzurro del mare.
Il centro storico è arricchito da due importanti monumenti religiosi, come la Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, protettrice dei pescatori, risalente al XVII secolo, e meta nel mese di luglio della caratteristica processione con la statua della Madonna che arriva dal mare, e il tempio dedicato a San Pietro e Paolo.
Fuori dalle mura della città fortificata, si visita l’Antiquarium comunale, ricco di testimonianze archeologiche che vanno dalla preistoria all’età medievale. Una menzione a parte meritano le spiagge di Agropoli, prima fra tutte la Baia di Trentova, alla quale si accede dalla vicina spiaggia di San Francesco, a sud-est del porto turistico. Proseguendo oltre, invece, si incontrano lo Scoglio del Sale e Punta Tresino, luoghi dotati di un incredibile fascino.
La visita lungo la costa cilentana prosegue facendo tappa a Paestum e al suo parco archeologico.
Uno dei più preziosi gioielli archeologici d’Italia, celebre in tutto il mondo soprattutto per i suoi spettacolari templi dorici. Sin dalla fondazione lo spazio urbano fu diviso in aree sacre, pubbliche e private. La fascia centrale della città fu destinata ad uso pubblico. Nella parte Nord fu posizionato il santuario di Athena, al centro l’agorà, a sud il santuario di Hera.
Tra il 530 e il 450 a.C. furono realizzati i grandi programmi architettonici, con la costruzione dei templi dorici ancora oggi splendidamente conservati. Un sito gradualmente riscoperto solo agli inizi del’700.
Si arriva a Salerno, una città situata in una posizione meravigliosa, tra il Cilento e la Costiera Amalfitana.
La visita a Salerno può iniziare dal punto più alto, dalla cima del Castello di Arechi, antica fortezza medievale in pietra da cui si gode di una vista meravigliosa sul golfo di Salerno. Il Castello ospita anche il Museo Medievale che conserva i reperti del maniero rinvenuti durante le campagne di scavo.
Nucleo centrale della città è il quartiere medievale, la cui arteria principale è via dei Mercanti, in cui si trova Palazzo Pinto, sede della Pinacoteca Regionale che ospita una collezione di dipinti che dal XV secolo arriva fino ad oggi. Nel cuore della città medievale si presenta il Giardino della Minerva, polmone verde della città che un tempo fu l’orto botanico della Scuola di Medicina, il primo in Europa per la coltivazioni di piante ed erbe per scopo medico.
Passeggiando per il centro storico di Salerno una visita d’obbligo alla Cattedrale di San Matteo nel Rione Duomo.
Una meraviglia di stili che convivono tra loro, il barocco che si mescola ad architetture arabo-normanne. Vicino alla cattedrale si trova il Museo del Duomo, che offre una panoramica dell’arte salernitana attraverso i secoli., mentre fulcro della vita commerciale cittadina sono i quartieri ottocenteschi nei pressi del lungomare Trieste, uno dei più lunghi d’Italia, fiancheggiato da palme e dal quale si può godere di una bella passeggiata vista mare.
Lasciata Salerno si arriva a Vietri sul Mare, famosa per l’arte della fabbricazione della ceramica che risale a tempi antichissimi.
Perfezionata nel tempo, oggi produce autentici capolavori apprezzati in tutto il mondo. La ceramica è dappertutto e vale la pena visitare le botteghe di Vietri perché ognuna ha il proprio laboratorio, le proprie idee e i propri colori. Oggetti in ceramica come piatti, mattonelle, tazzine, bicchieri da limoncello. E ancora anfore, colamozzarelle, tisaniere e caffettiere napoletane.
Vietri sul Mare ha dedicato alla ceramica due spazi espositivi. Il Museo della Ceramica Vietrese, ospitato all’interno del complesso di Villa Guariglia a Raito e il Museo Cargaleiro, nato nel 2003 grazie a un progetto della Provincia di Salerno e dell’artista portoghese Manuel Cargaleiro. In questo museo sono esposte opere di artisti provenienti da tutti i paesi del Mediterraneo, che raccontano le proprie culture interpretando in chiave moderna l’antica arte della ceramica.
Ma Vietri è soprattutto un borgo marinaro. Le vecchie carte nautiche indicavano la rada vietrese come punto di riparo dal vento di libeccio. Non mancano le testimonianze storiche e architettoniche come la Collegiata di San Giovanni Battista, intreccio di stili dal romanico, al rinascimentale e al barocco, fino a Palazzo della Guardia, che presenta un bellissimo pavimento in maiolica. Il palazzo è un esempio di arte barocca testimoniata anche dai palazzi De Simone, Del Plato e Punzi.
