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RICOMINCIO DA TE, ITALIA: ITINERARIO DI VIAGGIO, IL MOLISE

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molise

Il Molise come non l’avete mai visto. Una regione piccola e fiera con tante emozioni da regalare

Un desiderio di rinascita. La voglia di ripartire dalle piccole abitudini quotidiane, ma anche di realizzare scelte più ragionate ed impegnative. Tra queste l’organizzazione di un viaggio, di una vacanza o di un semplice weekend per staccare la spina.

Quest’anno l’approccio al turismo sarà diverso, ma non per questo meno coinvolgente e stimolante.

Da situazioni difficili, a volte, possono nascere occasioni inaspettate. Ancora di più se si vive in Italia che, con la sua immensa varietà, offre degli scenari incantevoli.

MOLISE

termoli molise

Il Molise esiste davvero. E sarebbe un grande peccato non scoprire le sue particolarità.

A partire da Termoli, ammaliante borgo su un pezzo di costa davanti al mare Adriatico.

Da sempre Termoli mantiene la sua struttura distinta in Borgo Vecchio e Città Nuova, con la parte antica che presenta inalterate le ricche testimonianze del suo passato storico.

Il Borgo vecchio, infatti, si distende sino alle acque dell’Adriatico e regala panorami romantici. Il colore del mare circonda l’intreccio di vicoli del borgo offrendo ancor di più una visione suggestiva. Al centro della Termoli antica si trova la Cattedrale in stile romanico dedicata a Santa Maria della Purificazione, nota anche perché custodisce le reliquie dei Santi Basso e Timoteo.

Altro simbolo cittadino è il Castello Svevo, oggi sede di mostre ed eventi culturali. Uno degli edifici più rappresentativi dell’intera costa molisana costruito interamente in pietra calcarea ed arenaria, un tempo faceva parte della cinta muraria che proteggeva la città.

Anche il castello  di Termoli vanta una sua leggenda con protagonista un fantasma.  In questo caso c’è ‘u mazz’marill’, fantasmino dispettoso e burlone che vagava di notte per tutto il borgo antico facendo dispetti nelle case dei pescatori per poi ritirarsi a riposare nel suo castello.

Un appuntamento particolare si rinnova ogni 15 agosto, quando si svolge la manifestazione dell’incendio del castello che rievoca l’assalto subito dai Turchi. In questa occasione Borgo vecchio e Castello si illuminano grazie ai giochi pirotecnici.

Dai piedi del castello si percorre la Passeggiata dei Trabucchi fino al porto. I trabucchi, antiche macchine da pesca sul mare  realizzate da una fitta palizzata conficcata tra gli scogli, che termina con una piattaforma collegata alla terraferma attraverso una passerella. Un metodo che permetteva di pescare anche in condizioni sfavorevoli. Oggi sono presenti solo due trabucchi, uno al porto, uno alla Marina di Sant’Antonio.

Per le vie del borgo si incontra “a Rejecelle”, chiamato cosi dai Termolesi, un vicolo lungo 7,88 metri e largo 41 centimetri.

Una delle vie più strette d’Italia dal grande valore storico-architettonico. Il vicolo è ricavato tra i fabbricati e risale al primo agglomerato urbano del borgo, caratterizzato da ciottoli, mattoni e travi usati per le pareti. La stradina venne costruita per andare incontro alle esigenze degli abitanti agevolando gli spostamenti, soprattutto in situazioni di emergenza come guerre, invasioni e carestie.

Il porto turistico è a Marina San Pietro a cui segue una passeggiata sul Lungomare di Sant’Antonio, la spiaggia più rinomata di Termoli oltre che autentico lido storico. Si estende a due passi dalla città vecchia e dal  Castello Svevo. Oltre a godersi il relax del mare qui è possibile anche praticare pesca subacquea e altri sport acquatici. La spiaggia di Riovivo, invece, è più frequentata da giovani ed è  zona per appassionati di surf e kitesurf data la presenza di vento che agevola la pratica di questi sport.

Dal 3 al 5 agosto, Termoli viene trasformata da musica, folklore e sapori per le celebrazioni dedicate al patrono San Basso. Proprio i sapori sono i protagonisti di un evento che avviene lo stesso periodo e che delizia il palato.

Si tratta dello Street Food Truck Festival,  manifestazione che celebra il cibo da strada, proponendo specialità di ogni genere presso le caratteristiche “apette” allestite come curiosi ristoranti itineranti. Dalle portate più tradizionali a quelle più originali che si gustano passeggiando.

L’ ambientazione del festival  fornisce ottimi spunti per una piacevole passeggiata alla scoperta di altre località. L’area dedicata ai food trucks, infatti, è quella della Piazza del Porto, punto di partenza ideale per visitare lo splendido litorale termolese.

Poco distante si trova Campomarino, adagiato sulla foce del fiume Biferno.

Campomarino rappresenta una meta consigliata per una vacanza tranquilla a contatto con la natura.  Un territorio  ampiamente  occupato dall’Oasi faunistica del Bosco di Ramitello e una spiaggia di sabbia finissima circondata da un mare limpido e cristallino.

