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pistoia duomo

PISTOIA, Capitale Italiana della Cultura 2017

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Pistoia, sorprendente città in un’armonia di arte e tradizioni

Un angolo di Toscana poco conosciuto.

Una “città di pietra incantata dalle larghe strade e dalle belle chiese”, decantata da poeti e scrittori che ne hanno celebrato il suo fascino. Pistoia si presenta come un piccolo centro in cui scoprire un percorso ricco di chiese, palazzi, musei e monumenti disposti  intorno ad una Piazza del Duomo tra le più incantevoli d’Italia.

Proprio quest’ultima, monumentale centro della vita politica e religiosa della città, racchiude attrazioni culturali di grande pregio.

A partire dalla Cattedrale di San Zeno, meraviglioso edificio romanico nel cuore della città, che risale a prima dell’anno Mille.

La chiesa venne completamente rinnovata all’inizio del XII secolo e fu oggetto di una serie di interventi successivi. L’esterno è caratterizzato da un triplice ordine di logge e dalla tipica decorazione di strisce di marmo bianco e nero. Nella parte superiore della facciata si notano le due bellissime statue di marmo che raffigurano i due patroni, San Jacopo a destra e San Zeno a sinistra.

L’interno della chiesa, a tre navate, è originario del Trecento ed è stato impreziosito dagli affreschi di Domenico Cresti, detto il Passignano, che ne decorano le volte e le pareti. Tra le altre opere d’arte custodite nella Cattedrale spiccano l’altare argenteo di San Jacopo, realizzato tra il Duecento e il Quattrocento dai migliori orafi dell’epoca, e il grande Crocifisso di legno tavola realizzato nel 1274 da Coppo di Marcovaldo.

Accanto alla cattedrale, dall’alto dei suoi 67 metri, si erge l’elegante campanile del Duomo, uno dei più belli d’Italia.

Nato come torre di guardia longobarda, fu in seguito abbellito dallo scultore ed architetto Giovanni Pisano. Un simbolo di Pistoia, ma anche un luogo dove poter ammirare tutta lacittà ed il panorama circostante una volta arrivati in cima.

Di fronte alla cattedrale, invece, si trova il Battistero di San Giovanni in corte o Ritondo di Pistoia. Sorto sull’area dell’antica chiesa battesimale di Santa Maria e San Giovanni in corte, da cui ha ripreso il nome, si presenta come una delle massime espressioni dell’architettura gotica toscana.

Un imponente monumento a base ottagonale che raggiunge un’altezza di circa 40 metri, la cui ricostruzione iniziò a partire dal 1301. L’esterno è interamente rivestito di marmo bianco e verde con il portale principale sormontato da un timpano triangolare intero con un rosone traforato al centro. Nella lunetta sopra la porta che affaccia sulla piazza del Duomo si ammirano tre statue raffiguranti la Vergine col Bambino al centro e San Giovanni e San Pietro ai lati.

L’interno del battistero non è stato decorato, Sui mattoni della struttura, infatti, manca il rivestimento marmoreo. La fonte battesimale che si trova al suo interno fu realizzata nel 1226 da Lanfranco da Como e rappresenta una testimonianza delle prime origini dell’edificio, data   dall’iscrizione con data e firma dell’artista che ne eseguì l’opera. La fonte battesimale si mostra rialzata di due gradini, ornata con formelle o rosoni, ai cui angoli si presentano i quattro pozzetti in cui si posizionavano i battezzatori.

Sempre su Piazza Duomo ecco Palazzo Pretorio, attuale sede della Prefettura di Pistoia.

Un edificio di origine medievale costruito per ospitare il Podestà comunale del tempo e da sempre emblema del  potere giudiziario della città. Nella prima metà dell’Ottocento il palazzo fu soggetto ad un importante intervento di ampliamento, che mantenne però inalterate molte parti della struttura originale.

La visita del palazzo si concentra principalmente nel suo affascinante cortile interno. Un grande spazio coperto con soffitto a volte e decorato da una serie di affreschi che raffigurano gli stemmi dei podestà e dei commissari in servizio nel palazzo.

Anche l’Antico Palazzo dei Vescovi si trova nella splendida Piazza Duomo. Costruito alla fine dell’XI secolo come residenza dei vescovi, venne ristrutturato ed ampliato nei secoli successivi. L’aspetto odierno del palazzo appare elegante e signorile, nonostante siano presenti alcune caratteristiche medievali che ricordano il suo passato di struttura fortificata e merlata.