Oggi l’antica città di mare etrusca vanta una lunga striscia di spiaggia che va dai Due Fratelli, gli scogli simbolo di Vietri, fino alle spiagge della Bagnara e della Crestarella con la torre del Cinquecento.
Da qui si apre l’incantevole cornice della Costiera Amalfitana, partendo da Maiori.
Una cittadina che si distende su una pianura anticamente circondata e difesa da mura e torri. A Maiori l’architettura religiosa si unisce con le straordinarie bellezze naturali. La narrazione della storia cittadina si articola attraverso le tante chiese presenti sul territorio. Il primo tempio che s’incontra, tra i più antichi, è la Badia di Santa Maria de Olearia, così chiamata per la vicinanza di un molino da olio, fondata dai Benedettini nel 973.
La Chiesa di S. Maria a Mare risale al XII secolo e la sua grande cupola maiolicata domina l’abitato. Il Santuario di S. Maria delle Grazie, poco fuori l’abitato della frazione San Pietro, ha campanile e facciata del XVIII secolo, al cui interno si possono ammirare pregevoli opere d’arte.
La Chiesa di S. Pietro Apostolo del IV secolo, fu eretta nella caratteristica piazzetta dell’omonimo borgo sulle rovine del Tempio di Vertumno, abbattuto dai cittadini di Maiori dopo la conversione alla fede cristiana.
Un itinerario affascinante è quello delle vie del mare. Partendo dalla bella spiaggia che costeggia l’intera città si raggiunge il promontorio di Capo d’Orso. Poco dopo, prima di toccare la piccola spiaggia di Salicerchie, si trova la Grotta Sulfurea, al cui interno è situata una bocca da cui fuoriesce un getto costante d’acqua sulfurea. Dopo si può proseguire per la Grotta Pandora, dove l’azzurro smeraldo dell’acqua fa da cornice alle numerose stalattiti e stalagmiti.
Un evento pittoresco è il Carnevale di Maiori. A ridosso del Martedì Grasso, per due settimane, il lungomare si anima di maschere, giocolieri e artisti di strada. Da non perdere la sfilata dei carri allegorici che si svolge puntualmente ogni anno il Giovedì grasso, con repliche la domenica successiva.
Nei secoli i maioresi hanno sviluppato una singolare abilità. I pezzi di legno trascinati a riva dalla risacca dopo le giornate di mare grosso, recuperati e ripuliti, vengono modellati, assumendo la forma di piccole sculture, come corpi sinuosi di donne sirene o sagome di uccelli in volo, che vengono venduti nelle piccole botteghe artigiane disposte lungo i due lati del Corso Regina.
Segue Minori, ricchissima di monumenti, soprattutto religiosi.
Si scopre la località partendo dall’ Arciconfraternita del SS. Sacramento, edificio che custodisce un coro ligneo e un altare marmoreo del ‘700. Maestosa si presenta la Basilica di Santa Trofimena, che conserva le spoglie mortali della Santa, protettrice della città..
La Chiesa di San Gennaro di Villamena rappresenta, con ogni probabilità, l’insediamento religioso più antico. Importante al suo interno è il trono ligneo, al centro del quale vi è l’edicola con la statua del santo. Per finire, alzando lo sguardo al cielo si resta colpiti dalla bellezza del Campanile dell’Annunziata, caratterizzato da decorazioni riconducibili all’epoca arabo-normanna e immerso tra limoneti e vigneti.
Minori può essere considerata la capitale dei Riti della Settimana Santa in Costiera. Ogni anno il Giovedì e Venerdì santo i protagonisti sono i Battenti, fedeli vestiti completamente di bianco con il cappuccio che copre il viso e con una cinta di corda di canapa. I Battenti di Minori assistono e partecipano a tutte le celebrazioni previste per la Santa Pasqua, seguendo una tradizione molto sentita dalla popolazione che partecipa intensamente a questi riti.
Un evento che si svolge da anni ed in piena estate a Minori è il “Jazz on the coast”.
Una delle più accreditate rassegne jazzistiche della Penisola che richiama le migliori jazz band in circolazione e migliaia di appassionati di questa musica provenienti da tutta Italia.
Prima di lasciare Minori è necessario soddisfare il gusto, assaggiando le specialità dolciarie create dai maestri artigiani del posto. Tra tutte si distinguono prelibatezze a base di limone, come la Torta Delizia, il Babà al Limoncello, il Tiramisù al Limone. Tutte decorate con le foglie di questo agrume così tipicamente costiero.