Proseguendo lunga la costa si incontra Petacciato. Un piccolo borgo medievale con al centro la chiesa di San Rocco ed il suo campanile. Vicino a questo si trova il Palazzo Ducale o il “Castello”, come lo chiamano i petacciatesi. Nato come fortezza, oggi presenta un aspetto signorile racchiuso da un piccolo giardinetto e ospita manifestazioni culturali e mostre.

Ma Petacciato è anche mare. Un’accogliente zona costiera con folta pineta. Il territorio vicino comprende un bellissimo bosco, costituito dalla pianura attraversata dal fiume Tecchio.  Petacciato marina gode di un panorama che va dal promontorio del Gargano ai monti della Majella impreziosito dalle sue dune e la sua spiaggia di sabbia chiara e finissima.

Da Petacciato Marina si possono praticare diversi itinerari in bicicletta. Il più lungo  porta fino a Termoli, attraversando la valle del fiume Sinarca. Un percorso di circa trenta chilometri in aree pianeggianti tra campi coltivati a grano e girasoli.

Spazio anche al gusto con una deliziosa cucina di mare. Primi piatti come spaghetti alla chitarra con sugo di calamari o seppie. Poi il brodetto, piatto tipico preparato con una lenta cottura di merluzzo, palombo, triglie, sogliole, scorfani e pannocchie, accompagnato da un bicchiere di Biferno bianco.

Lasciando il mare inizia il percorso verso l’entroterra molisano. Si arriva a Trivento, cosi chiamato perché ancora oggi è esposto ai venti dell’est, del sud e del nord.

trivento molise

Un paesino a cui si accede tramite una salita che porta in cima al colle dove predomina la pietra, ad incominciare dalla fontana monumentale fino alla magnifica scalinata, simbolo della località.

Si tratta della scalinata di San Nicola, caratterizzata da 365 gradini, che si dice siano uno per ogni giorno dell’anno. Conduce alla parte alta del borgo collegando la piazza al centro storico. Da sempre è il simbolo di accoglienza di Trivento, rappresentando una delle più belle gradinate di tutto il Molise.

Percorsi 150 scalini ci si può fermare su Largo di Porta Maggiore, dove la visuale spazia sulla Trivento moderna e si perde sulla montagna circostante. Al 234esimo scalino si apre invece la grande piazza che ospita la Cattedrale, il Campanile e la chiesa della SS Trinità. La Cattedrale è l’altro simbolo cittadino, sorta su una preesistente basilica dedicata a San Casto.

Poi Bagnoli del Trigno, definito anche la Perla del Molise.

Un piccolo borgo immerso nel verde, alle cui spalle sorgono delle rocce gigantesche. Un’ immagine che incornicia un panorama davvero incantevole. La posizione in cui sorge ha reso Bagnoli del Trigno un’attrazione particolare. Situato a due differenti altezze, a partire da 660 metri di altitudine fino ai 783 metri del punto più alto, il borgo è diviso in due zone, chiamate rispettivamente Terra di sotto e Terra di sopra.

Nella zona più bassa si trova la Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, l’edificio religioso più grande del paese. Molto affascinante è anche la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, la più antica del paese che sorge appena sotto un costone roccioso. Un viaggio nel tempo passeggiando lungo le vie del piccolo borgo che rappresenta un’esperienza unica.

A cui si aggiunge il fascino del Castello ducale San Felice, che sbuca imponente sulla cima della montagna rocciosa che avvolge alle spalle il paese. Il castello regna sull’intera vallata circostante e aveva importanti funzioni difensive. I lavori di restauro effettuati  in seguito sulle sue rovine  hanno fatto scoprire zone di ampliamento aggiunte nel corso dei secoli, quando l’edificio divenne un’abitazione signorile.

Per arrivare al castello si percorre la scalinata San Felice. Una via tortuosa fatta interamente di sampietrini che parte dalla Chiesa di Santa Maria Assunta e conduce  al punto più alto del paese.

Si fa visita ad Agnone, particolare paesino di origine sannita.

Qui sono stati recuperati diversi reperti archeologici e risulta notevole anche l’architettura e l’arte dei numerosi edifici religiosi, tra cui la chiesa madre dedicata a San Marco, intorno alla quale si sviluppò il centro medioevale di Agnone.

Ma questa località è famosa nel mondo soprattutto per l’antica fonderia di campane. La Pontificia Fonderia Marinelli è l’unica attiva tra quelle cui diedero vita alle dinastie dei numerosi fonditori di campane, che per secoli hanno tramandato tale arte. Le tecniche di fusione ripercorrono tuttora quelle medievali e conservano un particolare fascino antico.

caciocavallo molise

Da menzionare anche l’aspetto gastronomico. Il caciocavallo, con latte di bovine autoctone che, dopo un processo di lavorazione complesso ed elaborato, diventa pasta filata modellata a forma di grossa pera da appendere per la stagionatura, non inferiore a due mesi. Un assaggio di stracciata, latticino fresco a pasta filatala, di forma appiattita a striscia larga ripiegata su se stessa in maniera uniforme o a filo intrecciato. Le ostie, prodotto artigianale croccante e con impasto ghiotto di noce tritata, miele, cioccolato fondente, cacao, noce moscata, vaniglia, bucce di arancia o di limone e di mandarino.

