Il lusso antico: la Villa Romana Del Casale a Piazza Armerina

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La Villa Romana Del Casale a Piazza Armerina e’ ricca di elementi architettonici e decorativi. Un ingresso monumentale accoglie i visitatori, tra stupore e curiosita’

Inserita dall’Unesco, nel 1997, tra i siti patrimonio dell’umanità, per essere esempio supremo di una lussuosa villa romana indicante le condizioni sociali ed economiche di un’epoca storica, atto creativo della genialità umana e testimonianza di interscambi di valori umani, la Villa Romana Del Casale a Piazza Armerina si caratterizza per la sua eccezionale ricchezza di elementi architettonici e decorativi. La Villa, costruita nel IV secolo d.C. su commissione di un Imperatore o di un esponente dell’aristocrazia senatoria (di cui vengono celebrate le gesta grazie a degli affreschi), sorge al di sopra di una villa rustica risalente al periodo che va dal I secolo alla metà del III secolo d.C. La presenza dei bagni e due ritratti risalenti 1 ° secolo d.C., e raffiguranti, forse, i membri della famiglia, fanno presupporre che la villa appartenesse a un ricco proprietario. Alcuni indizi  dimostrano  che la precedente casa è stata distrutta da un terremoto nel primo decennio del 4° secolo, quando ormai era probabilmente di proprietà di Marco Aurelio Maximinianus, un Pannonianum che viene promosso a generale dai ranghi dell’esercito romano, e poi innalzato al rango di Augusto da Diocleziano.

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Ricostruita, nel corso del V e VI secolo la Villa Romana Del Casale si adatta a finalità difensive, in un preciso programma di fortificazione, rivelato, durante gli scavi, dalla presenza di contrafforti a sostegno dei diversi ambienti e dalla chiusura delle arcate superstiti dell’acquedotto, collegato alle terme. La Villa subirà un lento processo di abbandono e deterioramento ma verrà nuovamente occupata nei secoli successivi, da nuove strutture abitative sovrapposte alle stanze di sostrato. Nasce quindi un villaggio Medievale, che prende nome di Palàtia, Blàtea, Iblâtasahn (in Arabo), Plàtia, e che  rimane  occupato fino all’invasione araba del 9 ° secolo. L’atto finale di distruzione avviene ad opera del sovrano normanno di Sicilia, Guglielmo I il Malo, intorno al 1155. Due anni dopo viene fondata una nuova città fortificata nell’attuale sede di Piazza Armerina.

La Persistenza di realtà insediative più strutturate nella zona appartenente al sito in cui sorgeva la villa romana viene rilevata ancora nel XV secolo, grazie alla presenza di un centro , conosciuto come Casale, da cui ha tratto il nome. Gli scavi intorno al sito, mostrano solo una parte dello stabilimento (4.000 metri), decorato con pavimenti in mosaico.

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La villa Romana Del Casale, costruita su una serie di terrazze, accoglie i visitatori con un ingresso monumentale, che si apre in una corte porticata poligonale dalla quale si accede alla cosiddetta Edicola di Venere, la quale, a sua volta,  conduce ai luoghi termali. Il peristilio principale, intorno a cui ruotano tutti gli ambienti della villa, è caratterizzato da una fontana monumentale a tre vasche  e dal Saccello dei Lari, un piccolo santuario absidato. Una palestra ovale dà accesso a un impressionante frigidarium ottagonale, decorato da un mosaico con Corteo Marino,  e al tepidarium, da cui si aprono tre calidari (bagni caldi). Ad est del peristilio principale, si sviluppa il corridoio della Grande Caccia , contenente  uno mosaici più belli della Villa, raffigurante la cattura di animali selvatici in Africa.In questa zona nasce anche la basilica, una grande sala per ricevimenti, pavimentata in marmo. La maggior parte delle piccole stanze, in questa parte del complesso, si caratterizzano per i pavimenti in  mosaico raffiguranti l’attività domestica. Particolarmente noto è la raffigurazione di un gruppo di giovani donne che  indossano costumi molto simili al bikini moderno, impegnate in attività sportive.

I mosaici sono la gloria della Villa del Casale, e con ogni probabilità essi sono il risultato, per stile e raffigurazioni,  di artisti provenienti dal Nord Africa. 

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Per motivi stilistici si ritiene che abbiano lavorato nella villa almeno due mosaicisti: uno, dallo stile classico, che raffigura principalmente scene mitologiche e l’altro, dall’approccio più realistico, che ritrae scene di vita contemporanea. Dal 2006 il sito è divenuto oggetto di un programmatico intervento conservativo di recupero, le cui linee guida sono tracciate dall’Alto Commissiario Vittorio Sgarbi  e attuate dall’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali, con fondi dell’Unione Europea, su Progetto e Direzione dei Lavori di Giudo Meli. L’intervento coinvolge circa 3000 mq di superfici pavimentali musive ed in opus sectile oltre a numerosi dipinti murali policromi, nonché la riconfigurazione della volumetria degli spazi. 

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