E questo agrume diventa il protagonista della zona con il Sentiero dei limoni.
Si tratta di un percorso che attraversa una delle realtà più importanti della coltivazione dello sfusato amalfitano, un tipico limone famoso nel mondo per formato, profumo e sapore.
Secoli di lavoro dei contadini hanno modellato questo paesaggio unico e delicato. Su quel sentiero un tempo, con grande fatica, le portatrici trasportavano i limoni sulle spiagge di Minori e Maiori, che venivano poi esportati in altri paesi. Il Sentiero dei limoni era l’unico collegamento tra Minori e Maiori, in alternativa al mare, prima della costruzione della statale Amalfitana.
La passeggiata inizia da Minori dove percorrendo Via Lama si giunge alle scale per il “Villaggio Torre”.
Proseguendo ci si inoltra in un viale alberato di oleandri, mentre i limoni sembrano affacciarsi dai pergolati. Procedendo per Maiori e, rivolgendo lo sguardo verso il mare, si possono ammirare Capo d’Orso, il Golfo di Salerno e all’orizzonte la Costa del Cilento. Inizia poi un breve tratto in discesa, mentre in alto si presenta un pergolato di limoni e uva a strapiombo, in un esplosione di giallo e verde.
Si lascia Minori per proseguire verso Maiori. L’ultimo tratto dell’antico sentiero, via S. Giuseppe, si apre verso l’azzurro del mare. Si prosegue per via Vena e Via Pedamentina mentre dall’alto si ammira il Palazzo Mezzacapo, oggi sede del Municipio, e i giardini settecenteschi disegnati a croce di Malta inoltrandosi alla fine nel lungomare di Maiori.
Lungo il sentiero è possibile assistere alle fasi di limonicoltura e in particolare, da giugno ad agosto, si possono incontrare uomini che trasportano a schiena o a dorso di mulo pesanti casse di limoni, le cosiddette “sporte” di quasi 60 kg l’una.
Poi Amalfi, centro principale e anima storica della Costiera.
Una trama pittoresca di vicoli e scale che ospitano oggi un gran numero di turisti, ma un tempo hanno vissuto i fasti della potente Repubblica Marinara. In ricordo dell’antica potenza, ogni quattro anni in giugno Amalfi ospita la “Regata storica delle antiche Repubbliche Marinare”.
L’abitato di Amalfi, aggrappato al declivio della Costiera, è caratterizzato dal celebre Duomo. La sua posizione scenografica, alla sommità di una ripida scalinata che si apre tra le case raccolte attorno a una piccola piazza, conferisce una nota particolare al centro storico. L’imponente facciata policroma della chiesa, illuminata da smalti e mosaici e dal timpano dorato, dona un effetto altamente suggestivo.
Le tracce del Medioevo si ritrovano nell’elegante Chiostro del Paradiso con le sue linee arabeggianti. Dal chiostro si accede alla Cappella del Crocifisso, nella quale è stato allestito il Museo Diocesano.. Un’esplorazione accurata di Amalfi include gli Antichi Arsenali, dove venivano costruite le famose galee con oltre cento remi, destinate ai carichi di merci dai mercati orientali.
A Palazzo Morelli, sede del Comune e del Museo Civico, è conservata la Tabula Amalphitana, il primo codice di diritto della navigazione fissato ai tempi della Repubblica e valido in tutto il Mediterraneo.
Si prosegue per Furore, articolato in case bianche sparse lungo il pendio coltivato a viti e olivi.
Furore è un vero e proprio museo all’aperto. Con i suoi murales è entrato a far parte dei percorsi turistici che espongono l’arte sulle pareti esterne delle case o sui muri a secco dei terrazzamenti.
Ma Furore è noto anche per il celebre Fiordo collocato ai piedi di una vallata raggiungibile direttamente da una lunga scala a gradoni. Proprio qui ogni anno si tiene una spettacolare gara di tuffi, con atleti provenienti da tutto il mondo.
Le meraviglie naturali non sono l’unica attrazione di Furore. In questo borgo di poche centinaia di anime, la storia è scolpita nelle mura degli edifici sacri, come le chiese di San Giacomo, San Michele Arcangelo e Sant’Elia. Quest’ultima risale ad epoca antichissima e conserva tuttora sia gli interventi eseguiti nel Quattrocento che i successivi ampliamenti barocchi.
La visita in Costiera Amalfitana si può concludere con Positano.