E poi una tradizione altamente spettacolare. Il rito igneo della vigilia di Natale, denominato ‘Ndocciata.

Consiste in una lunga sfilata di ‘ndoccie (torce) per le vie del paese. Le ‘ndocce agnonesi sono strutture dalla forma a ventaglio, composte da più fiaccole di numero variabile, sempre pari, fino a esemplari costituiti da venti fuochi e oltre.

Tali ‘ndocce, che riecheggiano antichi culti mithraici, vengono trasportate da uno o due portatori in costume contadino, gli ‘ndocciari, che introducono la testa tra le fiaccole, afferrandone saldamente due e tenendo in equilibrio l’intera struttura.

Durante la sfilata, gli ‘ndocciari eseguono una rotazione completa su se stessi, mostrano lo splendore delle fiaccole e fanno in modo che il fuoco formi spettacolari effetti di luce. Da qualche anno un Museo Permanente delle ‘Ndocce è stato aperto in un locale in Via Caracciolo, in prossimità di Piazza Plebiscito.

Vicino Agnone si trova Staffoli, che racchiude un vastissimo paesaggio naturale.

Con un’estensione che supera circa 800 ettari dove trovare boschi di querce, verdi pascoli, limpidi torrenti e archeologia sannita. Qui è inoltre possibile fare trekking, partecipare a feste country, raduni e spostamenti di mandrie. Fra gli appuntamenti di rilievo c’è la Corsalonga, il più grande evento equestre di tutto il centro-sud d’Italia e il più entusiasmante raduno western all’aperto.

Da Agnone si procede nell’Alto Molise e si trova Pescopennataro.  Borgo che regna sulla valle del Sangro e da cui è possibile ammirare il mare Adriatico. Paese della pietra e terra natale di maestri scalpellini. Pescopennataro è conosciuto soprattutto per il suo patrimonio naturalistico. Il borgo comprende l’area del Bosco della “Vallazzuna” e quella del Bosco degli “Abeti Soprani”.

La località è caratterizzata da numerosi percorsi escursionistici, arricchiti da piste di sci di fondo, e aree attrezzate come quella di “Rio Verde”, facilmente raggiungibile con le automobili. Luogo ideale per il riposo e le scampagnate domenicali fuori porta. L’acqua della sorgente, oligo-minerale e sempre fresca, origina il Rio Verde che poche centinaia di metri verso nord est si perde in una gola.

L’Eremo di San Luca, invece, è posizionato in una grotta calcarea ad oltre 1.500 metri, in una posizione incantevole che permette una visione su tutto il territorio di Pescopennataro e sulla vallata del Sangro.

Nel centro abitato è possibile visitare il Museo Civico della Pietra “Chiara Marinelli”, suddiviso in due sezioni, quella “Mario di Tullio” dedicata all’opera dei numerosi scalpellini di Pescopennataro e quella “Pietra nei Secoli”  che riguarda, invece, la Preistoria e la storia dell’arte della pietra.

La sera del 16 gennaio il borgo autentico di Pescopennataro festeggia Sant’Antonio Abate con l’accensione del tradizionale falò nella piazza del Popolo. Attorno al fuoco vengono degustate pietanze tipiche locali come cotiche e fagioli, pizza di polenta coi cigoli, salsiccia di carne e di fegato arrostita sulla brace e  vin brulè.

L’estate pescolana, invece, è caratterizzata da numerose attività come escursioni guidate, arrampicate sportive e varie altre  manifestazioni. Tra queste la sagra della lesca cincialosa e della scamorza, la staffetta mista (ski-roll, mountan-bike, podismo), e una mostra mercato della lavorazione della pietra.

Sempre nell’Alto Molise si visita Capracotta, importante località sciistica.

Meravigliosi i suoi scenari naturali, in particolare Prato Gentile, l’architettura in pietra locale e la neve che oltrepassa i piani delle case in inverno.

In estate, invece, è il paradiso degli amanti della natura. Circa cento chilometri di sentieri consentono di osservare un paesaggio incontaminato, a cui si accompagna il Giardino delle Flora Appenninica, che si estende per circa dieci ettari del suo territorio, uno dei pochi esempi di orto botanico naturale esistenti in Italia.

In località Fonte Romita è stata rinvenuta la famosa tavola Osca, tavola bronzea in lingua osca recante un’iscrizione sacra e prova della presenza umana in epoca sannita. Nella campagna circostante, in Contrada Macchia, la presenza di centinaia di tholos, rifugi in pietra, sono testimonianza di una radicata civiltà pastorale.

Proprio la civiltà pastorale si rispecchia nei piatti tradizionali come l’agnello alla menta e la zuppa di ortiche, che viene servita con crostini di pane e olio crudo. Prodotto tipico di Capracotta è il pecorino, con origini molto antiche  risalenti ai Sanniti.

Ma una delle specialità è  la pezzata.

