Perche’ la Svizzera punta sull’efficienza energetica

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Perche’ puntare sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili, classiche e nuove. Il discorso dell’ambasciatore svizzero in Italia, Bernardino Regazzoni

Si è tenuto qualche giorno fa il convegno ‘Efficienza energetica – reale opportunità di sviluppo’, un momento in cui forze politiche, istituzionali e industriali hanno concentrato la loro attenzione al futuro sostenibile dell’Italia, della Svizzera e dell’Europa. In tale occasione a colpire particolarmente per la concretezza e le idee è stato il discorso dell’Ambasciatore Svizzero in Italia Bernardino Regazzoni. Ecoseven.net vuole rendere i suoi lettori partecipi di questo, pubblicando il discorso dell’Ambasciatore sull’efficienza energetica.    

 

(…)  [Svizzera e Italia, ieri e oggi

Da 150 anni l’Italia e la Svizzera sono legate in materia di politica energetica. Una delle ragioni che portarono alla costruzione della linea ferroviaria storica del San Gottardo, aperta al traffico nel 1882, fu quella di garantire all’Italia l’approvvigionamento del carbone proveniente dal bacino della Ruhr, anche per via terrestre. Poi, nel corso dei primi decenni del 20° secolo, Svizzera e Italia riuscirono ad allentare questa dipendenza energetica attraverso lo sfruttamento dei corsi d’acqua delle Alpi: il carbone bianco. Il modello di sviluppo basato su elettricità e motorizzazione permise alle nostre industrie di competere con quelle di altri paesi.

Ancora oggi i legami energetici tra Svizzera e Italia rimangono saldi, quasi da essere ritenuti scontati e perciò incorrenti il rischio di non ricevere tutta l’attenzione corrispondente alla loro importanza strategica. Basti ricordare che il 40% delle importazioni italiane d’energia elettrica proviene dalla Svizzera e che anche il 15% del gas importato in Italia transita per le Alpi svizzere. Inoltre, da una decina d’anni, cioè dall’apertura del mercato, le grandi aziende svizzere sono presenti in Italia:

-nella produzione elettrica, con investimenti miliardari, anche nelle Regioni meridionali;

-nel trasporto internazionale di elettricità e gas;

-nel trading, offrendo servizi innovativi e di qualità;

-nella ricerca, anche attraverso la cooperazione tra istituti scientifici.

Tante storie di successo che non si fermano, neanche dinanzi a difficoltà, ostacoli e complicazioni, a volte difficilmente comprensibili. All’origine di questi impegni vi sono chiare volontà strategiche. Vi è pure la coscienza radicata di condividere un territorio ospitante i maggiori bacini idroelettrici alpini e importanti infrastrutture di trasmissione europee, situate lungo la frontiera di 734 chilometri congiungente i Cantoni del Vallese, del Ticino e dei Grigioni e le Regioni della Valle d’Aosta, del Piemonte, della Lombardia e dell’Alto Adige/Südtirol.

[Politica energetica dopo Fukushima]

Dopo l’incidente drammatico alla centrale nucleare di Fukushima, alcuni paesi europei hanno riconsiderato l’approvvigionamento elettrico, rinunciando all’energia nucleare. In Germania, dove la questione nucleare era già scottante, si prepara una chiusura anticipata di tutte le centrali nucleari. In Svizzera – per molti versi un paese pragmatico – le centrali saranno chiuse alla fine del loro ciclo di vita, entro il 2035, e non se ne costruiranno altre. In Italia, il popolo ha riconfermato ampiamente la decisione rinunciare al nucleare.

In Svizzera questa scelta ha imposto un orientamento nuovo alla strategia energetica nazionale. Decisa dal Consiglio federale alla fine del 2011, la strategia comprendente quattro linee di forza:

-un pacchetto di misure incentrato sull’efficienza energetica

-lo sviluppo di tutte le energie rinnovabili

-il rafforzamento delle reti

-la ricerca 

Nell’aprile del 2012, il Consiglio federale ha poi definito gli obiettivi quantitativi e gettato le basi per un pacchetto di misure concrete, che dopo attenta analisi dei costi e dei benefici e previa consultazione degli ambienti interessati, sarà presentato al Parlamento, all’inizio del 2013. Il Consiglio federale Svizzero mira a:

-stabilizzare il consumo energetico complessivo nei prossimi dieci anni e di ridurlo del 17% entro il 2035 (pari a 70 terawattora);

-sostituire la graduale diminuzione della produzione di energia nucleare con energia prodotta da fonti rinnovabili;

-rispettare gli obiettivi climatici stabiliti.