Un borgo pittoresco incastonato nella montagna e avvolto dalla ricca vegetazione mediterranea. Il paese si sviluppa in verticale con abitazioni tinte in colori pastello e addossate le une alle altre. Non è un caso se Positano viene chiamata “la gemma della divina costiera”.
Le strette stradine scendono ripide tra le case sfociando nella Marina Grande, un’ampia spiaggia. Da qui si gode di una vista spettacolare sia verso il mare che verso il paese che si arrampica sulla montagna. Sulla piazza principale di Positano si presenta la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, con la sua grande cupola rivestita di maioliche colorate che la rende visibile da ogni angolo del paese.
Anche le spiaggette di Positano, che sono Fornillo, Fiumicello, Arienzo, risultano incantevoli e raggiungibili a piedi in pochi minuti. Poco distante dalla costa si trova “Sirenuse”, minuscolo arcipelago composto da tre isolotti, il Gallo Lungo, la Rotonda e il Castelluccio, ritenuti da sempre mitica dimora delle Sirene ammaliatrici.
Ma Positano è anche luogo per piacevoli escursioni che permettono di visitare suggestive zone dei Monti Lattari, come Montepertuso, così chiamato perché si dice che qui apparve la Madonna in un buco nella roccia.
Da queste parti si trova il famoso Sentiero degli dei.
Un percorso che comincia da Bomerano, frazione di Agerola e termina a Nocelle, nella parte alta di Positano. Si può raggiungere il centro tramite una lunga scalinata di 1500 gradini e circa 500 metri a piedi o, in alternativa, il servizio autobus.
Il sentiero è stato per secoli l’unica via di collegamento tra i borghi della Costiera Amalfitana. Usato principalmente come mulattiera è stato riscoperto in tempi recenti e adeguato a sentiero escursionistico. Il nome evoca la visione di paesaggi mitologici, perché camminando a mezza costa, ai piedi di Monte S. Angelo a Tre Pizzi, è possibile ammirare uno dei panorami più suggestivi al mondo e di grande valore ambientale e paesaggistico: la parte occidentale della Costiera Amalfitana da Praiano a Capri.
Ogni anno, il Sentiero degli Dei è meta di migliaia di turisti perché è un luogo che conserva tutto lo splendore dei fasti dell’antica Grecia. Un sentiero lungo quasi 8 km che si completa in circa tre ore, ma è sconsigliato a chi soffre di vertigini.
Spazio anche ad un’altra costiera, ovvero quella sorrentina. Sorrento, appunto, ne rappresenta il cuore.
La città è arroccata su un imponente basamento di tufo, con profonde gole a picco sul mare. Il centro della cittadina è piazza Tasso, che prende il nome dal monumento dedicato all’autore della Gerusalemme Liberata, nato qui nel 1544.
Il Duomo, che ha subito nel corso degli anni diversi rimaneggiamenti, risale al XV secolo, mentre la chiesa di San Francesco è del Settecento. Da qui si raggiunge la Villa Comunale, un giardino pubblico a picco sul mare che offre uno spettacolare panorama sul golfo di Napoli.
Dalla villa una stradina lastricata porta alla Marina Piccola, dotata di numerosi stabilimenti balneari e di un porto da dove partono traghetti e aliscafi per Capri, mentre la spiaggia più estesa è Marina Grande, meta tradizionale delle passeggiate dei sorrentini.
Da Sorrento ci si dirige per Vico Equense che conserva numerose testimonianze del passato.
Tra queste la chiesa dell’Annunziata, l’unica chiesa gotica della zona, il Castello Giusso, fondato dagli Angioini e rimaneggiato tra il ‘600 e l’800, e l’interessante Antiquarium, dove sono esposti i materiali archeologico provenienti da una necropoli.
Da visitare anche il Museo Mineralogico Campano, che espone oltre 3500 esemplari di minerali di 1400 specie provenienti da tutto il mondo. Per la qualità e la quantità degli oggetti in mostra è uno dei musei scientifici più importanti della regione.
Lasciata la Costiera Sorrentina si può fare tappa a due importanti luoghi dal grande valore archeologico. Si tratta di Pompei ed Ercolano.
L’area archeologica di Pompei si estende per circa sessantasei ettari, dei quali circa quarantacinque sono stati scavati. Passeggiare per gli scavi pompeiani è un’esperienza unica. Un viaggio nel tempo in cui si respira l’atmosfera della vita nell’antichità, sia quella pubblica che quella privata.
