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La margarina fa bene alla salute? Dipende dalla quantita’ di grassi idrogenati

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Ultimamente le industrie evitano i grassi idrogenati usando i grassi tropicali già saturi come l’olio di palma o di cocco. I grassi idrogenati, detti anche ‘trans’ possono provocare gravi danni alla salute, come il rischio di ictus, per questo molte case produttrici non li adoperano più come un tempo

La margarina fa bene alla salute? Dipende da come viene fatta. Vale a dire se contiene o meno i famigerati grassi “trans” (anche detti idrogenati) gli stessi che si generano ’saturando’ i grassi vegetali. “Un olio per poter essere spalmabile deve essere denso”, spiega Andrea Ghiselli, ricercatore dell’Istituto nazionale per la nutrizione e la ricerca degli alimenti-Inran. “La differenza di solidità del prodotto dipende dalla ricchezza di grassi insaturi. In poche parole più insaturi ci sono, maggiore è la fluidità della margarina”. Tanto è vero che i pesci che vivono in ambienti freddi sono costretti ad avere nell’organismo grassi molto insaturi “altrimenti diventerebbero delle saponette, si condenserebbero”.
 
Per trasformare un olio vegetale in un prodotto spalmabile – e quindi denso – bisogna renderlo ‘saturo’. “Questo avviene attraverso un processo industriale catalitico durante il quale vengono prodotti acidi grassi, i ‘trans’, ancora più dannosi di quelli saturi.” Praticamente l’idrogenazione. “Motivo per cui – spiega Ghiselli – da un certo punto in poi i ‘trans’ sono stati sottoposti a censura e le industrie sono state invitate a diminuirne il contenuto nei prodotti in commercio”. Alcuni industriali hanno accolto i “consigli” e hanno abolito il processo catalitico che provoca i grassi idrogenati dannosi.
 
“Ora infatti non si fa più l’idrogenazione dei grassi, ma si usano grassi vegetali già saturi presenti ai tropici come l’olio di palma e di cocco”, conclude il ricercatore Inran. Evitando così che la margarina o altri grassi spalmabili contengano i famigerati grassi ‘trans’ che secondo uno studio recentemente presentato all’ultimo congresso dell’American Stroke Association, aumenterebbero anche il rischio di ictus. (Nereo Brancusi)
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