[Energie rinnovabili e efficienza energetica]

Va da sé che l’incremento delle energie rinnovabili non si riferisce solamente alle “nuove rinnovabili” – eolica, fotovoltaica e biomassa -, ma anche alla rinnovabile classica, l’idroelettrica, che avrà pure un ruolo centrale quale energia di regolazione e di stabilizzazione del sistema attraverso i pompaggi.

Ma produrre energia in modo nuovo non basta ed eccoci dunque di fronte alle sfide dell’efficienza energetica: scelte più incisive dovranno essere portate in avanti sul come impiegare l’energia e come ridurre gli sprechi, o per esprimersi con un linguaggio economico sul come estrarre più valore da ogni unità d’energia.

Alcuni fattori potranno aiutarci: I prezzi dell’energia sono destinati a crescere e le nuove tecnologie informatiche, come i contatori intelligenti, potranno consentirci di gestire meglio l’utilizzo dell’energia e la scelta degli apparecchi elettrici.

 Ma lo sforzo maggiore che la Svizzera intende mettere in campo è la riduzione del consumo energetico degli edifici abitativi e produttivi, oggi corrispondente al 46% del consumo globale di energia. Per riscaldare o raffreddare le case e le aziende dovremo utilizzare meno energia. 

Infine, l’efficienza energetica è intimamente legata alla ricerca e alle applicazioni. Anche in questo ambito il Consiglio federale Svizzero ha indicato, proprio una decina di giorni fa, che intende stanziare crediti supplementari pari a 165 milioni di euro per il periodo 2013-2016, che consentiranno la creazione di 7 centri di competenza, 30 nuovi gruppi di ricerca e il potenziamento di 40 cattedre universitarie volte alla ricerca scientifica e all’innovazione in campo energetico. 

[Mottainài]

Tuttavia, anche con questo mutamento di rotta, lungo la quale si spronano la produzione di energia da fonti rinnovabili e, al contempo, l’efficienza energetica, si possono intravvedere alcune incongruenze.

Mi spiego. Se decidessi di affidare la mia alimentazione a solo cuoco, mi parrebbe sbagliato che egli guadagnasse di più per ogni caloria aggiuntiva che ingerisco, poiché, allora mi rimpinzerebbe e basta. Giusto sarebbe legare il suo guadagno al mio benessere, alla qualità dei prodotti, alla varietà del gusto e al buon servizio.

In questo senso questa svolta energetica costituisce un’occasione per ripensare il nostro approccio nei confronti dell’energia, rivedere alcuni parametri fondamentali, lasciandosi ispirare da altre esperienze.

Dopo la crisi petrolifera del 1973, il governo giapponese reagì concentrando grandi capacità ingegneristiche e tecniche nello sviluppo tecnologico a favore di una migliore utilizzazione delle risorse energetiche. L’allora ministra dell’ambiente poi ministra degli esteri Yoriko Kawaguchi s’avvalse di un concetto millenario – mottainài, una parola che serve a esprimere il disagio di fronte allo spreco e al disprezzo per le cose. Mottainài fu inserito nell’Energy Conservation Act del 1979 e diventò il Leitmotiv della nuova politica basata sull’efficienza energetica.

Anche noi di fronte agli sprechi e alle innumerevoli inefficienze dovremo abituarci anche in campo energetico, come i giapponesi, a esclamare “Mottainài! – Che peccato!”

[Politica energetica bilaterale oggi]

Sostenere questa iniziativa è per me un piacere, ma anche un dovere, poiché sono convinto che la discussione sull’efficienza energetica va trasformata velocemente: da materia specialistica, trattata quasi esclusivamente da esperti del settore, in un tema di riferimento accessibile all’insieme della società. Sarà una trasformazione di lungo raggio e di portata europea.

L’Italia e la Svizzera sono sempre cronicamente sprovviste di fonti energetiche fossili. Nel campo dell’efficienza energetica, vale la pena di fare di necessità virtù ed estrarre, con intraprendenza e ingegno, da ogni unità di energia il massimo valore possibile.

Spero che l’Italia e la Svizzera sappiano affrontare queste sfide da protagoniste, da precorritrici e che le aziende, gli istituti e le organizzazioni dei due paesi possano percorrere parte di questo cammino insieme.

Sfatando un po’ il mito “della politica sempre a rimorchio della società”, vi anticipo che l’Italia e la Svizzera hanno già iscritto l’efficienza energetica nel Memorandum d’intesa sulla cooperazione bilaterale in materia energetica, finalizzato dal Ministro Corrado Passera e della Consigliera federale Doris Leuhard, nel marzo scorso, qui a Roma. In questo caso i governi sono al passo con i tempi, anzi indicano la strada.

Auspico, dunque, che queste nostre discussioni possano essere un momento di scambio e d’arricchimento personale e collettivo, durante il quale le energie rinnovabili delle nostre menti operino in comune e in maniera efficiente. (…)

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