Il Foro era il centro vivo della città, una grande piazza rettangolare cinta su tre lati da un porticato. Sulla piazza si affacciavano il Capitolium, il Tempio di Apollo e la Basilica, il più importante edificio pubblico, sede del tribunale e centro della vita economica. Sul Foro si presentavano anche i Granai, dove si raccoglievano i cereali per la vendita, e il Macellum, il mercato coperto dei generi alimentari freschi. Sulla più importante arteria cittadina, via dell’Abbondanza, si mostravano botteghe artigiane, osterie, abitazioni e le Terme Stabiane, il più antico impianto pompeiano.
Ad Ercolano si presentano altrettanti scavi di grande interesse. Le dimensioni della città erano piuttosto modeste.
Si ipotizzava che la superficie complessiva racchiusa dalle mura fosse di circa 20 ettari, per una popolazione di circa 4000 abitanti. Solo quattro ettari circa sono visibili a cielo aperto, mentre alcuni importanti edifici pubblici, sono oggi inaccessibili come ad esempio la Basilica di Nonio Balbo, oppure si trovano all’esterno del parco archeologico come il Teatro e la Villa dei Papiri.
A Ercolano i ricchi Romani passavano le vacanze, come testimoniano le ville rivolte scenograficamente verso il mare. La particolare dinamica del seppellimento di Ercolano, per via dell’elevata temperatura, ha consentito la carbonizzazione e dunque la conservazione assolutamente originale di tutti i materiali organici, tra cui vegetali, alimenti, stoffe, arredi, ma anche e soprattutto dei piani superiori degli edifici.
Qui ci si trova nella zona che circonda il Vesuvio o ‘A Muntagna, come lo chiamano i napoletani. Il Vesuvio, simbolo della città e che racchiude con la sua forma perfetta il golfo di Napoli.
Il Vesuvio è l’unico vulcano attivo dell’Europa continentale.
La vetta a sinistra è il Monte Somma di 1133 metri, mentre quella a destra è il Cono Vesuviano di 1281 metri. Sono separati da un avvallamento denominato Valle del Gigante, suddivisa a sua volta in Atrio del Cavallo a ovest e Valle dell’Inferno a est.
Nel 1991 è stato istituito il Parco Nazionale del Vesuvio, che comprende tutta l’area del vulcano, il grande sistema archeologico di Pompei ed Ercolano e il Miglio d’Oro con i più splendidi esempi di ville del ’700 e dell’800.
Molti itinerari percorrono il Parco, diversi per i paesaggi che attraversano e per l’impegno richiesto. L’Ente Parco del Vesuvio ha realizzato nove sentieri per coloro che amano il trekking, dotati di quattro tipi di segnaletica: agricolo, panoramico, educativo e circolare.
Ma la scalata ‘storica’ è la salita al cratere. Il sentiero, di difficoltà media, parte da Ercolano ed è lungo quattro chilometri. In circa tre ore si arriva a quota 1170 metri, dove lo sguardo spazia su tutto il golfo e si apre la voragine impressionante del cratere che misura 600 metri di diametro e 200 metri di profondità.
Proprio all’ombra del Vesuvio si arriva nella splendida Napoli.
Una realtà fuori dell’ordinario, da vivere, ammirare e gustare. Napoli racchiude un incantevole mix di tradizioni e folklore, un luogo dove perdersi per le strade senza una meta precisa, ma vivere comunque esperienze indimenticabili..
Napoli presenta innumerevoli tesori artistici da visitare, dal centro storico ai palazzi e alle chiese, passando dai luoghi rinascimentali attorno a Castel Nuovo e Palazzo Reale e fino al meraviglioso lungomare da Castel dell’Ovo a Posillipo. Ma tanti altri sarebbero da citare.
Un luogo sicuramente emblematico è il Duomo di Napoli, dove vengono conservate le reliquie di San Gennaro, che si trovano nell’adiacente Museo del Tesoro assieme al celebre busto dorato del Santo e le ampolle contenenti il suo sangue.
Uno dei momenti più folkloristici ed emozionanti della città ha luogo il 19 Settembre, data in cui avviene il miracolo di San Gennaro e il sangue del Santo passa dallo stato solido a quello liquido. Per i napoletani la buona riuscita del miracolo è di ottimo auspicio e i festeggiamenti successivi alla messa sono tra gli eventi più celebri in Italia.
Nella Cappella di San Severo, invece, si può ammirare la scultura del Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino. Una visita suggestiva riguarda la Napoli sotterranea. Dotati di una candela per muoversi agilmente nei cunicoli bui, si visitano catacombe, cimiteri e grotte sotterranee.
