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L’incesto è da animali?

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Lo studio che si occupa della pratica incestuosa dell’accoppiamento animale con i propri parenti

Non è solo un fatto culturale, etico, religioso quello che ci spinge a pensare che non sia cosa buona accoppiarsi con i parenti, la consanguineità è vista come un male per molti altri aspetti, anche scientifici.

Eppure, una nuova ricerca condotta dai ricercatori dell’Università di Stoccolma e pubblicata su Nature Ecology and Evolution, mostra che questa ipotesi contraria all’incesto non ha molto fondamento.

L’idea che gli animali debbano evitare l’accoppiamento con i parenti è stata il punto di partenza per centinaia di studi scientifici condotti su molte specie, ma secondo questi scienziati il quadro è più complicato.

Lo studio fornisce una sintesi di 139 studi sperimentali su 88 specie che coprono 40 anni di ricerca, risolvendo il dibattito di lunga data tra aspettative teoriche ed empiriche su se e quando gli animali dovrebbero evitare la consanguineità.

Quello che viene dimostrato dai dati è che gli animali raramente tentano di evitare l’accoppiamento con i parenti – una scoperta coerente in un’ampia gamma di condizioni e approcci sperimentali.

Lo studio ha anche esaminato la pratica di evitare la consanguineità negli esseri umani, confrontando i risultati con esperimenti simili a quelli fatti con gli animali.

“Abbiamo confrontato studi che chiedevano se gli esseri umani evitassero la consanguineità quando presentata con immagini di volti manipolati digitalmente per farli sembrare più o meno consanguinei a studi che hanno utilizzato approcci simili in altri animali. Proprio come per altri animali, si è scoperto che quella non è una prova che gli esseri umani preferiscano evitare la consanguineità”, afferma Raïssa de Boer, autrice dello studio e ricercatrice in zoologia all’Università di Stoccolma, secondo un comunicato stampa dell’università.

Lo studio, quindi, mostra come nuovi fattori cognitivi ed ecologicamente rilevanti possano modellare la biologia della conservazione: mantenere la diversità genetica potrebbe avvenire anche non evitando la consanguineità. Questi risultati sollecitano cautela nelle pratiche e aprono nuovi orizzonti anche per i programmi di allevamento che cercano di avere successo nella conservazione delle specie in via di estinzione.

 

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