La ricetta risale al periodo in cui i pastori effettuavano la transumanza tra i monti dell’Alto Molise e il Tavoliere delle Puglie. Quando un animale si feriva gravemente veniva ucciso e depezzato e poi cucinato. La carne di pecora viene cotta in grandi pentoloni pieni d’acqua e, quando il grasso in eccesso viene a galla, si procede alla “schiumatura” per eliminarlo. Si aggiungono poi  sale, patate e pomodori e si fa cuocere per almeno quattro ore.

A questa particolare pietanza  viene dedicata una sagra che attira numerosi visitatori da molti anni. Il Festival delle Erbe dell’Alto Molise è invece più recente e rappresenta un’occasione per svolgere passeggiate in montagna e imparare a riconoscere le erbe spontanee. A completare l’evento la possibilità di partecipare a laboratori di cucina con le erbe ed incontri tematici sul loro utilizzo nella vita quotidiana.

Poi Pietrabbondante, grazioso borgo medievale nel cuore del Sannio, adagiato su un colle a circa mille metri di altezza.  Le origini di Pietrabbondante sono antiche, testimoniate dai resti di strutture fortificate sannitiche poste sul Monte Saraceno.

Nei pressi del borgo sono visibili ancora alcuni resti dell’antico insediamento urbano che è costituito da un santuario che fungeva da importante centro strategico e politico dei Sanniti.

L’interesse maggiore è concentrato sul vicino sito archeologico di Bovianum Vetus, un vero gioiello architettonico di epoca ellenistico-italica, posto nei pressi della frazione Calcatello. Qui si trovano due templi e un teatro utilizzato come luogo di riunione con caratteristici sedili in pietra. Nel corso del tempo è diventato anche un rilevante centro culturale, ospitando nel periodo estivo importanti manifestazioni teatrali classiche.

Si prosegue visitando Pescolanciano, “la porta dell’Alto Molise”.

pescolanciano molise

Il territorio è dominato da campi aperti che creano quasi un immenso pascolo interrotto da vaste aree boschive e chiuso da profili montuosi. A Pescolanciano è presente la Riserva naturale di Collemeluccio, gran parte del territorio e buona parte dell’abitato si estendono lungo il tratturo Castel di Sangro-Lucera che ha conservato intatte le sue caratteristiche di vasto sentiero erboso.

I tratturi erano appunto percorsi dal manto erboso attraversati dai pastori durante il periodo della transumanza. Alcuni resti sono presenti ancora oggi in località del centro-sud Italia.

Per gli amanti dello sport e della natura la Riserva e il tratturo rappresentano i luoghi ideali per escursioni, passeggiate, trekking e mountain bike.

Pescolanciano vanta un ampio numero di edifici storici e degni di nota che possono essere visitati. A partire dal  Castello D’Alessandro, con la cappella gentilizia risalente al 1628 e la Chiesa parrocchiale del Salvatore che presenta importanti elementi architettonici come il portale laterale baroccheggiante. All’interno del centro abitato un’ offerta museale, caratterizzata dalla presenza del Museo della ceramica di Pescolanciano e del Museo della civiltà contadina.

Tra i più importanti riti della tradizione Pescolanciano presenta la “sfilata dei covoni”.

Il 25 luglio di ogni anno, durante la festa di Sant’Anna, gli abitanti della comunità attendono il tramonto e portano in sfilata “r’ manuocchiæ“, covoni di grano donati simbolicamente alla santa.

Un rito che nasce come ringraziamento da parte dei sopravvissuti in seguito al grande terremoto del 26 luglio 1805. I covoni costituiscono anche la rappresentazione della gratitudine alla madre Terra.

La sagra della” R’ muacc”, la polenta pescolancianese e il festival della birra artigianale si svolgono invece durante il mese di agosto.

Segue Carovilli,  borgo del Molise in cui il paesaggio si fonde con antiche atmosfere.

Percorrendo le strade del centro storico, tra mura in pietra e portali scolpiti, si scorgono finestrelle, piazze e locali che un tempo erano adibiti a botteghe artigiane.

La piazza di Carovilli rappresenta il centro della vita quotidiana del borgo. Al suo interno sorge la chiesa di Santa Maria Assunta,  la settecentesca torre civica, la Società Operaia di Mutuo Soccorso e la fontana dedicata a Bacco.

Su tutto il territorio del borgo si possono fare passeggiate o escursioni a cavallo lungo i tratturi per poi sostare sulla collinetta dove si trova la chiesetta rurale dedicata a San Domenico di Cocullo. Questo luogo è la testimonianza della vita lungo i tratturi, perché qui si accampavano i pastori durante la transumanza. Nel mese di agosto, in questa chiesa, viene organizzata “La tresca”, festa dedicata all’antica trebbiatura del grano.

La transumanza e la lavorazione lattiero casearia  hanno da sempre caratterizzato l’economia locale. Tra i prodotti tipici di Carovilli, infatti, spiccano caciocavallo e scamorze, a cui si aggiunge il Tartufo Bianco Pregiato.

Tra i dolci, i più diffusi sono le Scarpelle a Carnevale, il Coccolozzo a Pasqua e la Pizza di San Martino l’11 Novembre. Vengono realizzati con gli stessi ingredienti, ma con diversi  procedimenti di lavorazione.