Una meraviglia inaspettata è la metropolitana di Napoli, la più “sorprendente” del mondo.
Le “stazioni dell’arte”, rendono i luoghi della mobilità più attraenti e offrono a tutti la possibilità di un incontro con l’arte contemporanea. Da vedere assolutamente le stazioni Toledo, Università e Dante.
Una tappa particolare riguarda il Rione Sanità, probabilmente la zona di Napoli che rispecchia di più l’anima della città e dei suoi abitanti. Il quartiere in cui nacque Totò e un rione dagli incredibili palazzi barocchi, mercati popolari e antiche catacombe.
Tra i palazzi da non perdere sicuramente il palazzo dello Spagnuolo, un capolavoro di barocco napoletano composto da una doppia rampa di scale che all’epoca veniva utilizzata anche dai cavalli per portare in cima i cavalieri.
A questo si aggiunge il Palazzo Sanfelice, primo edificio con scalinata barocca a più livelli realizzata a Napoli, oltre che luogo di grandi segreti. Qui l’aspetto decadente del palazzo avvolge tutto di mistero, e sulle scale si possono vedere anche alcune opere importanti di street art napoletana
Proprio la street art, da diversi anni, si è distinta a Napoli sia a livello nazionale che internazionale.
Si trova ovunque, dal centro alla periferia. Iniziando dal centro storico, uno dei murales più famosi è sicuramente quello di Jorit Agoch all’inizio di Forcella chiamato “Gennaro”, in onore del patrono della città. Sempre Jorit ha completato un enorme murales dedicato a Pier Paolo Pasolini a Scampia.
Spostandosi verso i Quartieri Spagnoli, quello più famoso è senz’altro il murales di Maradona realizzato per il secondo scudetto del Napoli nel 1990. Spostandosi fuori dal centro, vale la pena vedere il murales di Blu sul muro dell’ex-OPG Je so ‘Pazzo (un ex Ospedale Psichiatrico, ora Centro Sociale) nel quartiere Materdei.
Fuori dal centro si ritrova un po’ di relax nel verde del Parco delle Rimembranze o Virgiliano. Un luogo spettacolare dal quale, in un solo colpo d’occhio, è possibile osservare le isole di Procida, Ischia e Capri, il golfo di Pozzuoli, e persino il centro storico di Napoli. Per godere di una vista del Vesuvio, invece, è necessario salire a Posillipo tramite via Petrarca, detta anche “la Panoramica”.
Camminare e scoprire questa città mette sicuramente un certo appetito. Quindi è impossibile non mangiare una pizza nella città natale di questa prelibatezza celebre in tutto il mondo. Ma anche lo street food napoletano non è da meno.
Lasciandosi guidare dal profumo per le vie della città si possono trovare le tante friggitorie in cui acquistare un “cuoppo”, un cono di carta paglia in cui gustare dalle pizze fritte alla palline di pasta cresciuta, dalle crocchette di patate alle melanzane. Una pausa dolce, invece, può offrirla una sfogliatella, uno dei dolci tipici della città, nelle sue varianti riccia o frolla, oppure un delizioso babà.
Da Napoli si parte alla volta delle isole più rappresentative del suo golfo, ovvero Ischia e Procida.
Ischia, la più grande del golfo di Napoli. Una meta popolarissima con un paesaggio di straordinaria bellezza. Ciò che rende Ischia una meta irrinunciabile sono le sue terme, famosissime per la qualità delle acque e per gli scenari che fanno da sfondo a stabilimenti e parchi termali. Il patrimonio dell’isola è immenso con 29 bacini, centinaia di sorgenti e fumarole.
Lo sfruttamento a scopi terapeutici delle acque termali ha contribuito a diffondere la fama dell’isola in tutto il mondo, attirando l’attenzione dei viaggiatori, affascinati dall’idea di potersi curare in modo naturale in un paesaggio splendido e incontaminato che conquista lo sguardo, con valli, colline, scogliere e spiagge.
Procida, invece, è la più piccola e meno conosciuta tra le isole partenopee. Una destinazione ideale per chi desideri una vacanza intima e appartata in ogni stagione.
Rispetto a Ischia e a Capri, l’isola di Procida si presenta per alcuni versi come da “scoprire”, piena di un fascino particolare per il silenzio delle stradine, i quartieri affacciati a grappoli sulle marine, il mare limpido e splendente. La Marina di Sancio Cattolico, detta anche Marina Grande, è il punto di attracco di tutti i traghetti e aliscafi che giungono da Napoli o da Pozzuoli. Le sue coloratissime case allineate sul mare sono la prima suggestiva immagine da cui si viene accolti.