Alcune modifiche sostanziali all’architettura del palazzo furono eseguite tra la metà del XII secolo e gli inizi del XIII. Una di queste modificò la corte vescovile, con la costruzione della sacrestia di San Iacopo, dove era custodita la reliquia del santo.

Nel 1786 l’antico palazzo dei Vescovi fu venduto a privati. Nei decenni successivi la struttura fu profondamente modificata, aumentando il numero dei piani interni e suddividendola in appartamenti e negozi, mentre nel 1936 fu eseguito un primo intervento di restauro della facciata principale, che fece riemergere alcuni tratti delle linee gotico-rinascimentali.

Attualmente il palazzo è utilizzato come complesso museale e ospita il Museo della Cattedrale di San Zeno.

Una raccolta d’arte sacra che comprende oreficerie medievali e rinascimentali di straordinaria importanza come lo splendido reliquiario di San Jacopo di Lorenzo Ghiberti del 1407.

Il percorso museale include una sezione archeologica dove si possono ammirare i cippi funerari etruschi di un periodo compreso tra il VI e il V sec. a.C., una raccolta di arredi sacri e ornamenti liturgici, ma anche gli affreschi trecenteschi della Cappella di San Niccolò.

Un altro edificio di notevole importanza è il Palazzo degli Anziani, attuale sede del Municipio di Pistoia, la cui costruzione risale intorno al 1294. Lo stile di tutto l’edificio indica un carattere gotico, mentre la facciata è completamente in pietra serena.  Sopra ogni arco è presente uno stemma: nell’arco centrale è scolpito quello dei guelfi, a destra si presenta lo stemma cittadino e a sinistra è raffigurato il giglio di Firenze.

Sulla parete a destra del balcone centrale si trova una testa in marmo sovrastata da una mazza. La persona raffigurata è oggetto di varie teorie e racconti. Alcuni pensano appartenga a Museto II, vinto nella guerra delle Baleari proprio da un pistoiese, mentre altri ritengono sia di Filippo Tedici, il più grande traditore di Pistoia secondo la tradizione popolare.

All’interno del Palazzo Comunale ha sede il Museo Civico d’arte antica, la prima e maggiore istituzione museale cittadina di origine tardo ottocentesca.

L’intera storia artistica di Pistoia, dal XII al XX secolo, viene qui rappresentata attraverso oltre 300 opere fra dipinti, sculture e oggetti di arte applicata come oreficerie e ceramiche. Una raccolta dal carattere territoriale che si connette al tessuto storico, religioso, architettonico e urbanistico da cui provengono.

Le autorevoli opere esposte documentano le vicende culturali della città nel suo alternato rapporto di dipendenza politica e di autonomia da Firenze. Eventi che fecero nascere nel tempo originali formulazioni stilistiche dell’arte locale. La scuola trecentesca, con un considerevole nucleo di fondi oro, e la corrente pittorica della prima metà del Cinquecento, con una ricca serie di pale d’altare con il tema della ‘Sacra Conversazione’, rappresentano i principali motivi di interesse del museo.

Il percorso si conclude nel mezzanino, dove sono collocati il Centro di Documentazione Giovanni Michelucci, dedicato al grande architetto e urbanista pistoiese, un ‘area lettura ed uno spazio per attività educative e conferenze.

Il museo civico d’arte è il primo dei musei civici di Pistoia, che in realtà si presentano come quattro luoghi d’arte e di storia in un unico racconto della città e del suo territorio. Quattro importanti istituti culturali che, oltre ad illustrare il percorso storico-artistico di Pistoia nel tempo, sono di supporto e di stimolo alla visita della città e alla storia a cui sono strettamente legati.

Segue, infatti, il Museo dell’Ospedale del Ceppo che ha sede nella parte storico-monumentale dell’ex complesso ospedaliero.

Fondato nel 1277, ha svolto funzioni sanitarie per ben oltre sette secoli di storia, fino al completamento del nuovo ospedale San Jacopo avvenuto nel 2013. L’importanza esercitata dall’ospedale nella vita sociale dei pistoiesi è stata determinante durante tutta la storia della città.

L’Ospedale del Ceppo è sicuramente uno degli edifici più significativi e caratteristici di Pistoia. Lo splendido fregio, che ancora oggi caratterizza la facciata con loggia, è un elemento di singolare bellezza. Un fregio in terracotta rivestita con ceramica policroma e lucente simile in apparenza ad una maiolica, realizzato da Luca della Robbia nel 1440. Un capolavoro della scultura rinascimentale e fra le opere più note ed emblematiche di Pistoia.