A Carovilli, la sera prima della ricorrenza dei defunti, si festeggia un antico rito. Si preparano le sagne, pasta fatta in casa con acqua e farina, e si condiscono con verza, pancetta e peperoncino. Un piatto di questa pietanza, chiamata sagn e jerv, deve essere lasciato sul davanzale della finestra per i parenti defunti che, durante quella notte, tornano a visitare la propria casa.

Si procede per Castel San Vincenzo, che sorge su un promontorio roccioso e domina l’Alta Valle del Volturno.

A oltre 700 metri di altezza ha soltanto poco più di cinquecento abitanti ed è una tra le mete più ricercate dell’intero Molise.

A Castel San Vincenzo regna un ambiente naturalistico incontaminato. La Valle di Mezzo che accoglie boschi, sorgenti ed una fauna caratteristica. Il paesaggio lungo i sentieri che conducono al pianoro di Monte Mare. E poi ancora la sua vetta, la più elevata delle Mainarde, catena montuosa appartenente al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Castel San Vincenzo rappresenta una fusione tra natura e arte. Il vecchio borgo medievale nacque grazie all’apporto dei monaci benedettini dell’abbazia di San Vincenzo. Oltre a questa hanno un ruolo fondamentale anche le chiese di S. Martino, di Santo Stefano e la Chiesetta della Madonna delle Grazie.

Una visita a parte la merita il Lago di Castel San Vincenzo, dalle acque color turchese, su cui si specchiano le vette delle Mainarde.  Di origine  artificiale, fu realizzato verso la fine degli anni ’50 per scopi idroelettrici. Un lago balneabile e dalle sponde sabbiose, con un’area attrezzata intorno dove poter  noleggiare barche, pedalò e biciclette per le escursioni e praticare sport acquatici.

Un richiamo musicale conduce a Scapoli, piccolo borgo medievale ricco di storia e cultura che si posiziona intorno al Palazzo Marchesale dei Battiloro.

Passeggiando tra le vie si nota il Cammino di Ronda, un sentiero panoramico che offre una vista spettacolare  sull’intero abitato, sulle spettacolari Mainarde molisane e sulla Valle del Volturno.

Scapoli, però, è rinomato per la tradizione secolare della costruzione delle zampogne. Un antico strumento che ricorda l’avvento del Natale, ma che nel tempo ha accompagnato i pastori nelle loro transumanze. Se si è fortunati, è possibile assistere alla realizzazione di una zampogna all’interno di una delle botteghe del centro storico. E poi visitare il Museo Internazionale della Zampogna, ricco di strumenti a fiato di ogni epoca e di zampogne provenienti da ogni parte del mondo.

Ogni anno, l’ultima domenica di luglio, si svolge una delle manifestazione più belle e originali di tutto il Molise. Si tratta del Festival Internazionale della Zampogna. Laboratorio culturale e luogo di scambio che richiama da tutto il mondo migliaia di curiosi e di musicisti amanti della cultura popolare. Allo stesso tempo è anche occasione di divertimento all’insegna di suoni e sapori che riempiono i vicoli e le piazzette del piccolo paesino.

Si arriva poi a Isernia.

Sorge sull’appennino molisano, tra i fiumi Sordo e Carpino. Definita la città del trekking per le innumerevoli escursioni che si possono fare sull’appennino. Per chi è interessato alla cultura e alla storia della città, invece, può visitare edifici religiosi, palazzi storici e musei presenti nel centro storico. Un vero tesoro di forme e culture.

A partire dall’arco di San Pietro. Una torre quadrata gotica con archi a sesto acuto e un orologio posto sulla cima. Poi la Cattedrale, dedicata a San Pietro Apostolo, l’edificio sacro più importante di Isernia. Si trova sulle ceneri di un tempio pagano italico del III secolo a.C. Su una collina sorge l’antichissimo santuario dedicato ai Santi Cosma e Damiano, anch’esso costruito sui resti di un tempio pagano.

Ma la perla del centro storico è la Fontana Fraterna, monumento simbolo di Isernia. Una tra le più belle fontane d’Italia, interamente costruita in blocchi di pietra calcarea prelevati da antichi edifici presenti in città. La struttura è formata da colonne circolari con una lastra al centro decorata con fiori e delfini, dalla quale escono sette getti d’acqua limpidissima.

La città è molto rinomata per i suoi tradizionali pizzi e merletti lavorati al tombolo. E sempre in ambito di tradizioni, ad Isernia si rinnovano annualmente le “Maitunate“, gruppi di persone che si recano di casa in casa cantando filastrocche di buon augurio per il nuovo anno.

Poco distante Carpinone.

Un piccolo e affascinante borgo medievale con suggestivo intreccio di viuzze, piazzette e incantevoli scorci racchiusi in un insieme di fortificazioni. Carpinone è delimitato da due cinte murarie. La prima racchiude il castello Caldera, la seconda protegge la parte bassa del borgo.

Il centro storico si trova tra le due formazioni e richiama ancora scenari dell’anno Mille. Il castello venne inizialmente concepito come una fortezza impenetrabile, ma con il passare dei secoli subì molte trasformazioni fino a diventare una residenza rinascimentale. Altro edificio degno di nota è la chiesa di Maria Santissima Assunta con una sontuosa facciata in marmo che segue la forma di un tempio greco.