Terra Murata è la zona più elevata e cuore dell’isola. Questo singolare quartiere-città, che racchiude casette medioevali con corti e giardini, chiese e palazzi, è rimasto praticamente intatto per trecento anni. Il porticciolo di Marina di Corricella è molto caratteristico con le sue casette intricate e ammassate l’una sull’altra e con le tipiche scalette su cui si aprono porte e finestre. Il luogo preferito dai bagnanti è la Marina di Chiaiolella, una bella insenatura semicircolare chiusa dal promontorio di Santa Margherita Vecchia, mentre il lungomare rappresenta la passeggiata turistica per eccellenza dell’isola.
Ci si sposta nell’entroterra visitando direttamente Caserta.
Una meta obbligata è la splendida Reggia che si trova all’ingresso del centro della città. La visita all’incantevole dimora reale si suddivide in due sezioni. La prima riguarda gli appartamenti storici, alle camere dei regnanti e ai dipinti di interesse storico e artistico. La seconda i Giardini reali, che si estendono fuori dall’edificio all’interno del parco della Reggia. Da qui si arriva in poco tempo alla Castelluccia, luogo adibito allo svago dei re e dei loro ospiti, e poi alla Grande Peschiera, con suoi i cigni e l’isolotto centrale.
La visita della città prosegue facendo tappa a San Leucio, l’antico borgo industriale borbonico. Qui si trova la residenza Reale Borbonica, che nella metà del ‘700 ospitava una fabbrica di seta. La Seteria Reale di San Leucio conserva i macchinari dell’epoca e qui si allevavano i bachi e si producevano sete preziose.
Nei dintorni del Real Sito Borbonico di San Leucio ancora oggi operano numerose aziende che per antica tradizione continuano a produrre preziose stoffe, vendendo sete di grandi qualità ai turisti, agli estimatori di tutto il mondo e ad enti anche di una certa importanza.
Poco distante dalla città si trova il borgo medioevale fortificato di Casertavecchia.
Un borgo perfettamente integro, con le sue case in tufo, i portali, i cortili, rappresenta un’altra esperienza rispetto allo sfarzo e alla grandiosità della Reggia. L’impatto emotivo resta comunque uguale. Il salto nel passato è suggestivo, perché attraversando i vicoletti ci si immerge in un’atmosfera intima e rilassante, tra le curiosità dei negozietti di artigianato, tgli odori della natura, della legna che arde e delle cucine sempre all’opera..
Si lascia Caserta per muoversi verso Santa Maria Capua Vetere , nucleo originario della più nota Capua, ne rappresenta le origini e offre uno dei più bei siti archeologici. Qui, infatti, si visita l’anfiteatro campano. Una delle costruzioni più imponenti esistenti in Italia, seconda soltanto al Colosseo. Costruito da Augusto, fu poi restaurato da Adriano. Il monumento fu devastato per diversi secoli e spogliato di molti dei suoi elementi. Colonne e pietre furono utilizzate per costruire il Duomo e molti edifici della città andata distrutta anch’essa. Solo negli ultimi anni è stato rivalutato, divenendo oggetto di lavori di consolidamento.
L’edificio originariamente presentava una pianta ellittica, più grande dell’anfiteatro Flavio a Roma, al quale architettonicamente era ispirato. All’epoca del suo splendore veniva chiamato “piazza degli orsi” alludendo alle spettacolari caccie alle belve che si volgevano nell’area.
L’edificio aveva quattro piani e le arcate del secondo e terzo piano erano adornate con statue dove furono rinvenute Venere, Psiche e Adone.
All’ingresso si trovano due arcate ben conservate, all’interno delle quali si vedono ancora le raffigurazioni di due divinità, Cerere e Giunone. Una piccola sala degli ampi sotterranei fu trasformata in oratorio e qui sono ancora visibili resti di pitture e qualche frammento dell’altare.
Da queste parti si trovava la Scuola per gladiatori, dove nel 73 a.C., prima che nascesse l’anfiteatro stesso, scoppiò la rivolta degli schiavi guidata da Spartaco, repressa a fatica da Crasso due anni dopo. A Santa Maria Capua Vetere, oltre allo splendido anfiteatro, si può fare visita a due particolari musei. Il primo è il Museo dei Gladiatori, posto affianco all’anfiteatro campano. Il secondo è il Museo Archeologico dell’Antica Capua,nelle cui sale sono esposti reperti di materiale funebre e vasellame a partire dall’Età del Bronzo.