Entrando nell’antico ospedale, il percorso museale ne racconta le vicende storiche, architettoniche e artistiche. Nell’ex corsia maschile di San Jacopo e in alcuni spazi del complesso monumentale la visita prosegue con l’ampia sezione sulla storia della sanità pistoiese.

Qui vengono illustrati specifici approfondimenti dedicati alla ricca collezione storica dei ferri chirurgici, all’ex Ospedale psichiatrico delle Ville Sbertoli e alle biografie dei medici che più hanno contribuito allo sviluppo e alla fama dell’ospedale. Una testimonianza della Scuola medico-chirurgica, attiva a partire dal XVII secolo, è il settecentesco Teatrino Anatomico, al quale si accede dal giardino, tappa finale del percorso.

Un altro luogo della cultura civica di Pistoia è il Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni, residenza che prende il nome dalla nobile famiglia pistoiese che vi abitò fino al 1842.

Il museo espone la collezione permanente di arte moderna e contemporanea del Comune di Pistoia che, costituita da fondi civici originari, acquisizioni e donazioni, presenta un itinerario attraverso il panorama artistico dagli anni Venti del Novecento ai giorni nostri.

Il percorso museale, ordinato cronologicamente e per nuclei omogenei di opere, inizia dalle sale del pianoterra. Qui si trova la sezione dedicata al Novecento artistico pistoiese dalla seconda metà degli anni Venti alla fine degli anni Sessanta.

Al primo piano, intorno al grande salone centrale a doppio volume, il percorso prosegue con le sale monografiche riservate ai pistoiesi Mario Nigro, Fernando Melani, Gualtiero Nativi e Agenore Fabbri, e con le sale collettive che ospitano le opere donate al Comune di Pistoia da molti degli artisti intervenuti dal 1990 a Palazzo Fabroni con mostre personali o tematiche.

Un percorso affascinante che offre un significativo itinerario attraverso l’Arte Povera, il Concettuale, la Minimal Art, la Poesia visiva, con un totale rinnovamento del linguaggio e dei materiali artistici. Undici ritratti fotografici di artisti di Aurelio Amendola sono distribuiti in varie sale, mentre gli spazi del secondo piano sono destinati alle mostre temporanee.

Una naturale sintesi della visita di palazzo Fabroni è la casa-studio dell’artista pistoiese Fernando Melani, oltre che importante e singolare elemento dell’intero insieme dei musei di Pistoia.

La casa- studio fu acquistata dal Comune di Pistoia nel 1987 insieme alee oltre 2800 opere in essa contenute. La sua sede è all’interno di Palazzo Fabroni e rappresenta un contenuto di eccellenza per lo studio dell’arte contemporanea.

In seguito a restauri effettuati nel pieno rispetto dell’edificio, oggi la struttura costituisce un esempio unico di spazio dove, in perfetta armonia, si manifesta l’intera esperienza artistica dell’autore e il suo percorso di ricerca attraverso i principali movimenti dell’arte della seconda metà del Novecento.

Nei diversi ambienti una gran quantità di opere occupano i soffitti, le pareti, i pavimenti, secondo la disposizione che Melani stesso aveva predisposto fin dalla loro realizzazione. Un percorso intenso e ricco di fascino lungo le tracce del pensiero di questo straordinario protagonista dell’arte del Novecento italiano, tra sperimentazioni sui metalli, lamiere e fili di ferro che pendono dai travicelli del soffitto.

Proprio di fronte a Palazzo Fabroni si presenta la pieve di Sant’Andrea.

Una delle più belle chiese cittadine che risale all’VIII secolo ed è sede dell’omonima parrocchia retta dal clero diocesano di Pistoia.

La facciata, incompleta nella parte superiore, è caratterizzata da cinque arcate cieche tra le quali si aprono i tre portali d’ingresso. La decorazione della facciata, con ornamenti marmorei a due colori, tipico delle chiese romaniche pistoiesi, fu realizzato da Gruamonte, a cui si deve anche tutto il repertorio scultoreo e in particolare l’architrave del portale mediano. Su quest’ultimo viene raffigurato il Viaggio dei re Magi. Un’immagine abbastanza rara in un contesto simile, ma che si potrebbe spiegare con la posizione della chiesa.

La pieve di Sant’Andrea, infatti, affacciava sulla via Francigena, uno dei più importanti percorsi dei pellegrinaggi medievali. Al suo interno è contenuto il celebre Pulpito di Sant’Andrea di Giovanni Pisano, scolpito nel XIII secolo e sul quale si possono ammirare le Storie della vita di Cristo.