Appena fuori dal borgo si presentano alcuni spettacoli naturalistici come l’affascinante grotta in contrada Cappella, la cascata del Carpino presso Schioppo e il Monte dei Santi, dove al suo interno sono sepolti nelle catacombe i corpi di numerosi cristiani sfuggiti alle persecuzioni di Diocleziano.

Da Carpinone si può intraprendere una suggestiva tratta ferroviaria detta la ‘Carpinone-Sulmona’ fino ad arrivare a Rivisondoli, situato a quota 1.200 metri, passando attraverso le bellezze del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Si compie un viaggio nella spiritualità visitando Castelpetroso, definita da alcuni anche la piccola Lourdes italiana.

Castelpetroso molise

Da queste parti, infatti, è necessario fermarsi ad ammirare una struttura immensa che spunta dalla montagna e che deve la sua fama ad un’apparizione e a guarigioni miracolose. Si tratta della Basilica Santuario di Maria Santissima Addolorata, in località Cesa Tra Santi.

Un santuario eretto in onore della Vergine Addolorata che, verso la fine dell’800, fece la sua prima apparizione a due contadine del  luogo. In seguito ad altre apparizioni e allo sgorgare di una fonte miracolosa che guarì dalla tubercolosi un bimbo dodicenne, si decise di avviare i lavori per costruire un edificio religioso in segno di ringraziamento alla Vergine.

Una costruzione maestosa, in quello che è stato definito “stile Gothic Revival”.

La struttura ricorda quella della Sagrada Familia di Barcellona e si presenta dominata dalla cupola centrale, alta 52 metri, che sorregge tutta l’architettura e simboleggia un cuore. All’interno, la cupola, è circondata dai 48 mosaici in vetro che rappresentano i Santi Patroni dei vari paesi della Diocesi

Appena fuori dal santuario si può intraprendere un percorso chiamato Via Matris. Lungo circa settecento metri, collega il santuario con il luogo delle apparizioni della Vergine Maria. Il percorso si suddivide in sette stazioni che corrispondono ai sette dolori provati dalla Vergine Maria.

Si prosegue per Frosolone, situato a circa 900 metri sul livello del mare.

Una località immersa nel verde, tra distese erbose, selve e stagni. Un ambiente montano in cui sono riusciti a vegetare alberi di faggio. La faggeta di Monte Marchetta e di Colle dell’Orso ne rappresentano dei rari esempi. E poi il Bosco della Grisciata, ricco di ciclamini e di bucaneve che prosegue fino ai verdi prati della Valle della Contessa, ricoperta di arbusti di uva spina e di siepi di rosa canina.

Un centro storico a cui si accede attraversando le tre vecchie porte e arrivando in caratteristiche piazzette, tra cui la più grande è Largo Vittoria. Poi si presentano una serie di edifici religiosi artisticamente interessanti come la chiesa di Santa Maria delle Grazie e la chiesa di Santa Maria Assunta.

Ma il cuore del borgo di Frosolone nutre anche un amore per l’artigianato, rappresentato dalla lavorazione dell’acciaio. Per le vie del paesino è infatti possibile trovare botteghe specializzate nella vendita di utensili come forbici, coltelli e pugnali, ritenuti quasi opere d’arte esclusive, risultato di una tecnica raffinata e consolidata nel tempo.

Tante altre eccellenze manifatturiere legate al metallo si possono ammirare nel Museo dei Ferri Taglienti, dove non si presentano solo esposizioni, ma anche laboratori in cui i visitatori possono osservare gli artigiani nell’atto della forgiatura e della lavorazione accurata delle lame.

A coronare l’artigianato locale, nel mese di agosto, si svolge la Mostra Mercato nazionale delle forbici e dei coltelli che ogni anno attira sia visitatori curiosi che esperti del settore di questo particolare tipo di produzione.

Frosolone accoglie anche chi vuole trascorrere del tempo libero con attività all’aperto.

Diverse zone si prestano alla pratica delle discipline di volo libero con parapendio e deltaplano. Il complesso roccioso della Morgia quadrata è,invece, zona del freeclimber, dove pareti rocciose di diverso grado di difficoltà sono a portata di mano degli amanti dell’arrampicata libera su roccia.

Per gli amanti dell’equitazione c’è un vasto territorio da percorrere in lungo e in largo, e per chi non disponesse di un proprio destriero, in zona è presente un attrezzato centro ippico. Anche i sentieri sono a disposizione per lunghe pedalate alla scoperta della montagna molisana, che offre svariate possibilità anche a chi preferisce dedicarsi a forme di trekking più o meno impegnative.

Si procede verso nord arrivando a Pietracupa, arroccato attorno a una rupe.

pietracupa molise

Si presenta come un presepe, tanto da essersi meritato l’appellativo di “Betlemme del Molise”. Un caratteristico paesino di pochi abitanti ai piedi di un piccolo monte nel cuore del Medio Sannio, sovrastato da uno sperone di roccia.