Capua, invece, si presenta come una bella cittadina dalla maestosa storia incisa sui suoi monumenti, palazzi e chiese.
Passeggiando nel suo grazioso centro storico si nota lo splendore di opere architettoniche non solo di epoca medievale, ma anche di età romana, la cui principale testimonianza è il Ponte Romano sul Volturno. L’architettura medievale è invece rappresentata dal castello delle Pietre, fondato dai Normanni, dal bellissimo palazzo Fieramosca, di origine duecentesca e da Palazzo Rinaldi Campanino, in stile tardo gotico catalano.
A questi seguono le chiese, tra cui il Duomo, che ospita la Cappella del Corpo di Cristo in cui è contenuto il museo diocesano che conserva diverse opere scultoree e pittoriche. Si aggiunge la Chiesa di Montevergine, ex monastero benedettino e la Chiesa ed ex convento dell’Annunziata.
A Capua il periodo del Carnevale è particolarmente sentito, una suggestiva manifestazione che fu creata nella seconda metà dell’ 800 per unire il Carnevale dei signori a quello del popolo. Questo particolare evento ha inizio con la consegna delle chiavi della città da parte del sindaco al Re Carnevale, il quale da tradizione e con ironia elenca gli errori dei pubblici amministratori. A questo si aggiungono le mascherate e la sfilata dei carri allegorici
Da Capua si può raggiungere anche il litorale domizio che, tra mare e campagna, conduce ai confini con il Lazio e alla conclusione del viaggio in Campania.
Il litorale domizio è appunto parte della provincia di Caserta, con uno sbocco sul mare del Golfo di Gaeta, caratterizzato da una costa bassa e sabbiosa.
Il nome deriva dalla via Domiziana, voluta dall’imperatore romano omonimo. Sulle sue coste sfociano i fiumi Volturno, Savone e Garigliano. Un tempo era un’area selvaggia e incontaminata caratterizzata da folte pinete e ampie spiagge ricche di macchia mediterranea. Un’area preferita dagli uccelli migratori, perché ricca di laghetti e aree umide.
Sul litorale si incontra prima Castel Volturno. Dal suo passato emergono ruderi in località Civita e la Torre di avvistamento presso il mare. La Chiesa dell’Annunziata con il portale marmoreo dona un tocco rinascimentale alla cittadina. Custodisce un prezioso pulpito di legno dorato del secolo XVI. Ma è il fiume, il Volturno, che qui accanto ha la sua foce, il vero protagonista. Un fiume che, scorrendo per più di centottanta chilometri, taglia tutto il territorio casertano. Un fiume rapido, profondo, torbido, che non conosce frequenti piene. Ma soprattutto è un fiume denso di storia, quella garibaldina, indimenticabile, della battaglia del 1860.
Poi Mondragone, incastonato tra il mare e la campagna e adagiato in una piana verde tra i fiumi Garigliano e Volturno.
Da un lato si trova il litorale e la pineta, mentre dall’altro la campagna ricca di ortaggi, ulivi e viti. Le spiagge nei dintorni di Mondragone sono quelle di Baia Domizia e i Bagni di Mondragone a nord, mentre a sud si trovano la spiaggia di Pineta Riviera e i lidi di Torre di Pescopagano.
Tracce dell’antico passato si scoprono sui portali e sui frammenti scultorei sparsi lungo tutto il centro storico dominato dal Monte Petrino, sulla cui vetta sorgono i resti del castello o Rocca di Mondragone. Tra gli edifici più interessanti del centro ci sono quelli legati alla religione, che qui ha sempre svolto un ruolo fondamentale della tradizione. Da vedere il Monastero di Sant’Anna a Monte, il santuario del Belvedere e quello di Santa Maria Incaldana, in cui si può ammirare l’immagine della Madonna impreziosita con lamine d’argento finemente lavorate.
Il gioiello più interessante di Mondragone, però, non è facilmente visibile. Si tratta dei resti dell’antica città di Sinuessa, colonia romana che a quel tempo doveva essere una città fiorente, ricca di templi in marmo e granito, sede delle terme dove i cittadini romani si recavano per prendersi cura del proprio benessere.
E proprio durante quel periodo si diffuse la coltivazione della vite, avviando la produzione del vino Falerno. Ancora oggi l’importanza dell’uva viene celebrata in una sagra autunnale a lei dedicata. Oltre al vino, Mondragone è famosa per le squisite mozzarelle di bufala, di grande qualità ed una delizia assoluta per il palato.
Alessandro Campa
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