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Infertilità maschile: la cura arriva dalla microchirurgia

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La microchirurgia riaccende le speranze degli uomini che soffrono di infertilità e desiderano un figlio

 

Gli uomini che soffrono di infertilità possono ancora sperare di diventare padri, grazie alla microchirurgia. In almeno due coppie su tre con problemi di infertilità, si stima che  l’uomo possa essere responsabile o corresponsabile dei fallimenti. I casi più complicati sono le azoospermie, cioè quelli con documentata e costante assenza di  spermatozoi nel liquido seminale.

Le azoospermie ‘Interessano circa il 10% dei maschi infertili, e sono dovute a cause ostruttive o, più spesso, non  ostruttive”, precisa Giovanni Maria Colpi, uro-andrologo del Centro di medicina della riproduzione ProCrea di Lugano, ‘se nelle prime si possono talvolta ricanalizzare i dotti ostruiti recuperando una fertilità spontanea, nelle seconde il problema è molto più complesso per via del grave danno testicolare: in questi casi una eventuale paternità dipende unicamente dalla  possibilità di recuperare alcuni spermatozoi dal tessuto testicolare da usare poi per fecondazione in vitro’.

Negli sono stati fatti numerosi passi in avanti per recuperare le situazioni di infertilità maschile: si è passati dall’agoaspirato testicolare, che consentiva un recupero positivo solo in circa il 20% dei casi, alla Tese (una sorta di biopsia del testicolo) che recupera in media nel 48% dei casi, alla MicroTese, accreditata nella letteratura scientifica per un recupero positivo medio nel 64% dei casi.

La MicroTese, applicazione della microchirurgia, presenta esiti positivi nella maggioranza dei casi e riaccende quindi le speranza.  ProCrea, inoltre,  consente di procedere spesso a MicroTese ‘a fresco’, cioè contemporanea al prelievo degli oociti nella partner: in tal modo possono avere speranza di paternità anche quei pazienti azoospermici in cui il numero degli spermatozoi recuperati risulta così modesto che la loro crioconservazione, per la parziale perdita della vitalità cellulare insita nella metodica, non consentirebbe poi di procedere compiutamente alla fecondazione in vitro.

‘L’intervento risulta del tutto indolore, viene effettuato in day hospital, e richiede un secondo giorno di riposo al domicilio con ripresa immediatamente successiva dell’attività lavorativa. Gli esiti chirurgici sono assolutamente ottimali, virtualmente privi di complicanze, con una cicatrice pressoché invisibile; a distanza di qualche mese, anche con un’ecografia è spesso impossibile identificare la zona operata’, conclude Colpi.

gc

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