Altri due luoghi di culto rendono la visita a Pistoia ancora più interessante.

Il primo è la Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas, così chiamata perché era collocata fuori dal nucleo originario della città di Pistoia, che nel Medioevo corrispondeva alla prima cerchia muraria.

Un luogo dal valore unico per i pistoiesi che, in origine, era occupato da una chiesa costruita dai Longobardi. Questi, una volta convertiti al cattolicesimo, vollero dar prova della loro fede dedicando al santo apostolo un nuovo luogo di culto. La costruzione del nuovo edificio iniziò nel XII secolo seguendo i canoni dell’architettura romanica.

Anche la chiesa di San Giovanni Fuorcivitas, infatti, si presenta come un complesso ampiamente decorato da una riproduzione di marmi a due colori. La facciata è coperta da lunghe linee orizzontali bianche e verdi che costituiscono la parte più caratteristica delle decorazioni esterne della chiesa, mentre l’interno si arricchisce delle opere di importanti artisti del Rinascimento italiano.

Luca della Robbia manifesta il suo genio con la splendida Visitazione, scultura in terracotta invetriata bianca.

In mezzo alla navata della chiesa spicca la splendida acquasantiera in marmo di Giovanni, una vasca poligonale sorretta dal gruppo di tre figure femminili che simboleggiano fede, speranza e carità. E poi un capolavoro come il Pergamo di Fra Guglielmo da Pisa, un pulpito in marmo bianco di forma rettangolare addossato al muro e con tre facce scolpite.

Il secondo è la Chiesa del Tau, edificata insieme all’annesso convento intorno alla prima metà del 1300 per volontà di Fra Giovanni Guidotti. Dedicata a Sant’Antonio Abate, che viene raffigurato come un vecchio con la barba lunga e bianca, la chiesa del Tau prende il nome dalla croce cucita sulla veste che portavano i religiosi.

L’esterno della Chiesa, visibile su tre lati, è costituito da tre campate rettangolari con grandi archi a tutto sesto. L’intero complesso mostra una somiglianza con la cultura fiorentina, ben evidente nell’utilizzo della pietra forte, unico esempio di questo genere in città. Sulle pareti della chiesa è rappresentato un importante ciclo di affreschi a cura del pittore fiorentino Niccolò di Tommaso, attivo tra il 1346 e il 1375.

La sua opera si può osservare nelle fasce laterali della chiesa, in cui sono illustrate, su tre ordini sovrapposti, storie dell’Antico e del Nuovo Testamento e della vita di S. Antonio Abate, in particolare del suo rapporto con la comunità e della leggenda legata alle sue reliquie. Soppressa nel 1787 la chiesa subì notevoli modifiche, ma i restauri degli anni Sessanta riuscirono a recuperare gran parte delle strutture e decorazioni pittoriche originali.

A Pistoia, nel mese di luglio, musica e tradizione si incontrano e danno vita ad appuntamenti unici e particolari.

Primo fra tutti Pistoia Blues, rassegna internazionale di musica blues, considerata una tra le più importanti in Europa. Nata nel 1980 si svolge a cadenza annuale nella seconda settimana del mese di luglio. La suggestiva Piazza Duomo fa da cornice alla musica, creando così un evento esclusivo che coinvolge il centro storico della città.

Da sempre sul palco i più grandi nomi internazionali si esibiscono in quello che è diventato un appuntamento immancabile per gli amanti della musica. Il Festival, negli anni, ha accolto con entusiasmo grandi interpreti e leggende del rock e del blues come Jimmy Page, Rory Gallagher e BB King.

La tradizione, invece, viene rispettata ogni 25 luglio con la Giostra dell’Orso, locale palio cittadino di origine medievale dedicato a San Jacopo, patrono della città. Una ricorrenza molto sentita, un importante momento di raccoglimento culturale della provincia toscana. La corsa era di tale rilevanza per i cittadini che, durante i secoli, non veniva interrotta se non in casi eccezionali, come guerre, epidemie o lotte politiche interne.

In occasione di questo evento un suggestivo corteo di circa 300 persone, nei loro caratteristici costumi medievali, sfila lungo le vie del centro storico fino alla piazza del Duomo.

I veri protagonisti della Giostra dell’Orso, però, sono i rioni cittadini che si sfidano tra loro.

Ogni rione è rappresentato, come nei tempi antichi, da tre compagnie, ciascuna di esse con un capitano, una bandiera, un cavaliere, un trombettiere e un buon numero di alabardieri.

