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Mattarella: ‘Repubblica siamo tutti noi, leggiamo presente con occhi domani’/Adnkronos

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Roma, 31 dic. (Adnkronos) – “Il destino dell’Italia dipende anche da ciascuno di noi, nutro fiducia, l’Italia crescerà”, aveva detto al termine del 2021. Ora, alla fine di un 2022 complesso e impegnativo come gli anni che lo hanno preceduto, durante il quale “in modo per me inatteso” è arrivata un’elezione che “mi impegna per un secondo mandato” , il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rafforza questa sua convinzione: “ci sono ragioni concrete che nutrono la nostra speranza ma è necessario uno sguardo d’orizzonte, una visione del futuro”, occorre “imparare a leggere il presente con gli occhi di domani”. E “la ragione per cui abbiamo fiducia”, dice all’alba del 2023, nasce dalla consapevolezza che “la Repubblica vive della partecipazione di tutti. È questo il senso della libertà garantita dalla nostra democrazia”.

Parole che il Capo dello Stato rivolge certo al mondo della politica: “nell’arco di pochi anni -ricorda- si sono alternate al Governo pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento, in diverse coalizioni parlamentari. La nostra democrazia si è dimostrata dunque, ancora una volta, una democrazia matura, compiuta, anche per questa esperienza, da tutti acquisita, di rappresentare e governare un grande Paese. È questa consapevolezza, nel rispetto della dialettica tra maggioranza e opposizione, che induce a una comune visione del nostro sistema democratico, al rispetto di regole che non possono essere disattese, del ruolo di ciascuno nella vita politica della Repubblica”.

Una Repubblica, insiste però Mattarella, riferendosi a quel senso di comunità e di coesione più volte evocato, che “siamo tutti noi. Insieme. Lo Stato nelle sue articolazioni, le Regioni, i Comuni, le Province. Le istituzioni, il Governo, il Parlamento. Le donne e gli uomini che lavorano nella pubblica amministrazione. I corpi intermedi, le associazioni. La vitalità del terzo settore, la generosità del volontariato”.

“La Repubblica –la nostra Patria– è costituita dalle donne e dagli uomini che si impegnano per le loro famiglie. La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune. La Repubblica è nel sacrificio di chi, indossando una divisa, rischia per garantire la sicurezza di tutti. In Italia come in tante missioni internazionali”.

“La Repubblica -afferma ancora il Capo dello Stato- è nella fatica di chi lavora e nell’ansia di chi cerca il lavoro. Nell’impegno di chi studia. Nello spirito di solidarietà di chi si cura del prossimo. Nell’iniziativa di chi fa impresa e crea occupazione. È grazie a tutto questo che l’Italia ha resistito e ha ottenuto risultati che inducono alla fiducia”.

Mattarella mette in risalto così “la nostra capacità di reagire alla crisi generata dalla pandemia”, puntualizzando tuttavia che “purtroppo” il Covid non è “ancora sconfitto definitivamente”. Non si possono perciò dimenticare gli insegnamenti tratti da quell’esperienza, a partire dalla necessità di operare perchè “quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi”.

Nè vanno dimenticate le difficoltà con le quali occorre fare ancora i conti: “l’inflazione, i costi dell’energia, le difficoltà di tante famiglie e imprese, l’aumento della povertà e del bisogno”. E poi “la carenza di lavoro” che “sottrae diritti e dignità: ancora troppo alto è il prezzo che paghiamo alla disoccupazione e alla precarietà. Allarma soprattutto la condizione di tanti ragazzi in difficoltà. La povertà minorile, dall’inizio della crisi globale del 2008 a oggi, è quadruplicata”.

E allora occorre ricordare che “la Costituzione prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione. Senza distinzioni”. Quella Carta che quest’anno compie 75 anni e che “resta la nostra bussola, il suo rispetto il nostro primario dovere; anche il mio”.

“Rimuovere gli ostacoli -ripete il Presidente della Repubblica- è un impegno da condividere, che richiede unità di intenti, coesione, forza morale. È grazie a tutto questo che l’Italia ha resistito e ha ottenuto risultati che inducono alla fiducia”. Parole che non vogliono esprimere un ottimismo di maniera, ma che nascono constatando, ad esempio, l’”importante crescita economica che si è avuta nel 2021 e nel 2022″.

“Dunque ci sono ragioni concrete che nutrono la nostra speranza ma è necessario uno sguardo d’orizzonte, una visione del futuro. Dobbiamo stare dentro il nostro tempo, non in quello passato, con intelligenza e passione. Per farlo dobbiamo cambiare lo sguardo con cui interpretiamo la realtà. Dobbiamo imparare a leggere il presente con gli occhi di domani”.

In questo modo sarà possibile rispondere alle “sfide globali, sempre. Perché è la modernità, con il suo continuo cambiamento, a essere globale”. Si tratta di “mettere al sicuro il pianeta”, affrontando “anzitutto con concretezza la questione della transizione energetica”. Occorre promuovere “una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini”. È necessario un “grande investimento sulla scuola, l’università, la ricerca scientifica”.

“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza -non si stanca di riaffermare il Capo dello Stato- spinge l’Italia verso questi traguardi. Non possiamo permetterci di perdere questa occasione. Lo dobbiamo ai nostri giovani e al loro futuro”. Un compito che naturalmente deve impegnare “il nuovo Governo, guidato, per la prima volta, da una donna. Una novità di grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura nel nostro Paese, oggi divenuta realtà”.

La fine del 2022 non può naturalmente far dimenticare che “è stato l’anno della folle guerra scatenata dalla Federazione russa. La risposta dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente è stata un pieno sostegno al Paese aggredito e al popolo ucraino, il quale con coraggio sta difendendo la propria libertà e i propri diritti”. Guai “se l’aggressione avesse successo, altre la seguirebbero, con altre guerre, dai confini imprevedibili”.

Ma se quello trascorso “è stato l’anno della guerra, dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità, del silenzio delle armi, del fermarsi di questa disumana scia di sangue, di morti, di sofferenze”. Dobbiamo essere ‘artigiani di pace’, scrive Mattarella nel messaggio inviato in occasione della Giornata della Pace a Papa Francesco, a cui nel discorso di fine anno rivolge “con grande affetto un saluto riconoscente, esprimendogli il sentito cordoglio dell’Italia per la morte del Papa emerito Benedetto XVI”.

Anche per questo, ribadisce il Presidente della Repubblica prima di rivolgere gli auguri agli italiani, occorre guardare “al domani con uno sguardo nuovo. Guardiamo al domani con gli occhi dei giovani. Guardiamo i loro volti, raccogliamo le loro speranze. Facciamole nostre. Facciamo sì che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sfuggendo la pretesa di scegliere per loro, di condizionarne il percorso”. Quei giovani che Mattarella invita a riflettere sulla “tragedia dei tanti morti sulle strade. Troppi ragazzi perdono la vita di notte per incidenti d’auto, a causa della velocità, della leggerezza, del consumo di alcol o di stupefacenti. Quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri. Non distruggetela per un momento di imprudenza”.

(di Sergio Amici)

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