La guerra tra Israele e Palestina colpisce anche il Turismo

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Cancellazioni di prenotazioni, scali di navi da crociera spostati, riduzione dei giorni di viaggio e cambio delle mete: la guerra tra Israele e Palestina colpisce anche il Turismo, punto di forza dell’economia del Paese

Tra Israele e Palestina è guerra: razzi, morte e distruzione in Terra Santa, quella Terra che viveva anche di turismo. Si spera che tutto finirà presto e si cerca, fin dai primi attacchi, la via della Pace, così difficile da trovare tra quelle Nazioni in guerra da sempre (o quasi). Quando tutto sarà finito si cercherà di ricominciare, ognuno tornerà al proprio lavoro e ognuno alla sua quotidianità. Ci sarà chi, però, nonostante potrà tirare un sospiro di sollievo per la fine dei bombardamenti, dovrà fare i conti con una dura realtà: la mancanza di turisti.

Sì, perché la guerra tra Israele e la Palestina confinata nella striscia di Gaza colpisce anche il settore turistico: nello Stato ebraico e, soprattutto, nei Territori palestinesi. Fin dai primi attacchi tra le due Nazioni, il ministro del Turismo israeliano, Stas Misezhnikov, aveva lanciato l’allarme: ‘L’industria del turismo pagherà uno scotto molto pesante’. A Gerusalemme e nel nord del Paese le prenotazioni nelle strutture alberghiere finora hanno fatto registrare un numero ridotto di cancellazioni, ma al Sud la situazione è più grave: le navi da crociera che abitualmente fanno scalo ad Ashdod, uno dei centri più bersagliati dai missili di Hamas, ora attraccano a Haifa. Diversi turisti hanno deciso di accorciare o annullare la loro vacanza nella zona.

Dall’inizio della guerra tra Israele e Palestina, Costa Crociere ha deciso di cancellare gli scali previsti in Israele di Costa Pacifica, sostituendoli con scali a Santorini e Rodi (Grecia), e Izmir e Istanbul (Turchia). Il presidente dell’Associazione araba per gli hotels (AAH), Elias al-Arja, ha dichiarato: ‘A Betlemme il 40%-50% delle prenotazioni per il prossimo mese è stato cancellato’.

Il settore del turismo rappresenta circa il 12% del Pil della Cisgiordania: percentuale che aumenta notevolmente proprio in luoghi come Betlemme, abitualmente meta di pellegrini da tutto il mondo, in particolare nel periodo natalizio.

(gc)

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