La gara viene disputata fra dodici cavalieri, tre per ciascuno dei quattro rioni che prendono il nome dalle porte della città ed hanno come simbolo il Leone, il Cervo, il Drago e il Grifone. Annunciati solennemente dai trombettieri e da un rullo di tamburi, i dodici cavalieri entrano nella piazza seguiti dal pittoresco corteo e, salutate le Autorità ed i rappresentanti di ciascun rione, prendono posto sotto l’arcata del Palazzo Comunale.

La Giostra ha inizio dopo la lettura delle norme che regolano il torneo. I cavalieri, due a due, percorrono al galoppo l’apposito tracciato, creato lungo il perimetro della piazza, fino a raggiungere le figure di due orsi stilizzati che rappresentano il bersaglio da colpire e per il quale vengono assegnati dei punteggi.

Al termine viene proclamato il rione vincitore, mentre il cavaliere che individualmente ha conseguito il maggior punteggio ottiene il titolo di “Cavalier speron d’oro di Pistoia e contado“.  La Giostra dell’orso è stata sospesa dopo gli incidenti che costarono la vita a due cavalli nell’edizione del 2014, ma due anni dopo è stata ripresa dopo un referendum cittadino sul suo mantenimento, apportando alcune sostanziali modifiche al regolamento.

Come buona parte della cucina toscana, la cultura gastronomica di Pistoia è caratterizzata da un utilizzo sapiente e parsimonioso degli ingredienti che la rende sana e gustosa allo stesso tempo.

Tra gli antipasti è famosa la fett’unta, un piatto povero contadino costituito da una fetta di pane rustico abbrustolito nel forno o sulla piastra, sulla quale si strofina uno spicchio d’aglio e viene condita con olio extravergine di oliva toscano, sale e pepe. Il pane resta sempre protagonista con i crostini di frattaglie di pollo ed i crostoni di cavolo nero, ma gioca un ruolo importante anche nei primi piatti.

Pane raffermo e varie tipologie di verdure sono, infatti, gli ingredienti principali della zuppa di pane alla pistoiese. Ma uno dei primi piatti più celebri è sicuramente la zuppa del carcerato. Una ricetta che nasce proprio nel carcere di Pistoia, un tempo circondato da macelli. La facile reperibilità degli scarti di vitellone ed il poco prezzo richiesto per le parti utilizzate diedero vita ad un’incredibile zuppa ancora oggi molto apprezzata, a base di parti molli del vitello, pane raffermo, formaggio e pepe.

Un altro particolare primo piatto è la farinata con le leghe.

Una pietanza esclusiva di Pistoia, il cui nome molto originale è dato dalle “leghe”, ovvero le striscioline di cavolo nero, che una volta mescolate nel piatto sembra vogliano legare la farinata. E per i pranzi importanti ecco i maccheroni sull’anatra, piatto tipico della festa del patrono San Jacopo. Le sue dimensioni tozze la rendono un elemento prefetto per creare un piatto unico, dato che viene usata sia come condimento per la pasta che come carne per la seconda portata.

I secondi più rinomati sono la trippa e il lesso rifatto. Un piatto di recupero, quest’ultimo, quando la carne era un lusso e non doveva essere sprecata, che viene riproposto con lesso avanzato accompagnato da funghi secchi, pancetta e pomodori.

Tra i dolci tipici di Pistoia il berlingozzo occupa un’importante posizione. A forma di ciambella, particolarmente adatto per la colazione, ma anche per merenda o dopo cena da inzuppare nel vin santo. Un dolce semplice, preparato con pochi ingredienti quali uova, farina, zucchero, scorza di limone, gli stessi con cui si ottiene la ricetta dei brigidini al forno, altro dolce caratteristico di questa splendida città toscana.

Poi i cenci, dolce tipico del carnevale.

Molto friabili, fritti e cosparsi con un’abbondante spolverata di zucchero semolato, molto simili alle frappe o alle chiacchiere. Una somiglianza con le crepes, invece, è data dai necci, golosi dolci con una pastella a base di farina di castagne e con un cremoso ripieno di ricotta, che un tempo venivano consumati anche in versione salata.

Pistoia, inoltre, è famosa per i diversi tipi di confetti che si producono, ma il migliore resta sicuramente il “Birignoccoluto”, o semplicemente “confetto a riccio di Pistoia, ottenuto seguendo antichissimi sistemi di lavorazione ed una ricetta rimasta invariata nel tempo.

Alessandro Campa

 

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