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Allergie: pollini impazziti, colpa di clima e smog

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In questa primavera, gli italiani devono fare i conti con una concentrazione di polline superiore alla media. Colpa del clima e dello smog

 

Allergie impazzite negli ultimi anni. È colpa del clima e dello smog, che portano a far variare la presenza, al rialzo, di polline nell’aria. A dirlo sono i  dati dell’Associazione Italiana di Aerobiologia, secondo cui questa, per i pollini, è un’annata di boom con valori molto sopra la media.

A dire il vero, però, ‘In Italia è molto difficile sintetizzare quando si parla di pollini, nel nostro paese ci sono aree profondamente diverse dal punto di vista del clima e della vegetazione. Qualche tendenza generale però si può vedere, e la principale è che le stagioni polliniche sono ‘impazzite’ da alcuni anni a questa parte. Uno dei principali responsabili è il clima, con inverni più caldi della media e forte piovosità che tendono a favorire la formazione dei pollini. Anche l’inquinamento ha effetti quali/quantitativi. Inoltre, alcuni studi mettono in evidenza che la CO2 favorisce l’aumento dei pollini prodotti, con maggiore capacità da parte di essi di liberare allergeni’, spiega Roberto Albertini, presidente dell’associazione e allergologo del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Parma.

 

Certo è che l’anno che stiamo vivendo è uno dei peggiori per quello che concerne starnuti, lacrime e tosse primaverili. A sottolinearlo è anche Albertini, biologo presso la struttura di Clinica ed Immunologia Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma: ‘Al nord si è passati da 800 pollini totali per metro cubo di media dei giorni di picco a quasi 1200, mentre al sud da 450 a 600. In particolare, i pollini di cupressacee hanno avuto una forte crescita, soprattutto al nord, mentre le platanacee, che al nord sono risultate in calo e con un ritardo del picco pollinico, al centro e al sud hanno visto un aumento dei pollini e un anticipo della stagione. Per il nord, annata eccezionale anche per i pollini di Frassino (oleacee) con un aumento del picco oltre la media di quasi 6 volte. In questo periodo l’attenzione è puntata sulle graminacee, soprattutto al nord, e sulle urticacee che di solito hanno le concentrazioni maggiori in maggio’, precisa Albertini.

Non solo: l’Italia oltre a clima e smog, fa i conti anche  con nuovi pollini. ‘Un esempio di polline ‘alieno’ è quello di ambrosia, pianta che si è diffusa negli ultimi decenni in Lombardia fino a diventare, in alcune zone, la prima/seconda causa di allergie – spiega Albertini -, ma che si sta diffondendo in tutto il nord e non solo. Oltre a questa abbiamo sempre maggiori segnalazioni di allergie alla betulla, che è tipica del nord Europa, e all’olivo, piante sempre più diffuse anche come piante ornamentali, i cui pollini possono scatenare reazioni allergiche’.

gc

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