Un luogo dall’atmosfera magica, caratterizzato dalla presenza di una grotta dove, alla Vigilia di Natale, si vive una Natività davvero molto realistica. Grazie alla sua conformazione, questa grotta è stata adibita ad usi diversi nel corso del tempo. Inizialmente utilizzata come luogo di dimora, abitata dai primi seguaci di Papa Celestino, venne poi  trasformata  in tribunale ai tempi dell’Inquisizione, fino ad essere adoperata come prigione e come luogo pubblico per le esecuzioni capitali. Ma l’attrazione principale resta la chiesa rupestre di Sant’Antonio Abate, ricavata all’interno di una grotta nella roccia che domina il paese.

Proseguendo verso sud ecco Oratino, isolato su una rupe nella valle del Biferno.

Un borgo dove la transumanza ha percorso per secoli i suoi antichi tratturi. Oratino è famoso per la maestria e la padronanza nell’arte della scultura della pietra. Una tradizione tramandata di padre in figlio visibile nelle incisioni e decorazioni presenti nel centro storico e sui portoni d’accesso delle abitazioni.

Continuando a passeggiare per le vie del centro storico si incontra Palazzo Giordano, bellissima residenza signorile del XV secolo con il suo fossato tutt’ora ben visibile e testimone della grandezza medievale del borgo.

Appena fuori dal paese la chiesa della Madonna di Loreto. Si presenta esternamente come una tipica chiesetta di campagna, ma al suo interno custodisce uno fra i pochi esempi di stile rococò del territorio molisano.

Una serie di feste e tradizioni si svolgono a Oratino. La notte del 24 dicembre si trascorre la Vigilia celebrando La Faglia, una tra le tradizioni natalizie più antiche del Molise. Più di cinquanta oratinesi raccolgono, puliscono e selezionano  un insieme di canne nei campi della zona.

Una volta incastonate con cura formano una faglia lunga circa 14 metri e la trasportano dall’ingresso del borgo fino al sagrato della Santa Maria Assunta. Davanti alla chiesa la faglia, alta quasi come il campanile, viene poi incendiata e benedetta dal parroco. Lo spettacolo del grandissimo falò rischiara tutta la valle e rappresenta un modo davvero particolare di vivere la notte di Natale.

Poi il 17 gennaio c’è la Festa delle Lessate.

In occasione della festa di Sant’Antonio Abate si accende di nuovo un grande falò attorno a cui si raduna tutto il borgo e lo si guarda ardere consumando insieme le “ lessate”, piatto a base di ceci, cicerchie e grano, cucinato sul sagrato della chiesa.

Nel periodo di Quaresima si svolge  la Z’ seca la Vecchia, una festa divertente in cui attori comici improvvisati ironizzano sul rapporto sessuale e sui piaceri della vita. Il 13 maggio invece ci sono i festeggiamenti di piazza per San Bonifacio, patrono del paese.

Si arriva poi a Campobasso, la città più popolosa della regione situata a 700 metri sul livello del mare.

Il borgo antico è disposto a semicerchio sul pendio del colle detto Monte, dominato dal Castello Monforte, un massiccio quadrilatero con i resti delle torri laterali e del ponte levatoio ancora in vista.

Accanto al castello sorge la chiesa di San Giorgio, costruita nel X secolo su un preesistente edificio sacro, che conserva all’ interno preziosi affreschi trecenteschi. Nel centro storico si trovano anche la chiesa romanica di San Leonardo e la chiesa di Santa Maria della Croce, sede dell’antica confraternita dei Crociati.

Su piazza Gabriele Pepe si affacciano il Convitto “Mario Pagano“, con un giardino ricco di specie botaniche,  il Palazzo del Governo, e più avanti, la Cattedrale in stile neoclassico. Accanto alla Cattedrale si trova il Teatro Savoia con la sua facciata Liberty. Poi nello splendido palazzo Mazzarotta ha sede il Museo Provinciale del Sannio, che conserva un’interessante collezione di reperti dell’epoca sannitica.

Ma Campobasso è anche luogo di una particolare tradizione. In occasione della festività del Corpus Domini, per le strade del centro avviene la processione dei Misteri. Questi nascono da rappresentazioni allegoriche religiose della Bibbia e sono costruiti con una struttura in una lega ferrea molto leggera, ma allo stesso tempo molto resistente.

L’ideatore di queste opere d’arte è il campobassano Paolo Saverio di Zinno, che le realizzò nel XVIII secolo. Ogni anno sfilano per le vie della città questi ‘quadri viventi’ composti da anziani, adulti e soprattutto bambini, che vengono vestiti da angeli santi e demoni, volteggiando nell’aria ancorati alla struttura principale.

I protagonisti della manifestazione sono i Diavoli.

Irriconoscibili a causa del trucco, si possono muovere liberamente a differenza degli altri personaggi dei misteri e possono fare scherzi al pubblico rimanendo in totale anonimato. Le loro “vittime” preferite sono le suore affacciate ai balconi del convento in Viale Elena, che minacciano con una coda di mucca. La tradizione vuole che i genitori affidino nelle mani dei diavoli i loro figli per immortalarli in una fotografia.

Lasciata Campobasso si visita Sepino una città vera e propria risalente al 300 a.C. e perfettamente conservata.

Situata sulle rovine di un villaggio sannitico, sorge all’incrocio fra il tratturo Pescasseroli-Candela e la strada che collega il versante matese alla costa. Il lungo tratturo sorse in epoca sannitica e trovò il suo sviluppo in epoca romana con la città di Saepinum, oggi conosciuta con l’appellativo di Altilia.

Questa è circondata da una cinta muraria con quattro porte d’accesso ornate da meravigliosi archi e al suo interno è suddivisa in due siti archeologici, Saepinum, che comprende i resti della città romana e Terravecchia, che racchiude i resti del villaggio sannita fortificato. Di particolare interesse  la basilica a pianta rettangolare costituita da imponenti colonne con capitelli in pietra e l’ elaborato complesso termale risalente al II secolo d.C.

Il sito di Altilia costituisce oggi un parco archeologico aperto al pubblico e parzialmente abitato.

Si possono trovare case medievali ancora in uso, il teatro, primo edificio pubblico della città, che in estate ospita vari spettacoli,  la fontana del Grifo ed un antico tempio sannitico.

Nel nucleo urbano importanti chiese come quella di S. Cristina, la chiesa di S. Maria dell’Assunta e quella di S. Lorenzo. Immerso nel verde è il Convento della SS. Trinità ricco di mosaici, sculture e dipinti.

A Sepino ogni festa si caratterizza di un’aura sacra, poiché il senso di devozione della gente è molto forte. Un evento di particolare rilevanza è la festa di Santa Cristina, organizzata in una lunga serie di ricorrenze e festeggiamenti che da gennaio a luglio offre musica, tradizioni culinarie e la caratteristica Festa dell’Emigrante, durante la quale viene apparecchiata la tavola su cui pranzano ogni anno gli emigranti giunti per onorare la Santa.

A maggio si presenta la Processione dei Santi con la suggestiva sciurata a ri sante, che consiste nel lancio di petali di fiori dai balconi e dalle finestre al passaggio del corteo. La terza domenica di settembre la Festa dell’ Altilia è uno spettacolo di musica e colori a cui sia aggiunge la Sagra del Bufù, serenata serale eseguita da gruppi folcloristici che suonano i bufù, botti in legno rivestite di pelle animale, che fatte vibrare, producono un suono originale e caratteristico.

Da qui si prosegue per Bojano, dove le piacevoli passeggiate lasciano scoprire la presenza di innumerevoli chiese.

Tra queste l’antichissima chiesa di Sant’Erasmo, inserita nel cuore del paese, la Cattedrale di San Bartolomeo, il cui edificio abbraccia un periodo di storia di oltre duemila anni, la chiesa di Santa Maria dei Rivoli, costruita sui ruderi di un tempio romano dedicato a Venere.

Notevoli anche Palazzo Colagrosso, che custodisce al suo interno il Museo Civico con due sezioni principali, una archeologica e una paleontologica, e il Museo Sannitico che custodisce i reperti archeologici mobili dell’antica cittadina con mosaici, iscrizioni onorarie e funerarie ed elementi architettonici.

A testimonianza del suo passato glorioso, ogni anno a Bojano va in scena la rappresentazione del Ver Sacrum. Si tratta della festa della “Primavera sacra” dei Sanniti. Una rievocazione scenica itinerante in costumi d’epoca che riproduce il rito sannitico della consacrazione di gruppi di giovani che, al seguito di buoi sacri, si distaccavano dalla patria di origine per andare alla ricerca di nuove terre e fondare nuove civiltà.

Il viaggio in Molise si conclude con Campitello Matese.

matese molise

Principale località turistica del massiccio del Matese, uno dei più importanti gruppi dell’appennino e il più antico del Molise.

Campitello Matese è circondata da catene montuose che guardano contemporaneamente all’Adriatico e al Tirreno ed è immersa in boschi di un verde meraviglioso in zone di assoluto valore naturalistico. Si trova su un pianoro a 1429 metri di altezza dal quale svetta il Monte Miletto, la cima più alta in regione, lungo le cui pendici si snodano circa 40 km di piste per lo sci alpino.

Ma Campitello è molto apprezzata anche nel periodo estivo, poiché consente escursioni naturalistiche in particolare nelle oasi di Guardiaregia e Campochiaro. A Guardiaregia si trova un’interessante centro visite, mentre il sentiero-natura, che inizia a monte del paese permette di affacciarsi sulle gole del Quirino e sulla cascata di San Nicola, fino a raggiungere il Monte Mutria e gli imbocchi del Pozzo della Neve, la grotta più profonda del centro-sud.

Meta ideale per chi ama la natura e la tranquillità, ma anche per chi vuole dedicarsi a lunghe escursioni o a semplici passeggiate a piedi, a cavallo o in mountain bike, che con la montagna innevata si trasformano in bellissimi itinerari da percorrere sulle racchette da neve oppure con gli sci da fondo. Consigliata anche la visita al “Bosco di pietra” di Campitello, raccolto in un fazzoletto di terreno dallo spettacolo unico.

Alessandro Campa

 

 

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